L’INTERVISTA | Nuovo piano d’azione contro la Xylella Fastidiosa

Pierfederico La Notte è un Ricercatore CNR, Istituto per la protezione sostenibile delle piante, e componente della redazione di Infoxylella. Oggi, ai microfoni di Foglie Tv, ha raccontato il suo punto di vista sul trattamento dell’epidemia di Xylella Fastidiosa, una vera e propria calamità che affligge l’olivocoltura in Puglia e non solo.

Professore partiamo dalla fine, ovvero dalla notizia del primo provvedimento di concessione degli aiuti al reimpianto ulivi in zona infetta. Le organizzazioni di categoria da mesi denunciavano allarmate la lentezza della burocrazia. Cosa ci si aspetta da questo Piano di Rigenerazione dei territori colpiti dalla Xylella?

Si sta procedendo sicuramente in maniera un po’ più celere del passato, ma con diverse velocità: nel Piano straordinario nazionale di rigenerazione dei territori colpiti da xylella ci sono misure che stanno andando molto bene mentre altre sono ferme. Nel complesso il mio giudizio non è del tutto positivo, anche se bisogna considerare che tra i fattori limitanti, oltre alla burocrazia lenta, c’è la carenza di personale amministrativo della macchina che dovrebbe far funzionare l’impiego dei fondi stanziati. Comunque ci sono bandi aperti, quindi vedo che si sta cercando di porre rimedio a questa carenza di personale.

Ad ogni modo questo piano di rigenerazione dei territori è un processo che non può essere troppo rapido, perché ci porterebbe a rischiare di commettere i medesimi errori del passato, come investire solo nel reimpianto dell’ulivo per esempio. Ad oggi abbiamo solo due varietà con caratteri di resistenza alla Xylella e quindi autorizzate all’impianto in deroga al divieto, però investire tutto solo su due varietà è un rischio enorme.

Comunque, per poter diversificare la rigenerazione, soprattutto con colture arboree con funzione non solo paesaggistica ma anche ecologica ed ambientale serve acquisire dati e studiare il territorio. Non si può improvvisare nel rigenerare un territorio di 800 mila ettari: servono informazioni per programmare e pianificare un processo di rigenerazione che non può essere lasciato all’improvvisazione o alla volontà dei singoli.

Riprendendo il discorso del piano straordinario, si può notare come le cifre stanziate per comunicazione e informazione non siano state quasi per nulla utilizzate. Per migliorare l’applicazione delle misure di contenimento occorrerebbe raggiungere capillarmente e tempestivamente gli operatori, amministratori e tutta la cittadinanza. Nonostante i buoni propositi nei vari piani ed i continui richiami, le carenze sulla comunicazione istituzionale da 9 anni a questa parte lasciano sconcertati.

Come valuta il Piano di Contrasto 2022 della Regione? È valido come protocollo? Come si potrebbe migliorare?

Anche qui ci sono sia aspetti migliorativi che passi indietro. Molti aspetti sono migliorati, tra i quali l’aver implementato informazioni e nuovi dati di monitoraggio che provengono da sistemi complessi di valutazione del rischio. Questo è un enorme successo perché si può impostare il monitoraggio con intensità variabile a seconda della zona di maggiore o minore rischio, ed è un miglioramento sensibile che accrescerà l’efficacia nella scoperta tempestiva di focolai, permettendo un intervento repentino. Sono inoltre migliorate le tempistiche di intervento ed è anche migliorato il controllo del vettore. Quest’anno va riconosciuto il fatto che le misure di contrasto al vettore (lotta agli stadi giovanili e trattamenti chimici contro gli adulti) potranno essere parzialmente risarcite. Si riconosce che tali interventi obbligatori sono attività di servizio pubblico utili alla collettività non solo pugliese per proteggere i territori indenni dal patogeno da quarantena, e questo piano sancisce per la prima volta questo principio di risarcimento.

Professor Pierfederico La Notte
Professor Pierfederico La Notte

Rispetto all’anno precedente, però, si è anche tornati indietro sul fronte della prevenzione, concentrando gli sforzi solo sul fronte dell’avanzamento dell’epidemia, modifica sicuramente dovuta alla scarsità di risorse e per concentrare e migliorare l’efficacia dei controlli in un territorio più piccolo. A mio avviso questo nuovo approccio è rischioso, perché in gran parte della Puglia si mantengono misure che sono affidate al buon cuore di aziende, comuni, gestori di strade e superfici non agricole che sono spesso zone a maggior rischio, per il trasporto passivo del vettore. Una situazione del genere, con misure consigliate ma non obbligatorie, dovrebbe almeno prevedere una attività informativa e comunicativa di grandissima efficacia che, purtroppo, dobbiamo constatare essere ancora assente.

Quanto è importante preservare la biodiversità del patrimonio olivicolo pugliese? Ritiene che sia strategico diversificare le colture?

Trovo strategico diversificarle, ma al momento non abbiamo altre varietà di ulivo impiegabili. L’impiego di nuove colture, principalmente arboree, sarebbe utile sia come differenziazione produttivo-economica nelle aziende sia per influenzare positivamente la resilienza e resistenza dell’ecosistema.

Tornando indietro di qualche settimana. Una ricerca sembra confermare che la Xylella Fastidiosa sia arrivata in Puglia nel 2008 dal Sud America. Quanto è importante questo dato nel contrasto odierno?

Io credo che la Xylella sia il peggiore dei patogeni alieni introdotti accidentalmente con le importazioni, ma non è certo l’unico. Continuiamo a importare organismi alieni con grandissima frequenza. L’ecosistema ed il contesto mediterraneo non aiutano da un punto di vista climatico, gran parte degli organismi alieni nocivi provenienti da climi dal temperato al subtropicale trovano vita facile e riescono ad adattarsi. Secondo me il disastro della Xylella dovrebbe far ripensare i nostri rappresentati a Bruxelles sull’efficacia e sulla sostenibilità di un sistema di quarantena di tipo aperto. Io non credo sia più sostenibile come sistema, e voglio sperare che la Xylella sia la goccia che farà traboccare il vaso così da far tornare l’Europa sui suoi passi, rivedendo le decisioni prese in passato. Ancor più oggi il contesto è radicalmente peggiorato, globalizzazione e cambiamenti climatici infatti rendono questa decisione ormai insostenibile, sia da un punto di vista economico che ambientale.

L’agricoltura pugliese come potrà riprendersi dal colpo? Che futuro ha l’agricoltura salentina e brindisina soprattutto?

Sicuramente la ripresa è già in atto, e c’è da dire che questa situazione non potrà che accelerare un cambiamento strutturale agricolo necessario. Alcune aziende di piccolissime dimensioni avranno grandissima difficoltà a rimanere sul mercato, e questo richiederà una modifica di assetto e struttura aziendale: c’è bisogno di capacità imprenditoriali per affrontare nuove colture o colture tradizionali affrontate in modo più competitivo. La gestione odierna è molto più impegnativa di quella passata, ed è per questo che sono necessarie sia modifiche strutturali che un ricambio generazionale, che porti alla nascita di una nuova classe imprenditoriale agricola. Questo cambio credo sarà naturale e obbligato, ma potrebbe essere accelerato con degli incentivi adeguati.

Diciamo che la ripresa sarà anche complicata perché una gran parte dei terreni che erano investiti a uliveto nel Salento, oggi non potranno essere investiti nemmeno con altre colture: questi terreni dovranno cambiare destinazione produttiva, tenendo soprattutto conto della mancanza di risorse soprattutto l’acqua. Chiaramente un’agricoltura intensiva per nuove colture non potrà occupare le medesime superfici proprio perché esistono importanti fattori limitanti. Se si potesse investire risorse importanti, ben superiori a quelle attualmente disponibili, per rigenerare il Salento, ritengo che l’acqua sia la vera priorità.

A cura di Raffaele Castiello – Foglie TV

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