Servono strateghi non stregoni
“Per produrre? Oggi ci vuole una grazia o una magia”. Nei tanti capannelli tra operatori in cui mi intrattengo tra fiere ed appuntamenti di lavoro in più di una occasione mi è capitato di ascoltare esternazioni del genere. Che dissento, perchè ritengo che oggi il vero agricoltore deve essere uno stratega e non uno stregone che fa la danza della pioggia o invoca aiuti divini di qualsiasi religione siano.
Chi coltiva deve avere una strategia PRIMA di coltivare e non dopo. Perchè variabili come scarsità di acqua, impoverimento del suolo, attacchi di insetti e parassiti, eventi meterologici estremi, innalzamento dei costi di produzione/imballaggio/trasporto/commercializzazione, fluttuazione delle quotazioni, concorrenza sleale di chi entra nel mercato comunitario e cibo “italian fake” nei mercati aggrediti all’estero sono variabili con cui fare i conti in maniera assidua e non sporadica.
Bisogna quindi pianificare diventando strateghi. Chi è lo stratega? Chiariamo sin da subito che chi deve programmare non è mai un singolo, per questo lo stratega è una figura collettiva dedita alla generazione di conoscenza – una conoscenza distribuita – finalizzata alla soluzione di problemi complessi, intrattabili da figure singole, e alla organizzazione di azioni coerenti a quella conoscenza. Bisogna avere un approccio strategico allo sviluppo, al mutamento, all’innovazione, ciò comporta un grande processo di apprendimento.
Sembrano parole strane, difficili..ma non lo sono, perchè un operatore della filiera brassicola su questo numero di Foglie afferma : “La fase di programmazione è fondamentale e strategica per il nostro sviluppo aziendale e ciò ci ha portato ad elaborare un calendario commerciale che ci permette finanche di anticipare i trend, perché con i nostri partner sappiamo quali sono le esigenze e, quindi, quali saranno le richieste”. Dunque…CONOSCENZA, scritto tutto in maiuscolo. Per sapere cosa fare, dobbiamo sapere innanzitutto. Dobbiamo conoscere tutto della nostra filiera e del mercato. Dobbiamo aver profilato il cliente, sapere i suoi gusti, le sue preferenze. Non è solo una questione di marketing, badate bene. Oggi per coltivare qualsiasi cosa bisogna ragionare bene sul timing del processo produttivo, ovvero “se” coltivare e “cosa” coltivare, e poi “quando” e “dove”. Calcolando il rischio! Già, il rischio! Bisogna partire dal presupposto che perderemo, si deve solo capire “quanto perderemo” in termini di produzione e volumi. Calcolare un indice tra l’atteso e l’effettivo sul quale quantificare il minimo ristoro per il rientro del capitale è l’abc dell’imprenditoria. Ecco perchè l’attivazione di strategie, ma soprattutto di strategie condivise che portano ad una aggregazione vera, ad una sinergia operativa è una condizione necessaria per avere un futuro.
Non servono danze della pioggia. Serve conoscenza, aggregazione, pianificazione. Serve strategia!