Sputacchina e Xylella fastidiosa, un binomio letale

PHILAENUS SPUMARIUS, UN INSETTO COMUNE
Con il nome di “sputacchine” si fa riferimento a un gruppo di insetti appartenenti alla famiglia degli Aphrophoridae. Questi insetti negli stadi giovanili si sviluppano su piante spontanee producendo una caratteristica spuma che li ricopre e da cui prendono il nome di sputacchine.
Tra tutte le specie di sputacchine, ci soffermeremo su quella che viene chiamata “Sputacchina Media dei Prati”, ovvero il Philaenus spumarius.
Il Philaenus spumarius è una specie diffusa nei territori che vanno dalle coste atlantiche del Portogallo fino alle coste pacifiche della Russia. Le sue uova si trovano sui resti della vegetazione da dicembre a febbraio e con la ripresa vegetativa delle piante spontanee, a febbraio, le uova si schiudono dando vita ai giovani.
La specie ha cinque stadi giovanili poco mobili sulle piante spontanee ma verso la fine di aprile o l’inizio di maggio compaiono gli adulti, che sono in grado di disperdersi nell’ambiente volando o, più comunemente, saltando.

Il Philaenus spumarius è una specie polifaga, ossia si nutre di diverse piante durante la sua vita. Nelle fasi giovanili si alimenta di varie specie della flora spontanea, mentre da adulto può nutrirsi di diverse specie sia erbacee che arboree.
Tra le specie arboree vi è l’olivo, nello specifico questa può alimentarsi solo dei germogli “teneri”, quindi da maggio a luglio per poi scegliere altre piante quando i tessuti dell’olivo sono ormai lignificati.
La sputacchina resta sconosciuta ai più fino alla scoperta in Italia del batterio da quarantena Xylella fastidiosa.
XYLELLA FASTIDIOSA, UN BATTERIO DA QUARANTENA
Xylella fastidiosa è un batterio della famiglia delle Xanthomonadaceae, nativo del continente americano. È in grado di vivere e proliferare all’interno dei vasi che trasportano la linfa grezza di molte specie di piante.
Durante la moltiplicazione, produce una sostanza mucillaginosa detta biofilm, che nel tempo può occludere il vaso, generando uno scompenso del flusso linfatico che si manifesta, inizialmente con l’appassimento e l’accartocciamento delle foglie, portando infine al disseccamento completo ed alla morte delle piante.
Xylella fastidiosa ha diverse sottospecie, ossia organismi della stessa specie con differenze minime. Tra queste ricordiamo: la X. fastidiosa fastidiosa, che causa la malattia di Pierce della vite; e la X. fastidiosa pauca, che colpisce caffè, agrumi e olivo.
IL BINOMIO LETALE
La X. fastidiosa trovata nel 2013 nell’area di Gallipoli, che causa il disseccamento degli olivi, appartiene alla sottospecie pauca, ceppo ST53. Introdotto in Puglia, questo batterio ha trovato condizioni ottimali in termini di clima, piante ospite e vettore, questo gli ha permesso di diffondersi sul territorio.
Il vettore in questione è la sputacchina, ovvero il Philaenus spumarius, che ha reso questo batterio invasivo, quando un Philaenus spumarius non infetto si nutre di olivi infetti, può acquisire il patogeno e diventare vettore, trasmettendolo poi ad altri olivi
LA GESTIONE DELLA MALATTIA
La gestione efficace di X. fastidiosa deve concentrarsi sul controllo delle prime infezioni e non solo sul controllo della popolazione dei vettori.
Una gestione integrata ottimale dell’oliveto dovrebbe prevedere: l’uso di cloni di olivo resistenti, il controllo meccanico e/o chimico delle uova e dei giovani di P. spumarius, e il controllo chimico delle trasmissioni attraverso trattamenti sugli olivi nel periodo precedente alla comparsa degli adulti di sputacchina.
Per il controllo biologico delle sputacchine, nonostante siano presenti sul territorio nemici naturali, questi non risultano in grado di effettuare un contenimento significativo della popolazione allo stesso tempo sono in fase di sperimentazione studi su Zelus renardii, predatore alieno originario delle Americhe, che ha mostrato risultati promettenti in laboratorio.
Una strategia integrata che utilizzi misure agronomiche, genetiche, fisiche, chimiche, biotecnologiche e biologiche è fondamentale per la protezione dell’olivo e del territorio.
Articolo a cura di UGO PICCIOTTI