Oleoturismo, il filo d’olio che può unire l’Italia

Anche il turismo dell’olio avrà una sua precisa definizione. Dopo la normativa tesa a valorizzare il boom dell’enoturismo, recepita in quasi tutte le regioni italiane, arrivano regole anche per chi creerà turismo attorno agli ulivi e ai suoi derivati. Con le sue 550 cultivar impiantate in Italia, l’universo dell’olio sta per guadagnare la scena, andando ad arricchire l’offerta enogastronomica nazionale. Dal dormire in dimore storiche collegate al mondo dell’elaiotecnica al farsi coccolare con trattamenti all’olio evo in una spa, viaggiare seguendo un filo d’olio lungo una nazione sarà un modo nuovo per scoprire l’Italia.

 

Mercoledì 29 giugno Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management, insieme con il senatore Dario Stèfano, Michele Sonnessa (presidente Città dell’Olio), Donato Taurino (Presidente Città dell’Olio), Sebastiano De Corato (Vicepresidente nazionale Movimento Turismo del Vino Italiana e responsabile del progetto olio), moderati da Stefano Carboni, hanno presentato i decreti attuativi sull’oleoturismo. Questo momento di incontro istituzionale mira a dare una precisa definizione di questa pratica, equiparandola all’enoturismo. Come possiamo definire dunque questo nuovo segmento travel e quali saranno i suoi tratti salienti?

È la stessa Garibaldi a spiegarlo: «In base a quanto riporta il decreto, possiamo definire oleoturismo un viaggio con pernottamento verso una destinazione caratterizzata da produzione olivicola per lo svolgimento di esperienze a tema come visite guidate agli oliveti di pertinenza dell’azienda, ai frantoi, oleoteche, a dimore storiche con produzione di olio; visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’olivo ed alla trasformazione in olio extra vergine di oliva, della storia e della pratica dell’attività olivicola ed elaiotecnica in genere (musei dedicati all’olio); iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo (es. raccolta delle olive); attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni olivicole aziendali, anche in abbinamento ad altri alimenti; iniziative di promozione e valorizzazione della civiltà e della cultura olivicola (es. eventi e festival); pernottamenti in strutture ricettive a tema olio; trattamenti di benessere a tema olio presso SPA di hotel tematici; esperienze culinarie in ristoranti con piatti in abbinamento agli oli locali (carta dell’olio); itinerari e percorsi a tema olio, sia «ufficiali» (Strade dell’Olio) che proposte da singole destinazioni, Tour Operator e Agenzie di Viaggio. Si tratta quindi di un segmento turistico ampio e variegato, caratterizzato da esperienze che permettano di far vivere il mondo dell’olio al 360 gradi, in connessione con la cultura (enogastronomica e non) del territorio».

 

Perché conoscere meglio è la base indispensabile per aumentare il percepito e – di conseguenza, sul lungo periodo – anche un indotto significativo dal punto di vista economico. «I dati in nostro possesso indicano un forte interesse da parte dei turisti italiani. Il 69 per cento desidera prendere parte a una esperienza olio: un mercato ampio, ma ancora da soddisfare con un’offerta più strutturata se consideriamo che solo il 37 per cento vi ha effettivamente partecipato. L’oleoturismo ha quindi un grande potenziale, soprattutto se consideriamo le sinergie possibili con l’enoturismo e il turismo enogastronomico».

 

Dopo esserci innamorati dell’enoturismo, ci appassioneremo all’oleoturismo? Cosa troveremo viaggiando lungo le strade e le terre dell’olio italiano? Un mondo che parla di Italia, conclude l’esperta: «L’olio, insieme al vino, è un elemento connotante il territorio italiano. Conoscere e assaggiare questo prodotto nelle sue numerose declinazioni significa entrare in contatto con la cultura di un territorio, farne esperienza diretta, ed è ciò che oggi il turista ricerca».

 

Fonte: www.linkiesta.it

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