Serve una iniezione di fiducia con interventi di sostegno ad hoc

Nei giorni scorsi a Rutigliano, città nota per la produzione di pregiati grappoli di uva da tavola, un frutto che popola le campagne di questa meravigliosa cittadina, si è celebrata la 58^ Sagra dell’Uva, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la produzione gastronomica rutiglianese per eccellenza.

Ma tutta questa aria di festa è stata inesorabilmente interrotta dal clima che si respira nell’ultimo periodo.

I produttori negli ultimi mesi hanno visto succedersi innumerevoli catastrofi, a partire da quelle climatiche, con due violente grandinate e annessa tromba d’aria che hanno spazzato via gran parte del raccolto e danneggiato teli e reti. A finire (ma forse, a monte) l’insostenibile aumento dei costi di produzione causato dal caro prezzo delle materie prime, dell’energia e dei fertilizzanti. Il gasolio agricolo è passato da costare 0,40/ 0,50 euro a costare 1,50 euro. Il costo dell’energia elettrica scala vette sempre più alte di mese in mese, tanto che le bollette sono triplicate rispetto allo scorso anno.

A tutto questo inseriamoci anche un blocco delle vendite e un calo dei prezzi al produttore non indifferente bloccati a 0,35 – 0,40 euro per un kg di uva. 

Grazie al passa parola e ai vari gruppi WhatsApp, il mondo dell’uva da tavola si è incontrato venerdì 7 ottobre alle ore 19.30 presso il piazzale antistante l’Istituto Tecnico di Rutigliano.  Il messaggio girato sui vari gruppi era una forma di preghiera:

Sono invitati tutti gli agricoltori che non accettano questa situazione e che non accettano la svendita del prodotto. Venite a difendere il vostro prodotto, passate parola e vi aspettiamo in tanti per comunicarvi quali sono le iniziative da intraprendere per provare a farci sentire”.

Una preghiera che ha fatto colpo e che ha portato un bel numero di produttori a ritrovarsi. 

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giuseppe Valenzano, anche se molti del settore lo riconoscono con il nome di Pinuccio, ex assessore all’agricoltura di Rutigliano ma soprattutto Produttore

Gli incontri di questi giorni cosa hanno prodotto e quali proposte sono emerse? 

Gli incontri di questi giorni sono il frutto di un malessere generale del comparto dell’uva da tavola. Un malessere che si trascina ormai da tanti anni e che con l’inflazione che stiamo subendo nell’ultimo periodo, il clima che sembra essersi messo d’accordo l’inflazione ed il prezzo basso pagato ai produttori, sta innescando un una serie di proteste da parte del comparto. Adesso, quasi a fine campagna si iniziano a contare i morti e quello che è stato fatto ormai è acqua passata, bisogna armarsi per trovare delle soluzioni che ridiano area e respiro al comparto.

Dall’alto della sua esperienza come si è arrivati a questo punto e se vede una differenza con le rivolte degli anni passati? 

Vero anche negli anni passati di annate buie ce ne sono state. Dall’alto dei miei anni e della mia esperienza, dove ho coltivato la passione dei tendoni e la passione per l’uva , ho sempre respirato ansie e angosce, ma quest’anno la situazione è stata un trascinarsi di problemi mai risolti, dove si sono alternate annate sempre meno soddisfacenti che non hanno ricoperto gli ammanchi passati. Questo ha creato un massacro generale!

Non è giunta l’ora di pensare che l’unione fa la forza e che l’emergenza può essere il primo passo verso una nuova era produttiva?

Nel 2004 accadde un evento molto simile e tutti dicemmo che dalle ceneri si poteva  risorgere come una pianta sempre più forte e vigorosa, ed io in questo ci ho sempre creduto, anche a distanza di 18 anni. 

Riteniamo che in questo momento vada preso un provvedimento d’urgenza. Il settore verte in un momento di crisi profonda e bisogna prevenire anziché curare. Allora se c’è la possibilità di poter prevenire perché non farlo! Durante un incontro avvenuto in regione mi sono permesso di citare il decreto legislativo del 29 marzo del 2004 n.102, dove si parla di Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole e che nell’art. 1 menziona  Il Fondo di  solidarietà  nazionale  (FSN) che  ha  l’obiettivo  di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni  alle  produzioni  agricole  e  zootecniche,   alle   strutture, agli impianti produttivi ed  alle  infrastrutture agricole,  nelle  zone  colpite  da  calamità  naturali.  Potremmo iniziare da lì, senza fare assistenzialismo, ma facendo un’iniezione di fiducia nel tessuto produttivo.

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