Anche l’assistenza tecnica si evolve: da consulenti a designer di comunità

Avanti con i Contratti di Filiera, il futuro è adesso

Il futuro è adesso: con i Contratti di Filiera l’agroalimentare opererà un’ultima e definitiva selezione naturale tra chi è dentro e chi è fuori.
E’ questa la chiave di lettura della volontà dei policy maker di portare avanti le politiche di filiera che vedono, nel Contratto, lo strumento strategico per riorganizzare il comparto agroalimentare italiano.
Tuttavia se qualcuno pensa che sia solo l’ennesima misura finanziaria per agevolare gli investimenti dei singoli operatori economici, attraverso un’aggregazione funzionale solo sulla carta, si sbaglia di grosso. L’intenzione dei diversi legislatori che si sono succeduti, dal Ministro Martina in poi, è quella di portare il Made in Italy agroalimentare nel futuro (che per altri è già il presente).
Aggregare aziende virtuose in network capaci di generare intelligenza connettiva: è questa la ratio con cui viene portata avanti la misura dei Contrati di Filiera.

Ogni rete ha la necessità di strutturarsi come un reticolo di relazioni sinergiche, sfruttando la qualificazione come punto di forza, dotandosi di un centro “intelligente” capace di governare questa rete, laddove ogni nodo è specializzato nell’offerta di un prodotto-servizio che un proprio valore aggiunto. Un approccio sinergico che si attiva con altri centri che afferiscono a territori altri, dotati di una propria identità e di una propria funzionalità interna.

Le filiere altro non sono che strutture flessibili per rispondere, in maniera immediata ed efficace, agli stimoli dell’ambiente che le circonda, ovvero il mercato globale, al fine di crearsi una propria “nicchia di mercato”.
Cambia il mercato, cambia l’assetto degli operatori economici e cambia, per forza di cose, l’assistenza che le agenzie di consulenza devono svolgere, che diventa assistenza globale e integrata alle filiere.
I progettisti diventano, quindi, designer di comunità. Pensano a percorsi di sviluppo condivisi, capaci di attivare sinergie tra le filiere del sistema agroalimentare italiano che abbiano un forte impatto sui territori di riferimento.

Un buon progettista non deve più pensare ad un modo per elaborare e incastrare le diverse progettualità in un piano, più o meno, coerente. Deve essere capace di sviluppare una rete che esplica intelligenza connettiva, grazie al contributo di tutti i nodi all’elaborazione, condivisione e promozione di una idea di futuro forte, credibile e condivisa.

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