Dopo il successo del catasto varietale, un altro importante obiettivo raggiunto dalla CUT: l’estensione d’impiego eccezionale del fitoregolatore Ethrel su Uva da tavola

Il Ministero della Salute in data 13/07/2023 ha autorizzato l’estensione d’impiego eccezionale del fitoregolatore Ethrel su Uva da tavola per migliorare l’uniformità di colorazione delle bacche. Il prodotto potrà essere impiegato anche su vite per migliorare l’uniformità di colorazione delle bacche fino al 09 novembre 2023. Un importante successo della Commissione Italiana Uva da Tavola. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Del Core, Presidente della CUT.

 

DOMANDA – In questi giorni è stata diffusa la notizia dell’autorizzazione in deroga all’estensione dell’utilizzo dei prodotti a base di etefon anche all’va da tavola. Un grande successo per la Commissione Uva da Tavola…
RISPOSTA- La notizia dell’autorizzazione in deroga non è solo un importante risultato per tutta la filiera, ma costituisce un precedente per l’attivazione di sinergie altamente performanti tra tutti gli attori che la compongono. Un percorso attivato dalla Commissione Italiana Uva di Tavola che ha interessato i propri tecnici nella ricerca e catalogazione di una mole copiosa di materiale scientifico le cui basi di scientificità erano solide e inconfutabili. Informazioni e dati che citavano numerosi studi e pubblicazioni, tutti contenuti in una approfondita ed esaustiva relazione scientifica approntata dal Comitato Tecnico Scientifico della Commissione Italiana Uva da Tavola. Un lavoro di altissimo profilo che si ancora a alcuni punti cardine: 1) l’etilene non è dannoso per il materiale vegetale dell’uva da tavola, d’altronde viene utilizzato in altri tipi di frutta; 2) non crea problemi agli operatori durante le operazioni di erogazione sulla pianta; 3) non è dannoso per la salute dei consumatori; 4) consente una maggiore uniformità nella colorazione delle uve a bacca rossa e nera; 5) è già utilizzato da tempo sull’uva da tavola anche in altri paesi. Questo insieme di nozioni che citavano una bibliografia di primissimo livello è stato condiviso con la Bayer che ha richiesto insieme agli operatori della filiera questa autorizzazione in deroga. La CUT è stata fondamentale anche nel fornire i dati che riguardavano il quadro di contesto, fornendo alla Bayer proiezioni sul numero di produzioni e sugli ettari interessati, cone desunti dal catasto varietà le dell’uva da tavola, realizzato insieme a CSO ITALY. Un dato strategico per l’ottenimento dell’autorizzazione.
DOMANDA – Ed è questa la sinergia di cui parlava poc’anzi: una multinazionale che supporta gli operatori per far fronte comune, a partire dalla condivisione delle nozioni scientifiche e, soprattutto, dei dati di produzione?
RISPOSTA – Io l’ho chiamato in alcune occasioni un coordinamento disposto, intendendo un insieme di attori che si uniscono secondo criteri ed esigenze di funzionalità diversi. Ad inizio febbraio si sono create le condizioni migliori affinché con questa collaborazione si riuscisse a portare a casa il risultato. La Bayer ha portato avanti l’istanza in maniera forte e consapevole, ma il Ministero della Salute e dell’Agricoltura ha potuto apprezzare anche il coinvolgimento di tutta la filiera e questo era indispensabile per far capire che non si trattava solo di una questione commerciale, bensì afferiva anche al recupero del gap di competitività della filiera dell’uva rossa e nera rispetto ad altri competitor. Il fatto di avere un interlocutore eterogeneo che rappresentava gli interessi di tutto il comparto non solo ha facilitato il dialogo tra i tecnici del Ministero ed i nostri, ma ha anche tranquillizzato i dicasteri sugli interessi in campo che erano molto più ampi e complessi.
DOMANDA – Ci spieghi meglio il macro-obiettivo che si intendeva perseguire con l’ottenimento dell’autorizzazione ad utilizzare l’ethrel anche nella produzione di uva da tavola.
RISPOSTA – L’utilizzo di questo fitoregolatore permette alla filiera dell’uva da tavola, per le produzioni a bacca rossa e nera, di recuperare terreno in termini di competitività rispetto a spagnoli e greci che già lo utilizzano da tempo perché accelera e rende uniforme la pigmentazione. Così si supporta un segmento che è un plus sui mercati perché l’uva rossa e nera hanno spiccate proprietà nutraceutiche ed un appeal sui consumatori finali.
Relativamente all’uva rossa attualmente in produzione in Italia, dalle banche dati CUT del catasto varietale risultano circa 10.000 ettari, che quotano oltre 300.000 tons di prodotto, tra Puglia, Basilicata e Sicilia. La richiesta del mercato di uve rosse , in particolare seedless, è in forte aumento, e conseguentemente prevediamo un aumento produttivo delle varietà colorate per i prossimi 5 anni del 10-15%. Riteniamo che questa autorizzazione in deroga può supportare al meglio i nostri operatori in una fase cruciale di affermazione sul mercato. Ecco perché ci riteniamo soddisfatti come CUT.
DOMANDA – Quali sono le altre battaglie che la Commissione Uva da Tavola porterà avanti?
RISPOSTA – Più che su battaglie, stiamo cercando di lavorare su un cambio di paradigma che riguarda le politiche agricole. Serve un capovolgimento di approccio che deve essere contestualizzato in un quadro ben preciso: i cambiamenti climatici stanno impattando sui sistemi produttivi agricoli in modo irreversibile, ci troviamo di fronte ad emergenze che non sono annoverabili come variabili, ma come delle costanti; il sistema di protezione e difesa delle piante è diventato obsoleto perché utilizzare gli stessi principi provoca una perdita di efficacia dei trattamenti.
DOMANDA – Parlava di un cambio di approccio…
RISPOSTA – Oggi le grandi catene di distribuzione continuano a ridurre i principi attivi (attualmente limitati a 4-5 residui di principi attivi per prodotto). Ma ciò va a impattare sulle fitopatologie che si adattano e resistono ad un principio attivo perché non si possono variare e diversificare le strategie di difesa delle colture. Siamo tutti d’accordo nel sostenere un cambio di passo nell’ottenimento di prodotti salubri sia per i consumatori sia per il contesto ecologico. Ma dissentiamo sul raggiungimento di questo risultato solo attraverso la diminuzione del numero dei principi attivi utilizzati, perché sarebbe meglio prevedere l’utilizzo di più principi attivi con un residuo basso in prodotto, che consentire l’uso di Massimo 4 principi con un residuo medio. Perpetrando questo errore non permettiamo una diversificazione delle strategie di protezione delle piante e mettiamo a serio rischio la produzione e la capacità della filiera di garantire approvvigionamento di prodotto di qualità.

Potrebbe interessarti anche...