Macfrut: crolla del 27% la produzione di frutta ma volano export e consumi
Il clima pazzo sconvolge la natura con l’addio in Italia a quasi un frutto su quattro per il crollo di oltre il 27% della produzione nazionale in un 2021 segnato in media da quasi sei eventi estremi al giorno tra siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo che hanno compromesso pesantemente i raccolti. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su “2021, l’anno nero della frutta Made in Italy” diffusa in occasione del Macfrut di Rimini il più grande salone dell’ortofrutta tricolore, con la presenza del presidente Ettore Prandini.
L’andamento climatico anomalo con l’inverno bollente, il gelo in primavera ed una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali hanno prima danneggiato le fioriture e poi i frutti con i raccolti Made in Italy che sono scesi al minimo da inizio secolo. Il risultato è un calo che riguarda tutti i prodotti, dalle mele (-12%) alle pere (-69%), dalle susine (-33%) ai kiwi (-29%), dalle albicocche (-37%) alle pesche (-48%) fino alle ciliegie (-20%) secondo l’analisi della Coldiretti rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
Una situazione drammatica per i produttori colpiti dalle calamità che in molti casi hanno perso un intero anno di lavoro, ma che riguarda anche i consumatori che hanno dovuto affrontare un carrello più costoso. Quella per frutta e verdura è diventata peraltro la prima voce di spesa delle famiglie italiane a tavola superando in valore tutti gli altri prodotti, dalla carne alla pasta, dal pesce ai formaggi, dal latte all’olio, per un totale di quasi 1300 euro all’anno con la svolta green spinta dall’emergenza Covid.
Ma vola anche l’export di ortofrutta fresca e trasformata Made in Italy che diventa la voce principale dell’export agroalimentare nazionale e fa segnare il record storico da inizio secolo con un balzo in valore di oltre il 6%. Un trend rovinato però da una bilancia commerciale negativa dove le importazioni superano le esportazioni di oltre il 17% con 1,9 miliardi di chili di frutta e verdura arrivati dall’estero nei primi cinque mesi dell’anno, grazie anche agli accordi commerciali agevolati stipulati dall’Unione Europea come il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli e zucchine o all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi.
Il settore ortofrutticolo nazionale garantisce all’Italia 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole su più di un milione di ettari coltivati in Italia e vanta ben 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp.
L’Italia della frutta primeggia in Europa con molte produzioni importanti: dalle mele alle pere, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne ma anche per molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi.
Per difendere questo patrimonio nazionale dagli effetti dei cambiamenti climatici e tutelare le imprese e le famiglie è strategico promuovere l’applicazione e la diffusione di misure di gestione del rischio.
“Sostenere l’adesione delle aziende agricole a questi strumenti è un’esigenza imprescindibile considerato che, ad oggi, meno del 20% della produzione lorda vendibile agricola nazionale risulta assicurata nonostante la maggiore frequenza ed intensità di eventi climatici estremi ai quali si aggiunge la volatilità dei prezzi che caratterizza il mercato globalizzato” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con la collaborazione fra Stato e Regioni è necessario promuovere strumenti di gestione del rischio moderni, riguardanti sia la difesa attiva che passiva delle colture e volti a tutelare le imprese e i loro redditi”.
Fonte: Il Punto Coldiretti