Buon primo maggio anche noi, a noi che lavoriamo la terra
Buon primo maggio anche noi, a noi che lavoriamo la terra per produrre quello che orgogliosamente tutti chiamano MADE in Italy.
A noi imprenditori, agricoltori, contoterzisti e braccianti.
Noi siamo quelli che ci sentiamo dire: “beato te che quando piove c’hai il giorno libero!”
Ma che ne sanno del fatto che “quando piove” la nostra giornata dure tre volte tanto di quando lavoriamo in campagna, persi nell’anticamera di commercialisti, CAA, uffici comunali, centri di riparazione, agronomi.
Noi siamo quelli che ci sentiamo dire: “beato te che lavori camminando nella natura!”
Ma che ne sanno dei mezzi che abbiamo dovuto imparare a guidare, ormai a un passo da una laurea in meccatronica più che altro.
Noi siamo quelli che ci sentiamo dire: “beato te che quando il raccolto va bene stai a posto per due anni!”
Ma che ne sanno dell’iniqua ripartizione degli utili nella filiera, degli investimenti a perdere, degli anni a rientrare dei capitali iniziali, delle coperture assicurative e dell’angoscia che non ti fa dormire la notte perché non ti ritrovi mai coi conti.
Noi siamo quelli che ci sentiamo dire: “beato te che hai comunque un capitale in terra, mal che va vada!”
Ma che ne sanno del fatto che se non fosse per il rispetto che provi per i tuoi avi che ti hanno lasciato un pezzetto di terreno, avresti già venduto da anni.
Noi siamo quelli che ci sentiamo dire: “beato te che puoi mangiare ciò che coltivi!”
Beh, sì è vero. E direi: almeno questo ci è rimasto!
Pe il resto sì: siamo beati, nel senso che un pezzo di paradiso ce lo stiamo guadagnando per ciò che stiamo facendo. Per tutte le volte che abbiamo proferito queste parole con chi gli occhi rivolti all’alto “ma chi ce lo fa fare!”. Ma siamo ancora lì, a tenere botta. A portare avanti il buon nome della nostra famiglia. Quello che trovate sulle cassette, sulle bottiglie o sui packaging più disparati.
Buon primo maggio ai lavoratori della terra. Buon primo maggio anche a noi!
Editoriale a cura di Donato Fanelli