Agri-business il mondo agricolo farà la sua parte
Vincenzo Acquafredda dello studio legale Trevisan & Cuonzo è favorevolmente impressionato dalle dinamiche in atto nel comparto primario in termini di valorizzazione e ottimizzazione.
È ormai da un pò di tempo che la questione della modernizzazione della parte agricola della filiera alimentare, e della sua valorizzazione, è diventata centrale. E lo sarà ancora di più in avvenire.
Sul tema interviene l’avvocato Vincenzo Acquafredda, socio della Trevisan & Cuonzo.
“Come studio legale Trevisan & Cuonzo – afferma Vincenzo Acquafredda – ci occupiamo già da molto tempo anche di agribusiness ed abbiamo un osservatorio privilegiato su queste nuove dinamiche che stanno interessando tutto il comparto primario”. L’agricoltura sta vivendo un periodo straordinario, in cui si trova catapultata in una dimensione che precedentemente non le apparteneva affatto.
L’agri-business (che poi è il palcoscenico su cui l’agricoltura si esibisce per portare a implementazione il (green Deal europeo) è carico di sfide in cui questo mondo non si può sottrarre. ” Dire però che il settore sia senz’altro pronto per affrontarle è eccessivo. I ritardi da scontare ci sono. Ma il settore primario ha recepito quanto sia necessario un cambio di passo, la grande crisi sanitaria ha esteso e consolidato la certezza che il mondo alimentare deve avviare un capitolo nuovo della sua storia. Altra faccia della medaglia è che si è consolidata la trasformazione di temi drammaticamente reali in puri slogan di facciata.
La prima questione per l’agroindustria è, dunque,quella di non perdersi nella ricerca di parole o strilli da portare in etichetta. Da questo punto di vista va marcato che poche aziende ancora possono autenticamente definirsi sostenibili,ancora meno se il punto di partenza va a comprendere anche la materia prima”.
Rimane allora da fare una grande attività di sensibilizzazione permettere in moto un circolo davvero virtuoso e progressivo. Secondo recenti stime della Commissione Europea le etichette nascondono in circa 4 casi su 10attività di”greenwashing”contribuendo a non fare chiarezza sulla situazione. “Occorre lavorare anche sui consumatori affinché siano sempre più in grado di selezionare quei prodotti che davvero possono dirsi sostenibili”.
RIGORE INDISPENSABILE
L’Unione stessa si deve muovere lungo questo sentiero per non correre il rischio che il Green Deal diventi semplicemente un green dream. La severità in etichetta è indispensabile se non si vuole istituzionalizzare un green-washing comunitario.
“Il rischio è di dare consistenza a una bolla speculativa, perché non va dimenticato che in gioco ci sono investimenti finanziari importanti. Se non finiranno indirizzati a implementazioni concrete si esauriranno in mere attività speculative.
Tali perplessità comunque non scalfiscono le favorevoli prospettive del green deal in un momento sfidante come quello che sta adesso vivendo il mondo dell’agri-business”.
Il perchè è presto detto. “L’agricoltura ha capito pienamente quanto valore riesce a generare;e ha avuto modo di mettersi alla prova -con buoni esiti- in occasione dei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria. Una prova che ha legittimato una crescita di consapevolezza, di non essere più un comparto-cenerentola dell’economia italiana ma di svolgere un ruolo trainante. Una soddisfazione che indirizza il comparto lungo la strada virtuosa,pur sapendo che costringerà a sforzi non indifferenti”.
MAGGIORE SISTEMATICITÀ
I piccoli passi ci sono e sembrano anche costanti. “Manca ancora una visione d’insieme, una linea comune di progettualità sulle cose da fare. Le singole aziende agricole da questo punto di vista procedono ancora un po’ in ordine sparso. L’individualismo punta a intercettare i sostegni finanziari che pur ci sono,ma al di fuori di una visione strategica più coordinata”. Virtuosismi ce ne sono, ma non ancora a livello di sistema.”Aggiungerei un’ulteriore considerazione. In tale processo innovativo che ha preso avvio nel comparto primario siamo i primi testimoni di quanto stia avvenendo sul territorio. Il focus è senz’altro sulle nuove varietà vegetali.
L’Italia in primis e alcune regioni in particolare stanno lavorando a progetti assai interessanti di miglioramento varietale (si pensi ad esempio alle varietà di uva seedless o di fragole) con l’obiettivo di riguadagnarsi la leadership nella produzione agricola, e di competere con i breeder stranieri”. Si tratta di un coraggio nel confronto che è inedito e che è collegabile a questa presa di coscienza della filiera. E che ha come ricaduta anche una maggiore capacità di attrazione delle nuove generazioni e dell’imprenditoria femminile,rispetto alla precedente agricoltura considerata un reparto negletto e di scarsa attrazione.”Senz’altro manca ancora una preparazione complessiva(che includa al meglio,per esempio,il lato commerciale).
Ma il fatti du essersi messi in moto, di aver intrapreso una modernizzazione anche delle procedure tecniche in agricoltura, credo che sia il passo più importante, perchè mette in moto l’intera filiera”.
CONSAPEVOLEZZA E PRUDENZA
Il mondo dei produttori agricoli è chiamato a una maggiore prudenza, invece,in materia di contratti e obblighi legali da rispettare in, tema di produzioni protette.”Il sottrarsi a presunte posizioni dominanti dei breeders, e segnalando una sproporzione di potere contrattuale a danno dei produttori agricoli,con la chiusura di contratti fin troppo vessatori e la gestione di sistemi tariffari non sostenibili per il mondo agricolo, non può essere portata avanti nella fattispecie del rifiuto dei sistemi di royalties. Il pagamento dei diritti di licenza va trasformato, al contrario,in valore aggiunto consolidato. In caso contrario si aprirebbe una spirale destabilizzante per l’intero comparto agricolo. Con ripercussioni negative soprattutto nel confronto internazionale”.
Autore: Patrick Fontana
Fonte: Mark Up