Paghiamo la qualità delle olive, ma a noi non ci viene riconosciuta la qualità nell’olio. Il vero cortocircuito sta tutto qui. E’ inutile che ci giriamo intorno. La verità è che il mercato dell’olio non lo fa Guglielmi, non lo fa la FIOQ o l’AIFO. Lo fanno operatori esterni che molto spesso con la filiera nulla hanno a che fare. E’ così. E noi intanto stiamo a litigare tra agricoltori e frantoiani.

I frantoiani della FIOQ in audizione al Ministero: più controlli!

Controlli, controlli, controlli. Per rafforzare un concetto, di solito spesso si deve ricorrere alla ridondanza, ma in questo caso per salvare il comparto della trasformazione olivicola ne basta una: controlli. Già, perché questa parola contiene tutto: dal francese antico, infatti, contrerole, ovvero “registro che fa da riscontro a un altro”, composto di contre “contro” e rôle “registro di atti”. Un controregistro, insomma, magari digitale, attraverso il quale si esplichi un tracciamento telematico utile ad un matching incrociato tra le diverse piattaforme. Ed è proprio quello che la FIOQ ha chiesto nell’audizione di venerdì 27 maggio svoltasi al Mipaaf alla presenza del Vice Capo di Gabinetto del Dicastero guidato da Patuanelli, dott. Giuseppe Urbano che ha accolto una delegazione di frantoiani in rappresentanza della FIOQ e di Agrocepi.

Un incontro che arriva dopo diverse missive che i frantoiani hanno inviato ai diversi ministri che si sono succeduti da Centinaio, alla Bellanova, sino a Patuanelli. 

Lettere in cui si chiedevano: quale futuro per il nostro settore? E’ una domanda talmente abusata che ormai è diventata un rituale con cui aprire convegni, simposi o semplici serate conviviali tra amici.  E se la domanda è sbagliata, le risposte saranno banali.

Nella produzione mondiale di extravergine d’oliva l’Italia è scesa al terzo posto, superata anche dalla Grecia che ha chiuso la campagna 2020/2021 intorno alle 265mila tonnellate. In testa tiene il primato della Spagna che si conferma con 1,6 milioni di tonnellate. Perde il secondo gradino con meno di 250mila tonnellate di extravergine, a causa del netto calo produttivo registrato nelle regioni olivicole più importanti, come Puglia, Calabria e Sicilia.

Se guardiamo ai consumi, non c’è da rallegrarsi: i dati per la campagna 2020/21 indicano che il consumo è stato inferiore a 3,2 milioni di tonnellate, rispetto ai 3,234 milioni di tonnellate del 2019/2020 (in aumento del 5,8% rispetto alla campagna precedente). Secondo i dati ufficiali forniti dai paesi e le stime del Segretariato esecutivo del Coi, il consumo mondiale si attesta sui 3,185 milioni di tonnellate nella campagna 2020/21 per un calo dell’1,5% rispetto alla campagna 2019/20. Nei pasi COI la maglia nera spetta all’Italia che vede continuare diminuire di olive pro capite all’anno, a 7,5 kg/pro capite/anno nel 2019, contro i 10,6 della Spagna e i 11,5 della Grecia. Presto l’Italia, dopo vedersi conteso il podio della produzione mondiale, con Grecia e Tunisia che hanno ormai valori simili agli italiani, ora potrebbe perdere anche la sua leadership storica nel consumo, sorpassata persino da Cipro che nel 2019 ha consumato 6,7 kg di olio d’oliva/pro capite/anno.

Tanti, dunque, i nodi da sciogliere per riorganizzare una filiera più equa nella distribuzione del valore. Secondo la FIOQ ed Agrocepi la filiera olivicola necessita di provvedimenti ad hoc per renderla trasparente, come già proposto da altre organizzazioni: una soluzione potrebbe essere quella di eliminare le bolle cartacee per il trasporto di olio e olive, lavorando sulla tracciabilità telematica e sul controllo incrociato tra i dati registrati sul SIAN ed il fascicolo aziendale.

L’audizione presso il Mipaaf – spiega il Presidente di Agrocepi, Corrado Martinangelo – si è svolta in un clima molto positivo nel quale il Vice Capo di Gabinetto Urbano ha ben rappresentato l’attenzione e la sensibilità del Ministro sul tema. Abbiamo condiviso una piattaforma rivendicativa ed aspettiamo a stretto giro l’attivazione di un percorso condiviso che porti il comparto dei frantoiani ad uscire dal vicolo cieco”. Le istanze dei frantoiani sono sintetizzabili in 6 punti:

  1. Controllo pre-raccolto della produzione per verificare quantitativi in campo
  2. Controllo sulla commercializzazione delle olive fra le regioni da realizzarsi attraverso l’istituzione di appositi registri, come già avviene nella filiera vitivinicola.
  3. Intensificazione dei controlli sull’olio proveniente dall’estero tracciandone il percorso fino la destinazione finale, in particolare dall’olio Tunisino che entra senza dazi e da quello proveniente dal Marocco
  4. Inasprimento delle pene per il falso Made in Italy.
  5. Controllo delle rese.
  6. Incentivi per la cartolarizzazione del Made in Italy ai frantoi.
  7. Autorizzazione al miglioramento qualitativo attraverso gli enzimi naturali come avviene nelle altre filiere agroalimentari, ciò al fine di preservare la qualità.

Così Riccardo Guglielmi, Presidente della FIOQ:

Finalmente c’è un Ministro che ci ascolta e questo è un grande passo in avanti, ma adesso occorrono azioni concrete. Le misure che abbiamo chiesto sono fattibili nell’immediato, basta che ci sia la volontà politica. Ai frantoiani non bastano più parole, parole, parole.” 

Come dicevamo ne basta una sola: controlli!

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