Uva da tavola

Focus Uva da tavola: produzione di elevata qualità e superiore alla media

La campagna 2021 delle uve da tavola italiane è caratterizzata da un’offerta di ottimo profilo qualitativo. In termini di quantità, la produzione risulta superiore alla media degli ultimi anni, in quanto l’andamento climatico è stato positivo e ha favorito l’aumento della resa per ettaro in tutti i principali areali produttivi nazionali. Le gelate di fine marzo e inizio aprile 2021 non hanno causato particolari danni alle produzioni, successivamente il clima asciutto e i venti di maestrale hanno favorito l’allegagione e contenuto le principali avversità.
Negli ultimi anni, l’offerta italiana si è arricchita di uve senza semi, infatti sta aumentando sia il numero di varietà apirene coltivate sia gli ettari in produzione.

L’Italia è il primo produttore europeo di uva da tavola, con oltre un milione di tonnellate prodotte nel 2020 e il 4 esportatore mondiale, alle spalle di Cina, Peru e Cile. Ogni anno circa il 45% della produzione prende la via dei mercati esteri, principalmente verso la Ue (Germania, Francia e Polonia in primis).  Attualmente, tuttavia,  la domanda si sta orientando maggiormente sulle varietà seedless, che costituiscono una quota ancora minoritaria, seppur in progressivo aumento negli ultimi anni, dell’offerta nazionale.
Questo fattore, sottolinea l’Ismea, rende in prospettiva il prodotto italiano vulnerabile alla concorrenza dei paesi produttori emergenti che si stanno presentando sui principali mercati di sbocco con uve di elevata qualità, ben presentate e offerte ad un prezzo competitivo.

Per quanto riguarda il mercato, alla fase all’origine, le prime battute della campagna 2021 sono state contraddistinte dal ritardo della maturazione dei grappoli e quindi, in questa fase, l’interesse della domanda ha premiato le produzioni precoci permettendo un rapido assorbimento dell’offerta a prezzi soddisfacenti, superiori sia a quelli del 2020 sia al prezzo medio delle campagne 2018-2019. Nelle settimane successive, l’aumento dei quantitativi offerti e l’elevata pressione competitiva sui principali mercati di sbocco europei da parte degli altri produttori mediterranei (Spagna, Grecia, Turchia ed Egitto) hanno determinato un rallentamento delle vendite e la progressiva flessione delle quotazioni all’origine.

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