Festeggiare la giornata dell’acqua oggi è come aprire un banchetto senza l’ospite d’onore

Festeggiare la giornata dell’acqua oggi è come aprire un banchetto senza l’ospite d’onore. L’acqua manca, l’acqua viene sprecata da reti vetuste, l’acqua (o la siccità!) sta cambiando la geografia colturale del nostro paese. L’acqua (forse è per la prima volta della storia d’Italia) sta invertendo i rapporti di forza Nord-Sud, col Settentrione che si sta preparando a fronteggiare l’imminente stagione di siccità con un cambio delle colture da mettere a dimora, preferendo quelle con un fabbisogno idrico più basso.

Acqua e siccità, insieme alla tropicalizzazione del clima che innesca eventi metereologici estremi stanno cambiando in profondità il nostro sistema agricolo. Gli ulivi si coltivano ai piedi delle Alpi e metà della produzione di pomodoro per le conserve viene dalla Padana. Viceversa le colture tropicali in Puglia, Sicilia e Calabria, sfiorano i 1200 ettari. Ma il futuro desta molte preoccupazioni: secondo le previsioni le coltivazioni di grano, mais e barbabietola da zucchero si ridurranno del 50% nell’Europa meridionale.

I dati che ha diffuso l’ISTAT rendono bene l’idea della questione: sono 718,8 i millimetri di precipitazione totale annua registrata in media nei 24 capoluoghi di regione/città metropolitana (-74,8 mm rispetto al valore medio 2006-2015); 29,4% la quota di famiglie che nel 2022 non si fidano a bere acqua di rubinetto; ben 296 i comuni senza servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane (vi risiedono circa 1,3 milioni di abitanti).

E l’agricoltura è il comparto che paga il prezzo maggiore per lo spreco quotidiano che facciamo di questo bene prezioso. “In Italia – evidenzia la Coldiretti- quasi 9 litri di pioggia su 10 che cadono lungo la penisola non vengono raccolti. A livello nazionale, per le carenze infrastrutturali, si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana”. Una situazione aggravata dal fatto che nella distribuzione dell’acqua raccolta le perdite idriche totali sono pari al 42 % secondo l’Istat. “Crescita delle temperature, sfasamenti stagionali e soprattutto modificazione della distribuzione ed aumento dell’intensità delle piogge sono effetti dei cambiamenti climatici che richiedono interventi strutturali oggetto della cabina di regia del governo -continuano- le anomalie sono evidenti anche quest’anno in cui l’inverno ha lasciato l’Italia del Nord a secco con precipitazioni al di sotto della media, dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno”.

L’ANBI sono, ormai, anni che cerca di porre il problema chiedendo una inversione di rotta. A chiederlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) che afferma: “Di fronte al succedersi di stagioni siccitose è necessario definire un Piano Idrico Nazionale nel rispetto delle priorità indicate dalla sempre più disattesa Legge 152: dopo quello potabile, per l’acqua viene l’uso agricolo, cioè la produzione di cibo e poi via via tutti gli altri utilizzi”. “D’altronde quest’anno – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – saranno almeno 8000 gli ettari a riso non coltivati per le incertezze sulla disponibilità idrica in un Paese, però, dove annualmente circa 270 miliardi di metri cubi d’acqua terminano inutilizzati in mare. Piano Laghetti ed innovazione irrigua sono le soluzioni indicate dai Consorzi di bonifica ed irrigazione a contrasto della crisi climatica. Alla politica chiediamo determinazione per scelte non più rinviabili; per essere pronti a rispondere alle nuove sfide, ANBI ha chiesto aiuto ad esperti di 14 Università italiane ed insieme abbiamo disegnato i nuovi indirizzi della Bonifica, mettendoli a disposizione del Paese, perché, come insegna il filosofo-sociologo, Edgar Morin, “ciò che non si rigenera, degenera” e noi siamo ancora una volta a disposizione del Paese e pronti ad assumerci le nostre responsabilità nella sfida di futuro costituita dalle azioni di contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico e siccità”.

Già, tutto ciò che non i rigenera, degenera. La domanda è: fino a quando sarà possibile intervenire? Abbiamo già perso troppo tempo. Oltre all’acqua, ormai ci manca anche quello perché il conto alla rovescia è iniziato. Buona festa dell’acqua comunque!

A cura della redazione Foglie TV

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