Spagna/Italia: il grande sorpasso

Il sorpasso sta nelle idee e nella visione, non nei numeri (pure importanti)

Torno da Madrid con un sentimento contrastante, com’è giusto che sia dal ritorno di un viaggio di lavoro. Passeggiare nei padiglioni della Fruit Attraction (ben 10 in questa edizione) ha confermato la visione con la quale intendo il sistema agricoltura, in un paese come quello iberico che riesce a performare dal punto di vista della governance, dei risultati commerciali e della ricerca.
Ormai la Spagna ci ha surclassato in tutte le variabili che connotano il sistema agricolo e questo è fuori di dubbio. E’ svilente vedere come un apparato politico, sovradimensionato come il nostro (anche lì ogni politico o operatore aspirante tale) coltiva il suo orticello di consensi, ma è indubbio il fatto che poi questa “delega” dalla base si traduca in sinergie operative e funzionali che portano vantaggi per tutti, a cascata fino al più piccolo coltivatore.
In Spagna si è saputo (e forse potuto) far sistema e sono stati furbi coloro i quali sedevano e siedono nei luoghi dove si costruiscono le policy, nel prendere decisioni concertate con tutti coloro i quali hanno i propri interessi nelle filiere. Ciò ha fatto in modo che ogni anello dei diversi comparti è non solo coinvolto, bensì motivato nel far parte di un qualcosa che percepisce come più grande, ma tangibile…concreto!
Una fiera è la vetrina di quello che il paese può e sa fare. Io la chiamo un presepe con tutte le figure in bella mostra. Un presepe però non deve essere solo bello, deve essere coerente con il contesto nel quale viene allestito…e la Spagna oggi è il contesto di un paese che sa aggregare, che sa ascoltare le istanze di tutti e sa tradurle in azioni politiche ed economiche coerenti ed efficaci.
Noi invece continuiamo ad aggirarci nei diversi padiglioni come bande armate: gangs of the park, piuttosto che gangs of new york: gironzoliamo come i bulletti da parco giochi, prendendocele dai tipi tosti. Amarcord dei bei tempi durante i quali il Made in Italy, forse era meno forte come brand, ma solido come sistema.

EDITORIALE A CURA DI DONATO FANELLI