Ciliegie 2023: Speculazione o una tendenza che si fa regola

Facciamo il punto su cosa sta accadendo nel comparto dell’ortofrutta con Giuseppe Porro, consulente della Grande Distribuzione Organizzata: “Nessuno parli di speculazione nella filiera cerasicola”

Lo so, andrò controcorrente per alcuni. Per altri, invece, rappresenterò una verità ovvia: nella filiera cerasicola non c’è nessuna speculazione in atto.

Torno sull’argomento “caldo” degli ultimi giorni perché ho ascoltato con interesse una trasmissione radio nella quale i conduttori stimolavano il dibattito invitando i radioascoltatori a rendere pubblici i costi presso la GDO di prodotti ortofrutticoli. E chiaramente quando da Genova una signora parlava di ciliegie a 16€ al kg, dall’altra parte d’Italia, una signora siciliana asi beava di averla a 2,99, suscitando lo sgomento e l’effetto “wow” tanto caro ai marketer, ma al rovescio!

Da lì a sostenere che nella filiera si specula il passo è breve. Ma perché? Perché forse nessuno rende di dominio pubblico alcuni dettagli, anche tecnici se vogliamo. Noi ci proviamo.

Allora, il primo dato da evidenziare è la cosiddetta legge di mercato per la quale l’abbondanza di un prodotto ne abbassa il prezzo, la penuria porta ad un rialzo.

In questa stagione, nonostante una perdita netta delle primizie, i produttori hanno comunque venduto ad una quotazione alta con i “duroni” che ha compensato il mancato guadagno delle ciliegie a polpa morbida. Dunque il primo anello della filiera per il meccanismo semplice semplice del mercato ha portato a casa un buon ristoro economico.

E fin qui tutto normale. Il secondo aspetto da attenzionare è la peculiarità del prodotto: anche le ciliegie integre e “belle alla vista” per i consumatori presentano un grado di deperibilità molto alto a causa della troppa acqua assorbita. Con una shelf life ridotta l’anello commerciale della filiera sa già che una parte degli stock acquistati andranno al macero se non venduti nei primi giorni e calcola, quindi il prezzo anche in virtù delle perdite che subirà.

Per la serie (semplificando all’osso il ragionamento): compro 10 kg ad un prezzo più alto con la consapevolezza che 4 kg li perderò nei primi giorni. Con i restanti 6 kg dovrò pareggiare i costi ed inglobare il valore della mia redditività. Ecco perché il prezzo schizza alle stelle.

Il terzo punto, molto importante, riguarda i consumatori. Con il cambiamento climatico stanno cambiando le dinamiche produttive. Per la prima volta ci troviamo a vivere eventi calamitosi che portano talvolta ad una perdita netta nel raccolto di alcuni prodotti ortofrutticoli.

Il consumatore per la prima volta si troverà a compiere una scelta inedita: abituato a comprare una determinata frutta o verdura di stagione deve abituarsi all’idea che o la paga a peso d’oro (se la filiera ha subito danni importanti) oppure scelgo altro che prima non ero abituato a comprare.
E qui si innesca l’effetto perverso, anch’esso intrinseco alle logiche di mercato.

Sapendo che molti consumatori di ciliegie quest’anno non avrebbero scelto la ciliegia, gli attori delle altre filiere, come quella melicola o altri, hanno iniziato ad alzare i prezzi, consapevoli di una trasmigrazione dei consumi e quindi degli acquisti. Ma anche questa dinamica non si può chiamare speculazione. Succede in tutti i segmenti e in tutte le classi merceologiche. Solo che fa effetto oggi pensare la ciliegia ad una Luis Vuitton: nessuno ti dice di comprarla per forza, ma se la desideri a tutti i costi la devi pagare.

Il consumo di ortofrutta diventerà sempre più una esperienza! C’è del buono o è tutto negativo? Ai posteri l’ardua sentenza.

A cura di Giuseppe Porro, consulente della Grande Distribuzione Organizzata

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