Una analisi sui problemi del comparto cerasicolo

Mentre Pasquale è un produttore di ciliegie, Peppino è anche un commerciante. Entrambi ci hanno dato il loro parere su tematiche attuali e ci hanno offerto la possibilità di vedere il prodotto attraverso un punto di vista interno alla filiera.

 

Paquale Diliddo - Produttore Cerasicolo
Paquale Diliddo – Produttore Cerasicolo

Pasquale Diliddo ha parlato delle proteste che vengono portate avanti ormai da anni richiedendo una tutela del settore, descrivendo la risposta degli attori che, in prima linea, si trovano a lottare con questa crisi.

Da anni i produttori chiedono giustizia per il proprio settore e lo scorso anno ci sono state forti proteste: cosa hanno prodotto? Qual è lo stato attuale della filiera cerasicola pugliese?

Noi non vogliamo essere aiutati economicamente con sovvenzioni di fluidità a pioggia: noi vogliamo essere salvaguardati dalla politica e dalle grandi catene di distribuzione. Anche durante la pandemia, abbiamo lavorato ogni giorno per mandare avanti le nostre aziende e per portare sui mercati un prodotto in linea con la altissima qualità che offriamo sempre. Purtroppo, però, le grandi catene tendono a rifornirsi da altri Paesi comunitari come Spagna e Grecia. Sembra che il nostro settore abbia tutto lo Stato contro. 

Le lotte che portiamo avanti sono condotte perché vorremmo che lo Stato ci salvaguardasse: lo Stato fa i controlli, ma alla fine sono sempre indirizzati alle aziende italiane e non rivolte verso l’import. Io sono un produttore di ciliegie e mentre a me fanno la taratura per valutare la presenza di qualche prodotto fitosanitario che io non uso, le ciliegie dalla Spagna o dalla Turchia non vengono controllate. Le loro ciliegie hanno colori brillanti ed hanno dimensioni sovrannaturali ma non viene comunicato che, per ottenere prodotti così visivamente impattanti, dietro si cela l’uso di ormoni regolatori della crescita. Questo permette di portare un prodotto con un minor costo, in quantitativi elevati, con una qualità ed un gusto che non sono pari alla produzione italiana ma parliamo di un prodotto che ha un’immagine molto attraente ed un prezzo competitivo. Servirebbero dei paletti, dei disciplinari per tutelarci ed è necessario che anche l’import stia a questi stessi disciplinari: sia a livello fitosanitario che anche a livello della manodopera. Serve mettersi alla pari del mondo esterno. 

Nonostante la ciliegia sia una eccellenza pugliese prima che italiana, si nota una competizione con prodotti esteri. Cosa distingue il prodotto pugliese? Quali sono le sue caratteristiche di punta? 

La ceresicoltura pugliese vanta una caratteristica ottima come il suo microclima temperato, con condizioni soleggiate che a maggio e giugno riescono a dare il giusto grado brix, conferendo quello zucchero che altre ciliege non hanno. Poi, nonostante i ricercatori di tutto il mondo lavorino per ingegnerizzare geneticamente nuove cultivar, noi pugliesi rimaniamo fedeli alle tradizioni con la nostra cultivar prediletta come la Ferrovia, ma anche con varietà antiche come la Bigarò, la Roma, e altre varietà autoctone che ci tengono legati alla tradizione. Questo fa sì che il sapore del nostro prodotto sia unico, riconoscibile ed inarrivabile per gusto. 

Tra Bisceglie e Conversano si produce la varietà Ferrovia, e nonostante i tempi di maturazione diversi, il grado brix ed il gusto rimangono simili perché sono in territori simili. Una Ferrovia assaggiata in Emilia-Romagna non ha lo stesso grado brix, il quale cambia tantissimo a seconda del territorio per via del sole, e il gusto ne risente tantissimo. Quindi le caratteristiche della ciliegia pugliese sono il microclima che a monte le permette di raggiungere le sue famose caratteristiche di gusto e la fedeltà dei produttori alle varietà autoctone.

Riprendendo quanto detto prima: come hanno risposto i produttori a questo periodo di crisi? Quali progetti sono stati avviati e quali sono le prospettive future? Qual è l’umore nella filiera?

Devo ammettere che, proprio ora che eravamo pronti ad uscire da questo stato, veniamo colpiti duramente dalla guerra e dalla benzina agricola che nell’arco di un mese è passata da 90 centesimi a quasi 1,30 €. Chi mi garantisce che posso produrre senza perdere? Da qui a giugno si programma e si investe: però, con la guerra in atto e con la crisi economica europea, nessuno ci può garantire la sicurezza dei nostri investimenti. Arriveremo al momento della commercializzazione con tanti dubbi e nessuna certezza. Il morale è basso e molti miei colleghi stanno rinunciando a concimazione e potatura proprio perché stiamo entrano nel terzo anno di fila in una situazione socioeconomica che non dà garanzie e con uno Stato che non ci tutela. L’impatto umano è devastante e ci demoralizza molto questa situazione. 

Peppino Coladonato – Produttore e Commercianti Cerasicolo

Peppino Coladonato è un produttore ma soprattutto un commerciante cerasicolo, che ci ha parlato delle dinamiche che riguardano la promozione del prodotto. Ha rimarcato l’importanza di una politica aggregativa ed ha approfondito, riportandola a fattori più semplici, la forbice dei prezzi che affligge il settore.

Quale è l’attuale situazione del mercato, considerato il forte squilibrio tra produttori e Gdo? Qual è il meccanismo che causa questo squilibrio tra ingrosso e dettaglio? Quali soluzioni proporrebbe? 

Per quanto riguarda la forbice di prezzo è una situazione innegabile, ma non dobbiamo dimenticarci di quanti costi serve aggiungere affinché la ciliegia arrivi dal produttore al consumatore. I costi sono soprattutto quelli della logistica, che ogni giorno crescono a causa degli aumenti sui carburanti: è all’ordine del giorno ricevere listini aggiornati da parte di corrieri e trasportatori. In più va considerato il confezionamento, che è un costo importante che si somma al tutto. Quindi è bene notare questa forbice di prezzo tra produttori e Gdo, ma è giusto riconoscere quali siano i veri problemi senza demonizzare nulla e nessuno.

In linea teorica servirebbe un prodotto sfuso con meno confezionamento e magari fruito più localmente. Poi c’è da precisare che il confezionamento, più coprente e per quantità minori, è in parte dovuto alla situazione di pandemia globale. Negli ultimi 2-3 anni questa situazione ha portato alla scelta di attuare confezionamenti per quantità sempre minori, da 250g o 500g, e qui le spese aumentano al diminuire della portata delle confezioni. La soluzione sarebbe o adottare confezioni più grandi o vendere un prodotto sfuso. Dico che sono soluzioni teoriche perché, sempre considerando la situazione globale, l’ultima parola spetta a cliente.

Parlando del consumatore: c’è una conoscenza del prodotto? Quali sono le caratteristiche che identificano il prodotto pugliese agli occhi del consumatore? Come potrebbe migliorare la situazione?

Come Puglia noi produttori siamo un po’ svantaggiati: qui manca la capacità politica delle istituzioni di creare eventi come ad esempio il Simposio, perché non sono manifestazioni organizzabili dal singolo produttore o commerciante. Avere un evento come il Simposio a Bari sarebbe ottimo anche per far conoscere direttamente il territorio, anche perché sarebbe un giusto ritorno a casa: il 70% circa del prodotto viene da queste zone, quindi credo sarebbe giusto valorizzare l’areale di produzione ed in più sarebbe un’ottima pubblicità. 

Servirebbe identificare il prodotto e collegarlo direttamente al territorio organizzando eventi in loco. Così facendo dapprima i buyer e poi i consumatori potrebbero scoprire questa terra ed i suoi prodotti.

La ciliegia è definita l’oro rosso della Puglia: in virtù di questo possiamo aspirare ad ospitare un Forum Internazionale dedicato alla Ciliegia con un Focus sulle varietà Pugliesi? Cosa ci manca?

Alla Puglia, inteso come intero comparto agricolo, manca un collegamento istituzionale sul territorio. Faccio un esempio, il PSR. L’Emilia-Romagna prevede un capitolo dedicato al ciliegio, mentre la regione Puglia no. Può essere una cosa banale ma fa intendere l’attenzione posta nei confronti dell’agricoltura dalla politica in generale. Se c’è questa frattura tra politica e territorio è normale che i prodotti di questo non possano venire promossi a dovere. L’agricoltore o il commerciante da solo non può andare da nessuna parte.

Quale sarebbe l’impatto di una politica aggregativa e di una promozione del prodotto pugliese, a livello di mercato italiano e globale?

Sicuramente avrebbe un buon impatto per spalmare i diversi costi che si hanno: in questo periodo più l’azienda è piccola e più i costi sono elevati. Parlo di economie di scala. Se noi vogliamo che ogni azienda abbia i giusti standards per l’uso di fitofarmaci, per l’etica sociale, e altre certificazioni per valorizzare il prodotto, ciò inciderà sull’impatto economico che l’applicazione di un prodotto comporta: è logico che se un’azienda è di 5 ettari allora lo sopporta molto male, ma se è di 50 lo sopporta meglio, perché il costo della certificazione rimane lo stesso. 

Questa è una cosa che può avvenire serenamente sotto una politica di aggregazione di grandi aziende che contengano tutti i piccoli agricoltori. Questo farebbe da soluzione ad un problema che è quello della frammentazione, soprattutto nel sudest barese. Ci sono molti piccoli appezzamenti di 2-3 ettari e mancano appezzamenti grandi. L’organizzazione e l’aggregazione di questi piccoli produttori li può far diventare una grossa azienda.

Crede che l’aggregazione tra gli attori di filiera potrebbe ribaltare le posizioni di potere con il mercato? Uniti c’è possibilità di comandare il mercato anziché subirlo?

Sinceramente non credo si riuscirà a comandare attivamente il mercato, ma sicuramente si potrà avere una voce un po’ alla pari: mi basta sapere che saremo ascoltati perché, visto come siamo messi adesso, non veniamo nemmeno ascoltati.

A Cura della Redazione di Foglie TV

Autore: Raffaele Castiello
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