Tropicalizzazione all’italiana: in una settimana 181 eventi estremi lungo la penisola dai tornado alle megagrandinate

“Se non genera tragedie, la crisi climatica non fa già più notizia e questo induce una pericolosa assuefazione nell’opinione pubblica, che non aiuta certo ad accelerare le necessarie scelte politiche, né ad aumentare la coscienza dei pericoli”: a sottolinearlo con preoccupata amarezza è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Eppure, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che, solo nella scorsa settimana, sull’Italia si sono avuti ben 181 eventi estremi (fonte: European Severe Weather Database), tra cui 26 tornado, 29 grandinate anomale (a Camaiore, in Toscana, chicchi di diametro fino a 9 centimetri!) e addirittura 126 nubifragi.

I rischi, causati dalle prime perturbazioni stagionali, restano preoccupanti su territori mediterranei ancora alle prese con caldo estremo e temperature marine mai così alte (le anomalie si aggirano fino a + 3° lungo le coste italiane, con temperature massime fino a 29° sul  mar Ionio).

Nonostante l’ondata di maltempo, però, i corpi idrici  dell’Italia centro-meridionale non registrano finora significativi miglioramenti: i volumi idrici nei bacini continuano a ridursi, quando invece sarebbe auspicabile che la forte instabilità atmosferica almeno giovasse alla ricarica di acquiferi ormai esangui.

In questa contingenza  l’Europen Drought Risk Atlas realizzato da Copernicus indica la Sardegna (insieme ad Andalusia ed al lembo meridionale dell’Attica in Grecia),  la regione europea maggiormente sensibile al rischio di siccità estrema e nella quale gli impatti saranno più  significativi. L’isola italiana vede la gran parte dei suoi invasi ad un livello di allerta con l’eccezione di quello del Liscia in Gallura.

In Sicilia, dove finalmente sta piovendo seppur con intensità diverse (maggiore sull’agrigentino, sul trapanese e sul messinese, dove si arriva a cumulate di poco inferiori ai 90 millimetri; minore sul Sud-Est, dove la pioggia accumulata in 3 giorni raramente supera mm. 20), gli invasi, al 1 Settembre registravano un ulteriore decrescita dei volumi trattenuti: nei 29 bacini rimangono solo 202 milioni di metri cubi d’acqua. Di questi volumi residui solo il 40% è ancora realmente utilizzabile; di fatto, rispetto alla capacità d’invaso autorizzata nelle dighe siciliane (circa 701 milioni di metri cubi) solo l’11% dell’acqua è ancora a disposizione della popolazione.

In Calabria, mentre il fiume Coscile vede dimezzarsi la portata in alveo (ora mc/s 32,52), l’Ancinale, che è una fiumara, quindi un fiume “corto” con portata molto irregolare e che in questo periodo dovrebbe avere un flusso medio di poco più di 1 metro cubo al secondo, registra invece una portata straordinaria di mc/s 230!

Sulla Basilicata le piogge sono state generalmente meno consistenti e molto più localizzate rispetto al resto della Penisola: per questo, i volumi invasati nei bacini artificiali continuano a ridursi (-mln. mc.7). Impietoso è il confronto con lo scorso anno: -180 milioni di metri cubi d’acqua!

Negli invasi pugliesi di acqua  ne è rimasta davvero poca: in Capitanata ne rimangono solo 44 milioni di metri cubi; la diga di Occhito  ne trattiene appena 39 milioni e mezzo (quindi sotto il “volume morto”), mentre nel bacino di Marana Capacciotti ne  restano poco più di 2 milioni (su una capacità di mln. mc. 48!).

In Campania, prosegue una stagione anomala rispetto al resto del Meridione: si registra, infatti, una forte crescita nei flussi dei fiumi Garigliano, Sele, Volturno, che raggiungono  livelli idrometrici nettamente superiori agli scorsi 5 anni; da segnalare che sulla costa cilentana si sono abbattute due trombe marine a Pontecagnano e Castellabate.

In Abruzzo, dove si sta affrontando la peggiore crisi idrica dal 2007, è stato richiesto lo stato di emergenza per tutto il territorio regionaleL’invaso di Chiauci, che dovrebbe rispondere ad esigenze agricole e potabili, è oramai vuoto. La Regione ha pertanto autorizzato prelievi straordinari dal fiume Trigno per garantire l’acqua ai rubinetti nei comuni del Vastese.

Arrivando all’Italia centrale, nel Lazio cresce finalmente l’altezza del lago di Bracciano (+ cm.3) mentre, nonostante le piogge abbondanti sui Castell Romani (a Marino, mm.100 in due giorni), il piccolo lago di Nemi non riesce ad invertire il “trend” di decrescita, che perdura da circa un anno. Tra i fiumi, la portata del Tevere guadagna circa 26 metri cubi al secondo, mentre quella del Velino nell’Alta Sabina registra un incremento del 66%. Sulla Capitale le piogge (una cinquantina di millimetri) hanno provocato la tracimazione di alcuni fossi in quella, che è che una sconfinata periferia costruita abusivamente a partire dagli anni’60 e poi condonata, se non addirittura ampliata…

In Umbria, dove il mese di agosto ha regalato meno pioggia del consueto (intorno a mm. 35), il livello del lago Trasimeno, dopo essere sceso fino a m. -1,63, grazie alle ultime precipitazioni è riuscito a qualche centimetro (ora è a m.      -1,56); i fiumi Paglia, Chiascio e Topino non registrano variazioni di rilievo.

Permangono stabili i livelli dei fiumi nelle Marche con la positiva eccezione del Tronto, che guadagna 15 centimetri dopo mesi di costante decrescita.

In Toscana sono principalmente le province di Firenze e Prato, nonché la Maremma e la  costa settentrionale ad aver registrato le maggiori cumulate di pioggia: sulla provincia fiorentina sono caduti oltre 100 millimetri d’acqua in meno di 24 ore, mentre in Versilia si sono raggiunti addirittura mm. 180. Le portate fluviali, fatta eccezione per i bacini del Serchio e dell’Ombrone, non hanno però subìto variazioni di rilievo.

In Liguria le forti piogge hanno causato tracimazioni nel Savonese (ad Albenga in meno di 6 ore sono caduti ben 181 millimetri di pioggia) ed allagamenti nel Levante, così come nel Tigullio; ad oggi le altezze idrometriche dei fiumi sono tornate al di sotto dei  livelli di allerta, pur mantenendo valori superiori alla media.

In Emilia-Romagna crescono principalmente le portate del fiume Enza  (+296% sulla media mensile!), mentre risultano ancora deficitari i flussi idrici di Savio, Reno e Taro.

Notevole è l’aumento di portata nel fiume Po, che in alcune stazioni di rilevamento supera di 2 volte e mezzo la portata rilevata soltanto 7 giorni fa; a Pontelagoscuro si superano mc/s 2200 corrispondenti ad un flusso in alveo, superiore di ben il 191% rispetto all’anno scorso.

Più a Nord, le piogge torrenziali hanno in molti casi incrementato enormemente le portate fluviali e riempito gli invasi. I volumi idrici dei laghi hanno registrato incrementi notevoli con il Maggiore che, cresciuto di cm. 45 in una settimana, ha raggiunto una percentuale di riempimento del 65,1%, mentre il Lario è al 45,3%, il Benaco all’80% ed il Sebino a quasi il 60%.

In Veneto sono in forte crescita le portate fluviali con l’Adige (mc. 238,47), che registra un incremento del 78% in 7 giorni, superando del 33%, il valore medio mensile; buone anche le condizioni idriche di Livenza, Piave, Brenta, Muson dei Sassi e Bacchiglione. Sulla regione, ad Agosto, è piovuto meno del consueto ( -36% con punte di -67% e -58% rispettivamente sui bacini di Livenza e Lemene) ed il mese, con  una media di +3,4°, è stato il secondo più caldo di sempre: a farne le spese, anche sulle Alpi orientali sono i ghiacciai, che nella maggior parte dei casi si sono sciolti ed anche la stazione di permafrost a Piz Boe ha subìto un ulteriore riduzione del ghiaccio (fonte: ARPAV).

Anche in Valle d’Aosta lo strato di permafrost dei ghiacciai (secondo Legambiente e la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, dagli anni’80 ad oggi la superficie dei ghiacciai italiani si è ridotta del 30%) è stato significativamente compromesso da un mese d’agosto mediamente più caldo della media (+2,5°) con lo zero termico, che ha superato i 5000 metri per diversi giorni, rimanendo costantemente sopra m.3500 anche durante le ore notturne (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile); per quanto riguarda i corsi d’acqua, la Dora Baltea registra una crescita di portata, superiore al 370% in una settimana, mentre salgono anche i livelli del torrente Lys (fonte: Centro Funzionale Regionale Protezione Civile).

Sul Piemonte le piogge violente (nell’arco di 15 ore, si sono sfiorati i 330 millimetri di pioggia!!!)  hanno provocato un aumento repentino dei livelli dei fiumi, con conseguenze anche gravi per la popolazione (la perdita della vita di un uomo travolto dalla piena del fiume Orco) ed i territori (in Val di Susa è straripato il rio Gerardo); recenti dati idrometrici vedono l’importante crescita del Tanaro con una portata superiore del 119% alla media. Il mese di agosto in Piemonte è stato più caldo  e meno piovoso del normale, registrando un deficit pluviometrico medio del 36%, maggiormente marcato sui bacini settentrionali (-56%).

Infine, anche la Lombardia si trova a fare la conta dei danni a seguito dei recenti eventi meteo, che hanno colpito principalmente il Milanese (cumulate superiori a mm. 100 in meno di 12 ore ed esondazione del fiume Lambro), la Brianza, il Lecchese e la Bergamasca (straripamento del torrente Morla).

“L’analisi dei dati del nostro report settimanale ci induce ad appellarci all’opinione pubblica, affinché cresca la consapevolezza della fase climatica, che sta attraversando il Paese; l’imprevedibilità della violenza atmosferica e la repentinità dei cambiamenti meteo devono indurre a tenere alta l’attenzione ad ogni livello come purtroppo dimostrato anche da recenti tragedie in montagna – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Sarà questo il focus di una nostra iniziativa, la settimana prossima, in occasione del salone Remtech, a Ferrara.”

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