Zootecnia: in crescita secondo i dati, ma che rischia per i costi
Lo scorso 21 ottobre si è tenuta la Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari a Brescia, una manifestazione di straordinaria importanza dove è emerso che l’agricoltura è il pilastro di uno dei settori più importanti dell’economia italiana e sviluppa 575 miliardi di euro, con quattro milioni di occupati e il 25% del Pil. Secondo il rapporto FAO del dicembre 2019, le attività legate all’agricoltura contribuiscono per circa il 18% e, all’interno di esse, le attività zootecniche per il 14,5%.
Sempre la stessa fonte FAO, prevede che dai 580 milioni di tonnellate di prodotti lattiero-caseari dell’anno 2000 si dovrebbe arrivare a produrne più di 1000 milioni nel 2050 per sostenere i fabbisogni dell’aumentata popolazione mondiale.
Purtroppo però prima la pandemia e adesso la guerra in Ucraina hanno sconvolto il settore che, a causa degli aumenti dei prezzi dei mangimi, delle materie prime e dell’energia hanno reso insostenibili i costi di produzione e molte aziende si sono viste costrette a cessare le attività.
“L’unica alternativa possibile – ci suggerisce il dott. Francesco D’Onghia, Vice Presidente di Ara Puglia – è quella di rapportare il numero di capi bestiame alla superficie agricola. I prezzi del fieno hanno toccato i 25 euro e per un’azienda zootecnica è improponibile.”
Nonostante il 7 ottobre di quest’anno sia stato firmato un protocollo di intesa siglato dalla Regione Puglia e dalle associazioni di categoria degli allevatori e produttori pugliesi, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Uci, Associazione Regionale Allevatori Puglia, Confcooperative, Uecoop, Cna, Confartigianato, Confindustria, Unci e Agci, con un prezzo soglia del latte alla stalla in Puglia (minimo fissato a 0,44 euro al litro – al di sotto del quale il valore di cessione non può scendere, poiché verrebbe a non ripagare i costi medi di produzione degli allevatori, il prezzo non copre ancora le spese di produzione.
“Noi produttori, ci rendiamo conto che non è possibile riversare tutti i costi solo sul consumatore finale, ma che è giusto segmentare i costi per tutta la filiera, ribadisce D’Onghia. Il versare tutti i costi solo sul consumatore finale innescherebbe una strategia di mercato al negativo, poiché si andrebbe in contro ad un arresto della richiesta.” Conclude così il Vice Presidente Ara Puglia.