Xylella fastidiosa: viviamo in un’epoca di frenetici – informatissimi – idioti.

Il sociologo Franco Ferrarotti denunciava già oltre dieci anni fa la diffusione di individui “idioti”, cioè chi ha una visione ristretta e ignorante sui grandi temi globali. Oggi, questa situazione si aggrava con la diffusione di teorie complottiste anti-scientifiche, come nel caso della gestione della Xylella in Puglia, dove ritardi e disinformazione hanno aggravato una crisi economica e ambientale. L’autore invita a un dialogo serio e scientifico per superare ideologie autoreferenziali e garantire un’informazione competente e responsabile.

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Viviamo in un’epoca di frenetici – informatissimi – idioti. Purtroppo la provocazione non è mia e in tanti sapranno che è il titolo di un’opera (all’epoca contestatissima) di Franco Ferrarotti, il sociologo italiano più famoso nel mondo. Più di 10 anni fa il suo scritto, dissacrante, rappresentò “un grido di allarme che non si fa illusioni”, parlando di idioti come da etimo, ovvero uomini privati, con un’ottica circoscritta al proprio orticello, ai propri interessi, incompetente circa i grandi meccanismi che muovono il mondo, sprezzante verso contesti e necessità più ampie e meno provinciali.

Perchè tiro in ballo il nume della sociologia nostrana? Perchè, come direttore di una testata, non posso non intervenire di fronte alle posizioni anti-scientifiche di media nazionali che trattando l’argomento Xylella F. alimentano posizioni pre-costituite che si spingono fino al complottismo più assurdo. Lo dico chiaro e tondo, di modo da evitare fraintendimenti: se l’olivicoltura pugliese è ridotta così lo si deve ANCHE (e non esclusivamente) al tempo perso nell’elaborare strategie di contrasto al batterio, tempo perso che provocò una epidemia incontrollabile che ha lasciato sul campo milioni di piante e mandato al collasso un sistema economico tra posti di lavoro persi e indotto azzerato. Dobbiamo ricordarlo, anche se fa male, che dall’individuazione del batterio alle prime azioni serie passarono 5 anni e nel mentre assistemmo al teatro degli orrori (perchè di teatrino non si può parlare): santoni che abbracciavano gli ulivi per instillare pace e amore contro la “bua” provocata dal batterio, lo scontro delle consulenze tecnico-scientifiche in tribunale, un clima da caccia alle streghe che ha visto, all’inizio, la politica complice. 

Oggi c’è una deriva che neanche Ferrarotti seppe prevedere: il complottismo più spinto, becero e cieco che diventa ideologia-a-sè ed ideologia-in-sè. A se perchè “si appartiene”, è autoreferenziale e autopoietico, ovvero si auto-alimenta ed auto-genera; in sè perchè diventa il fine stesso dell’agire pensante: la premesse che diventano conclusioni, un sillogismo nato morto. 

Ravvedo già le critiche alle mie posizioni, poichè oggi a parlare di complotto sono tornati in tanti, tra i quali anche professionisti rinomati. Tuttavia io ritengo che l’errore di questi ultimi stia proprio nel fatto che non “mettono a sistema” la loro sapienza, bensì si arroccano nel loro sapere specialistico senza un vero dialogo con ricercatori e scienziati che dedicano la loro vita (accademica e non) alle fitopatie. Leggere, e decontestualizzare, le carte processuali è un errore di approccio, proprio in merito ai passi più delicati che vado a citare: «l’eradicazione urgente di un albero di olivo monumentale è illegittima qualora l’obiettivo di contrastare la diffusione della Xf possa perseguirsi attraverso misure fitosanitarie meno drastiche» e che «le ragioni che hanno indotto l’autorità regionale ad adottare la drastica misura dell’eradicazione dell’olivo dei ricorrenti non corrispondono, ad avviso del Collegio, ad uno scenario di vera e propria emergenza fitosanitaria, pur nella doverosa considerazione di una non facile criticità da affrontare nel territorio pugliese» sulla base del fatto che gli alberi «risultati positivi a Xf siano ad oggi in ottimo stato vegetativo e produttivo», contrariamente a quanto veicolato tramite i media da dieci anni a questa parte.

Su questo abbaglio interverrà nel numero di giugno il prof. Boscia, anche se anche io come giornalista vorrei sapere quali siano misure fitosanitarie meno drastiche efficaci nel contrasto al batterio. 

Ecco perchè tra gli idioti mi ci metto pure io, in qualità di uomo privato. Però almeno, a mia difesa, posso dire che, da sociologo, non mi ergo a tuttologo, bensì mi affido al mio mio network di consulenti scientifici nella speranza che si inneschi un circolo virtuoso nel mondo dell’informazione specialistica.

Editoriale a cura di Rocco Devito

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