Prezzi grano: si ferma il duro, cresce il tenero

ISMEA pubblica i due report Tendenze sul frumento duro e tenero, con gli ultimi aggiornamenti sulle dinamiche dei prezzi all’origine, sulla situazione dei raccolti in Italia e nel mondo e le prospettive future alla luce dello stop di Mosca all’intesa per l’esportazione di grano attraverso il Mar Nero dai porti ucraini.

Per il grano duro, si legge nel report, dopo la fiammata dei prezzi del biennio 2021-2022, nel 2023 il mercato si è ridimensionato sulla scia del medesimo andamento delle commodity agricole ed energetiche. I prezzi del frumento duro, cresciuti nello scorso anno soprattutto per il crollo della produzione del Canada, a partire dall’autunno 2022 si sono ridotti a causa della ripresa dei raccolti nordamericani e della maggiore disponibilità a livello globale.  Per il grano tenero, i prezzi hanno invertito la tendenza alla crescita a partire dai primi mesi del 2023, ma le crescenti tensioni legate al mancato rinnovo dell’accordo sul grano ucraino e le prime indicazioni sul peggioramento dei fondamentali stanno nuovamente innescando una corsa ai rialzi.

In Italia, intanto, i raccolti di frumento duro dovrebbero aumentare nel 2023 in ragione soprattutto della crescita delle superfici, incoraggiata dai prezzi elevati dello scorso autunno che hanno positivamente orientato gli investimenti, ma sussistono diffuse preoccupazioni sul profilo qualitativo della granella compromessa dalle piogge di maggio e giugno. Situazione analoga per il tenero, stimato in crescita dai dati provvisori diffusi recentemente dall’Istat (+11,6% le superfici e +10,6% i raccolti a 3 mln/t), ma su cui incombono le medesime preoccupazioni relative all’impatto delle piogge tardo primaverili.

Per entrambi i prodotti, le quotazioni di luglio, mese che segna l’avvio della nuova campagna produttiva, registrano variazioni positive, sulla scia delle stime al ribasso sui raccolti mondiali, e – segnatamente per il grano tenero – dell’attuale blocco sul Mar Nero, oltreché per il deludente risultato qualitativo atteso a livello nazionale.

Per il proseguo della campagna 2023/24 è verosimile supporre, per quanto concerne il frumento duro, il mantenimento degli attuali livelli di prezzo o, quantomeno, escludere evidenti flessioni. Si prospettano, infatti, elementi di criticità determinati dalla contrazione dell’offerta globale, soprattutto in alcuni paesi del Nord Africa che sono anche grandi consumatori, ma anche del Nord America dove il clima particolarmente secco sta destando molte preoccupazioni.

Per il grano tenero, di cui l’Italia è strutturalmente deficitaria (l’import compre il 60% del nostro fabbisogno) lo scarso livello qualitativo che si prefigura per i raccolti nazionali nel 2023 potrebbe determinare una spinta aggiuntiva all’import, esponendo maggiormente L’Italia alle possibili turbolenze sui mercati internazionali. Facendo unicamente riferimento alle dinamiche dei fondamentali attualmente prospettate, il calo dei raccolti mondiali, il lieve incremento della domanda e la flessione attesa delle scorte per il 2023/24, rappresentano di certo degli elementi di criticità, ma non sembrerebbero di entità tale da giustificare, da soli, variazioni significative dei prezzi.

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