Voucher: Intervista a Pietro Buongiorno Segretario Generale Uila Puglia

Segretario, come considera la retromarcia del Governo sui voucher in agricoltura?

Apprezziamo la decisione del Governo che, accogliendo le nostre richieste, ha evitato l’estensione dei voucher a un milione di lavoratori agricoli e ha migliorato l’attuale normativa sul lavoro occasionale.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto ad osteggiare in modo così veemente la reintroduzione dei voucher?

Il Disegno di Legge di Bilancio 2023 approvato dal Consiglio dei Ministri nella sua prima versione prevedeva, all’art.63, modifiche alla disciplina delle prestazioni occasionali che riguardano anche il lavoro agricolo. Di fatto attraverso la modifica all.54 bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, si consentiva di utilizzare tale prestazione non solo per alcune tipologie di soggetti ben definiti, come previsto dalla norma vigente sino ad allora, ma indiscriminatamente per tutti i lavoratori, anche i braccianti agricoli iscritti negli elenchi anagrafici pubblicati annualmente dall’INPS. Nella sua prima versione la norma avrebbe provocato una destrutturazione completa del mercato del lavoro agricolo che non fa il paio con lavoro regolare e trasparente.  Si stava  commettendo un grave errore di principio o di approccio, come lo si voglia chiamare: non è abbassando i diritti e tutele dei lavoratori che si risolvono i problemi del settore soprattutto in agricoltura, ove è ancora significativa la presenza del lavoro irregolare e dello sfruttamento. Perciò non possiamo permetterci di contrapporre presunte semplificazioni alla legalità. 

Oltre ai rilievi ideologici, c’erano cavilli tecnici che avrebbero danneggiato pesantemente la categoria dei braccianti. 

Chiamiamoli cavilli! Di fatto i lavoratori non avrebbero avuto le tutele normative e retributive previste dal Contratto Collettivo Nazionale e dai Contratti Provinciali di Lavoro, non potendo accedere al welfare garantito oggi dagli Enti Bilaterali Agricoli, così come non potranno accedere all’indennità di malattia, maternità ecc. Importante era anche l’aspetto previdenziale perché agli svantaggi già elencati  si sarebbe aggiunta l’aggravante che sulle giornate indennizzate mediante la prestazione occasionale (anziché con un regolare contratto di lavoro subordinato) i lavoratori non avrebbero maturato contributi previdenziali, quindi tali giornate non sarebbero state utili per l’accesso alle prestazioni a sostegno del reddito.

Come valuta il dietro-front?

Come Uila abbiamo plaudito alla scelta di attuare una sperimentazione (in un range temporale ben circoscritto) di prestazioni agricole di lavoro subordinato occasionale con una platea ben definita, ovvero i lavoratori non iscritti negli elenchi anagrafici agricoli. Si potrà così tutelare chi è già occupato, cercando di avvallare forme di sperimentazione volte ad incrementare il numero di braccianti che da anni è in vistoso calo in tutte le regioni. Ma attraverso un monitoraggio costante della nuova normativa si andrà a precludere l’utilizzazione di questo strumento a chi non rispetta contratti e leggi, andando a correggere eventuali storture presenti nel testo normativo. Si è, inoltre, garantita l’applicazione dei diritti propri del rapporto di lavoro subordinato, a partire dalla giusta retribuzione, stabilita dalla contrattazione collettiva nazionale e provinciale ed erogata per 6,30 ore di lavoro giornaliero, nonché l’applicazione delle medesime tutele assistenziali, previdenziali e di welfare contrattuale assicurate ai lavoratori agricoli a tempo determinato. 

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