INTERVISTA – Gianni Porcelli “Bisogna valorizzare i marchi che ripercorrono la storia e la tipicità”

Tra pochi mesi si terrà in Emilia Romagna l’International Cherry Symposium. Rimini, con la cornice del Macfrut, diventerà la capitale mondiale per i produttori cerasicoli che parteciperanno ad una 2 giorni di alta formazione, affrontando i temi chiave della filiera (mercato globale, sostenibilità, innovazione varietale, ecc.). Da queste premesse, nasce una riflessione: come dare valore alle nostre produzioni? Come promuovere un brand territorialmente connotato che possa al contempo promuovere una regione e le sue tipicità? Come redistribuire il valore all’interno della filiera cerasicola, sfruttando le opportunità che le politiche di marketing e commerciali offrono nel mercato globale? Ne parliamo con Gianni Porcelli.

  • Gianni, quale è lo stato di salute della filiera cerasicola pugliese? Quali le criticità ataviche e quelle contingenti?

La filiera per ciò che riguarda l’anello della produzione è vecchia. Molti impianti sono vetusti, per molti aspetti non adeguati a fronteggiare le dinamiche attuali, con varietà sorpassate e poco moderni. Le criticità sono contingenti, perché non c’è stato un rilancio dl comparto. Per ciò che inerisce le azioni di pianificazione strategica e del marketing c’è il vuoto assoluto.

  • Quali sono i macro-trend che governano la filiera e quali le dinamiche più locali?

La filiera, se ce la vogliamo dire tutta, è dominata dall’ultimo segmento, la Gdo, ma non scopriamo l’acqua calda, perché questa asserzione vale per tutta l’ortofrutta. 

  • Come è segmentato il mercato tra le diverse varietà straniere ed italiane?

Nel momento in cui c’è la produzione italiana il mercato interno è interamente coperto dalle nostre varietà. Ma parliamo di 3 mesi dell’anno.

Nel mondo della ciliegia, nel mondo in generale, si è fatta parecchia ricerca.

La Ferrovia rimane ancora molto attuale, ma ci sono altre varietà straniere e italiane di nuova costituzione di tutto rispetto. Qui non si fa ricerca nel comparto cerasicolo, il punto di riferimento più vicino sta a Bologna,


  • Come viene percepito il prodotto pugliese? Quali sono le caratteristiche che vengono percepite dal consumatore? Quale è il grado di conoscenza e riconoscibilità?

Lo scorso anno, abbiamo fatto una ricognizione (con metodiche di tipo comparativo) dei prezzi di vendita, nei punti della Gdo nel Nord Italia. Abbiamo rilevato che, nello stesso periodo, il prodotto pugliese vale x, la Vignola 1,5 euro a parità di caratteristiche (calibro, ecc.). A proposito del grado conoscenza dico solo che gli operatori romagnoli hanno un Consorzio che dal 1965 fa tutela e promozione, e certamente ne trae i benefici cosi visibili sul mercato. Noi siamo ancora fermi al via in questo percorso.

  • Quali sono i passi da compiere per dare valore alle nostre varietà? Sia nel breve che nel medio periodo?

Bisogna rifare gli impianti, rendendoli più moderni e coprendoli, al fine di avere la certezza produzione, per la Gdo e non solo. Questo nel breve periodo. Nel medio periodo bisognerebbe copiare quello che hanno fatto a Vignola, una politica seria di tutela e certificazione.

Il valore aggiunto alle nostre produzioni può nascere solo da una politica che lega produzione e territorio in un brand unico che valorizza la storia dei nostri territori, cosa non riproducibile da altri nostri competitor.

  • Quali le opportunità di questo momento contingente, col PNRR e con tutte le misure previste dai policy maker in questo periodo storico?

Si sta cercando di lavorare a fare qualcosa per la filiera cerasicola con PNRR.  A breve potremo dare aggiornamenti.

  • Come si può applicare una più equa distribuzione del valore (economico) tra gli attori della filiera, a supporto della fase produttiva?

Facendo accordi seri con la Gdo, che nel contempo deve essere almeno disponibile a rendere più trasparente la ripartizione del valore nella filiera.

Bisogna valorizzare i marchi che ripercorrono la storia e la tipicità e questa è la nostra pecca su cui bisogna intervenire stravolgendo organizzazione

Parlavo di trasparenza nella distribuzione: la commercializzazione è in mano al 60% alla Gdo, se rende trasparente la distribuzione del valore nella filiera, allora i produttori ne hanno maggior ritorno. Se la Gdo continua a farla da padrone e a non dare il giusto valore a tutti i componenti della filiera, rimarremo in questo stato comatoso.

  • Come possono supportare questo percorso di crescita i territori e le comunità locali? Quale è il ruolo dei soggetti aggregatori (OP, OI, ecc.) e delle agenzie di sviluppo?

Un errore da non fare che è quello che ognuno se ne vada per la propria strada. Bisogna sedersi, parlarsi e lavorare ad un progetto unico per la filiera. Altrimenti difficilmente andremo avanti.

  • Ultima battuta, forse una provocazione: possiamo aspirare ad ospitare un Forum Internazionale dedicato alla Ciliegia con un Focus sulle varietà Pugliesi? Cosa ci manca?

In Puglia siamo i maggiori produttori di ciliegie, solo che i forum si fanno in Emilia e questo dice tutto. Non aggiungo altro.

A Cura della Redazione di Foglie TV
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