Simposio mondiale Uva da Tavola, Annamaria Fanelli: “Branding strategico per lo sviluppo della filiera”

Quali sono le novità e i trend di produzione e commercializzazione emersi durante il simposio mondiale dell’Uva da Tavola che si è svolto in Sud Africa?

Durante il simposio è emersa con forza una visione dei processi di produzione e commercializzazione legata ad una crescente attenzione a ciò che cerca il consumatore.
Illuminanti approfondimenti condivisi da David Hughes, professore emerito di Food Marketing presso l’Imperial College di Londra, sulla modesta crescita dei prezzi dell’uva nell’ultimo decennio hanno sottolineato il ruolo fondamentale del branding nel far progredire la filiera dell’uva da tavola.
E’ il consumatore che fa il mercato e che orienta le strategie in campo, a partire dalle varietà da impiantare. Il must che echeggiava era: “evita la trappola delle commodities”..come? Creando un brand ancorato ad una narrazione che possa rappresentare una identità di prodotto chiara, riconoscibile e fidelizzabile. Ciò chiaramente impatta sulle strategie andando a prediligere varietà protette dalla proprietà intellettuale con punti di differenza rilevanti per il consumatore; esplorando nuove rotte verso il cliente finale, creando storie avvincenti sull’uva ed espandendo le opzioni dei consumatori nelle occasioni in cui si mangia.

Quanto la filiera italiana è allineata rispetto allo scenario?


In Italia si produceva l’uva da tavola con semi, poi è iniziata quella che io chiamo l’agricoltura .0 ed è lì che è iniziato il cambiamento, perché si è piantata l’uva senza semi e si è imparato a conoscerla. Adesso siamo all’agricoltura 1.0 un’era in cui l’agricoltore deve cercare la varietà senza semi che abbia le migliori performance e crei una maggiore redditualità nel rispetto della sostenibilità economica ed ambientale. Ciò è emerso con forza non tanto dal simposio, quanto dalla giornata in campo. Ovviamente il sistema produttivo Sud Africano ha un approccio completamente diverso dal nostro: La manodopera a basso costo in questo paese permette alle aziende di produrre uva in maniera piuttosto standardizzabile con livello di qualità altissimo. Attualmente in Italia le aziende non riescono a far fronte alla mancanza di manodopera e questo inevitabilmente si ripercuote sulla qualità del nostro prodotto finale.

Da tecnico in base ai topics affrontati durante le giornate di lavoro spiegaci su cosa l’Italia da domani deve lavorare per recuperare competitività?


In materia di ricerca ed innovazione l’Italia può dire la sua perchè abbiamo un background importante e alti livelli di preparazione tecnica in campo. Certo delle linee di approfondimento riguardano il segmento del post-raccolta, un ambito nel quale abbiamo investito poco e sul quale dobbiamo lavorare per recuperare un gap che evidentemente c’è.

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