Sono stati firmati dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, quattro provvedimenti attuativi riguardanti il riordino del Servizio fitosanitario nazionale dei settori fruttiferi, delle ortive e della vite, necessari a dare piena applicazione al nuovo regime fitosanitario europeo.

Patuanelli, Pac segna traguardo storico in lotta caporalato

Il recente accordo sulla riforma della Pac, politica agricola comunitaria, “rappresenta un traguardo storico sul tema dei diritti dei lavoratori nel settore agricolo. Accanto alla sostenibilità economica ed ambientale, si inserisce, finalmente, a pieno titolo anche il tema della condizionalità sociale”. Lo ha sottotolineato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli nell’audizione odierna presso la Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al Senato. Per l’esponente del M5S “si sancisce in modo chiaro che solo le aziende che rispettano le norme sul lavoro hanno diritto di ricevere i finanziamente europei. Mi sono battuto – ha detto Patuanelli – nell’ambito del contesto Ue per raggiungere questo obiettivo. Sono convinto che l’agricoltura del futuro è una agricoltura competiva sul mercato, solida dal punto di vista finanziario, rispettosa dell’ambiente ma anche equa e solidale”.

E, ha aggiunto, “da ministro dell’Agricoltura ho voluto testimoniare un’attenzione particolare anche alla categoria più fragile, quella dei braccianti stagionali. Ritengo il bonus braccianti, introdotto col decreto Sostegni bis, una misura di grande importanza. Molto c’è ancora da fare sul fronte del contrasto al fenomeno del lavoro nero e del caporalato, ma sono convinto che la strada intrapresa vada nella giusta direzione”.

Il lavoro nero e il caporalato sono piaghe che affliggono diversi settori produttivi, e si manifestano, con particolare virulenza, anche in agricoltura.

Tali complessi ed allarmanti fenomeni coinvolgono migliaia di lavoratori, sia italiani che stranieri, con diffusione in tutte le aree del Paese e in filiere agricole molto diverse dal punto di vista della redditività.

Non vi sono dati ufficiali particolarmente dettagliati sull’estensione del fenomeno del caporalato, certamente alimentato negli ultimi anni – non solo nelle regioni meridionali – dal costante e crescente flusso migratorio, fonte di manodopera a basso o bassissimo costo.

Secondo l’ISTAT (report del 19 ottobre 2019 riferito al triennio 2014-2017), il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato di sovente il caporalato, si attesta su un valore di circa il 18,4%, quindi superiore al tasso medio di irregolarità del 15,5 % riferito al totale dei settori economici nazionali.

La legge sul caporalato del 2016

L’impegno nella lotta al caporalato ha registrato un momento di svolta grazie all’approvazione, da parte del Parlamento, della legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”.

Essa ha introdotto significative modifiche al quadro normativo penale, prevedendo specifiche misure di supporto dei lavoratori stagionali in agricoltura e garantendo una maggiore efficacia all’azione di contrasto del caporalato,

I principali filoni di intervento del provvedimento riguardano:
* la riscrittura del reato di caporalato (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), che introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro;
* l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità;
* l’arresto obbligatorio in flagranza di reato;
* il rafforzamento dell’istituto della confisca;
* l’adozione di misure cautelari relative all’azienda agricola in cui è commesso il reato;
* l’estensione alle persone giuridiche della responsabilità per il reato di caporalato;
* l’estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo antitratta;
* il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, in funzione di strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura;
* il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo.

Il Tavolo caporalato

Al fine di dare piena attuazione alla legge n.199 del 2016, soprattutto sul lato della prevenzione del fenomeno del caporalato in agricoltura, con decreto-legge n. 119/2018 (convertito dalla legge 17 dicembre 2018 n. 136), è stato istituito il “Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura”.

Il Tavolo, insediatosi il 16 ottobre 2019, ha approvato il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020 – 2022 in occasione della seconda riunione del 20 febbraio 2020.

Si è poi tornato a riunire il 22 luglio 2020 e, più recentemente, il 30 marzo 2021, per verificare lo svolgimento delle attività avviate, anche alla luce del mutato contesto caratterizzato dall’emergenza epidemiologica COVID-19. La prossima riunione si svolgerà entro la fine del mese di luglio e ci consentirà di aggiornare il quadro delle azioni intraprese finora e di definire quelle da intraprendere.

Attualmente è in corso la redazione della relazione del primo anno di attività del Tavolo e che sarà a breve presentato al Parlamento dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il Tavolo è articolato in 8 Gruppi di Lavoro, incaricati di attuare le 10 azioni prioritarie previste dal Piano e monitorarne lo stato di avanzamento.

Il Ministero Agricoltura, oltre a partecipare attivamente a tutti i gruppi di lavoro, coordina il gruppo dedicato al tema della “Filiera produttiva agroalimentare, prezzi dei prodotti agricoli”, la cui prossima riunione è stata convocata per il 14 luglio.

In tale occasione saranno illustrate le iniziative avviate e in corso di realizzazione sotto la responsabilità del Ministero Agricoltura e di cui desidero ora darvi un quadro di sintesi.

Mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo

Nell’ambito dell’azione prioritaria 1 il Mipaaf si sta facendo carico di realizzare, in collaborazione con il CREA, il calendario delle colture e un’analisi dei fabbisogni di manodopera agricola a livello provinciale.

Si tratta di un’attività di strategica importanza per l’efficacia del Piano triennale e dell’azione di contrasto al caporalato.

Solo una precisa conoscenza dei fabbisogni di manodopera può, infatti, consentire alle Autorità di fare emergere il nero, attraverso un confronto con i dati di manodopera dichiarati dalle imprese per i fini amministrativi.

Tale analisi è caratterizzata da un’elevata complessità e sarà oggetto di uno studio che il CREA porterà avanti fino al 2022, grazie a uno specifico progetto finanziato dal Ministero che rappresento.

Il fine dell’iniziativa è realizzare una piattaforma che possa restituire, in tempo reale, la mappatura dei fabbisogni di manodopera, su base mensile e con dettaglio a livello provinciale.

La metodologia è già stata messa a punto, così come un primo modello di funzionamento della piattaforma, che è stato già sperimentato su un ambito territoriale limitato.

Recepimento della Direttiva europea sul commercio sleale n. 633 del 2019

L’Azione prioritaria 2 del Piano prevede la realizzazione di “interventi strutturali, investimenti in innovazione e valorizzazione dei prodotti migliorano il funzionamento e l’efficienza del mercato dei prodotti agricoli”.

In questo ambito, la prima linea di intervento indicata dal Piano è il recepimento della direttiva europea contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare.

La piena consapevolezza delle criticità presenti nel mercato del lavoro agricolo sul piano delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, non può, infatti, prescindere da una lettura complessiva delle peculiarità di funzionamento della filiera agroalimentare caratterizzata, come noto, da un notevole divario nei rapporti di forza tra gli operatori.

Vietare le pratiche sleali è uno dei passaggi più rilevanti nel contrasto allo sfruttamento di manodopera agricola; una filiera dove il valore si distribuisce in maniera inefficiente e difforme condiziona anche i produttori più attenti al rispetto delle regole con il rischio di una corsa al ribasso del prezzo che danneggia la qualità del prodotto ma anche e soprattutto la qualità dei processi produttivi incentivando forme di abuso e pratiche non sostenibili che hanno dirette conseguenze sui costi di produzione, in primis il costo del lavoro.

Su questo fronte, siamo in fase avanzata dei lavori e saremo in grado, in tempi strettissimi, di proporre un testo solido per consentire l’adozione nei termini di legge.
L’articolo 7 della Legge di delegazione europea 2019-2020, approvato dal Parlamento nel mese di aprile, fornisce importanti principi di riferimento, che permettono di indirizzare il quadro giuridico esistente verso una maggiore tutela degli operatori delle filiere agricole e alimentari rispetto alla problematica delle pratiche sleali.

Tra gli aspetti più rilevanti previsti dalla Legge risultano di fondamentale importanza, oltre alla previsione di ben 16 pratiche configurate come sleali e quindi sanzionate, quali il mancato rispetto dei tempi di pagamento e il divieto di modifiche unilaterali dei contratti, il divieto delle aste on line al doppio ribasso, la limitazione delle vendite sottocosto e la designazione del nostro Dipartimento di controllo, l’ICQRF, quale responsabile dell’attività di controllo.

Il decreto di recepimento introdurrà anche meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra le parti, valorizzando il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza attraverso la definizione di accordi quadro nazionali.

Contratti di filiera

L’Azione prioritaria 2 prevede, quale secondo ambito d’intervento, l’ampliamento e la messa a sistema degli incentivi per i contratti di filiera pluriennali che possono essere un veicolo di promozione di investimenti sostenibili e di innovazione tecnologica come pure di rafforzamento della responsabilità solidale delle imprese della filiera e l’aggregazione dei produttori, in collaborazione con le organizzazioni di categoria.

I contratti di filiera, istituiti con la legge finanziaria del 2003, articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, sono uno dei principali strumenti di sostegno alle politiche agroindustriali gestiti dal Mipaaf.

Sono stipulati tra i soggetti della filiera agroalimentare e il Ministero per rilanciare gli interventi nel settore agroalimentare al fine di realizzare programmi d’investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi rilevanza nazionale.

Considerato il carattere strategico di questa misura nel miglioramento dei rapporti di filiera, il Mipaaf ha inserito tra le proposte del PNRR un corposo progetto incentrato sui contratti di filiera, finanziato con 1,2 miliardi nel Fondo complementare.

I contratti di filiera e di distretto possono essere una leva di fondamentale importanza per promuovere programmi di investimento privato che prevedono interventi materiali e immateriali volti alla transizione verde e circolare delle aziende, alla crescita dell’occupazione e del tasso di innovazione per questi settori produttivi.

Per quel che riguarda il tema della legalità i contratti di filiera sono preziosi strumenti che possono contribuire a:
* rafforzare la regolarità contributiva;
* incrementare la solidità economica delle imprese e la capacità di investimento;
* produrre effetti positivi sulla trasparenza nelle relazioni contrattuali aiutando la lotta alle pratiche sleali.

Transizione 4.0

Non dobbiamo dimenticare che caporalato e lavoro nero trovano terreno particolarmente fertile nelle aree caratterizzate da un sistema agricolo arretrato.

Per tale ragione, il Piano triennale ha previsto, tra i propri obiettivi, di garantire l’accesso delle imprese agricole agli investimenti previsti dal credito all’innovazione e alle altre misure previste nel Piano nazionale impresa 4.0, ora denominato Transizione 4.0, tra cui quelle relative alla formazione professionale.

Rispetto a questo obiettivo, sono particolarmente soddisfatto di quanto ottenuto negli ultimi anni, grazie al lavoro svolto sia al Ministero dello Sviluppo Economico che al Ministero delle Politiche Agricole.

Già con la legge di Bilancio 2020, infatti, sono stati estesi, anche alle aziende agricole, i vantaggi fiscali previsti dalla Misura Transizione 4.0, con la formula del credito di imposta in luogo dell’effettuazione del super/iper ammortamento per l’acquisto di beni strumentali.

Con la Legge di Bilancio 2021 la misura è stata poi ulteriormente rafforzata con maggiorazione dei tetti e delle aliquote ed estensione dei crediti fino al 31 dicembre 2022.

Possono attualmente accedere al credito d’imposta tutte le imprese agricole anche in regime forfettario.

Grazie alle risorse del Fondo Next Generation UE il Piano Nazionale Transizione 4.0 può ora contare su una dotazione complessiva di 24 miliardi di euro.

Ricordo che nell’ambito del Piano Nazionale Transizione 4.0 è previsto anche il credito d’imposta per la formazione, cosiddetto Bonus formazione 4.0, il cui fine è favorire lo sviluppo di competenze dei lavoratori, utili per assicurare un efficace utilizzo delle nuove tecnologie applicate ai processi produttivi e ai singoli modelli di business aziendali.

Progetto FI.LE. (Filiera legale)

Nell’ambito del tema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo, il Ministero Agricoltura ha collaborato alla realizzazione del progetto FI.LE., finanziato dal Ministero dell’Interno e con capofila la Borsa merci telematica italiana.

Il progetto ha permesso di costruire una piattaforma evoluta di intermediazione legale del lavoro nella filiera del pomodoro e nell’area di Foggia.

Sono coinvolte nell’iniziativa le organizzazioni agricole, sindacali, industriali della filiera che hanno contribuito a testare il software co le aziende.

La piattaforma consente alle aziende agricole una gestione trasparente della manodopera, agevolando la contrattualizzazione e il trasporto dei lavoratori e rappresenta uno strumento utile per le indagini svolte dalle forze dell’ordine per il contrasto del caporalato.

Pianificazione dei flussi di manodopera e miglioramento dei servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro agricolo

L’Azione prioritaria 4 del Piano per il contrasto al caporalato prevede la pianificazione dei flussi di manodopera e il miglioramento dell’efficacia, della trasparenza e della gamma dei servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro agricolo prevengono il ricorso al caporalato e ad altre forme d’intermediazione illecita.

Su questi aspetti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è da sempre presente in collaborazione continua con il Ministero del Lavoro.

Il Mipaaf, tra l’altro, ha contribuito allo sblocco del DPCM flussi 2020 e sta partecipando alla definizione del DPCM flussi 2021.

Nel 2020 il decreto flussi ha garantito, da un lato, la conversione dei contratti stagionali già in essere, dall’altro l’utilizzo delle 18 mila quote di ingressi stagionali riservate ad agricoltura e turismo.

Per la prima volta si è provveduto, su proposta del Mipaaf, a sperimentare il coinvolgimento delle organizzazioni agricole con una quota riservata di 6mila unità per favorire un aumento delle conversioni degli ingressi in contratti di lavoro sottoscritti.

Una novità risultata estremamente positiva e che, pertanto, sarà riconfermata anche quest’anno.

Infatti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, illustrando il documento, denominato “Analisi decreto flussi 2020”, ha evidenziato che “tra le quote destinate ai lavoratori stagionali, quelle riservate alla gestione delle domande da parte delle associazioni datoriali in agricoltura – introdotta in via sperimentale nel decreto 2020 per contrastare l’impiego illegale di manodopera straniera – ha dato buon esito, in quanto la quota riservata è stata interamente utilizzata”

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