RIDURRE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO, GRAZIE ALBERI

La qualità dell’aria nell’ambiente urbano continua a essere una delle principali preoccupazioni per la salute delle persone. Infatti, secondo il rapporto sul Global Enviromental Outlook (Geo) dell’Onu, un quarto delle morti premature e delle malattie in tutto il mondo è legato all’inquinamento e ai danni all’ambiente causati dall’uomo.

https://www.qualenergia.it/articoli/20171013-l-inquinamento-atmosferico-europa-fa-428mila-morti-all-anno/

Ad esempio in Cina, senza il coronavirus, si sarebbero verificati 1,2 milioni di decessi legati direttamente alla concentrazione di inquinanti atmosferici nell’arco dell’anno, la media sarebbe di 3.300 decessi al giorno. In Italia, le conseguenze dell’inquinamento causano la morte di un numero di persone compreso fra 80.000 e 90.000 morti l’anno, cioè circa 230 morti al giorno (Ferrini F., Economie&FinanzaVerde, 2020)Esistono molteplici soluzioni verdi per combattere questo problema, ovvero la progettazione e realizzazione delle alberature stradali, barriere vegetali, pareti verdi e tetti verdi. Questi tipi di vegetazione agiscono come corpi porosi, influenzando i modelli di dispersione locale e aiutano la deposizione e la rimozione di inquinanti presenti nell’aria.Ad oggi, gli abitanti delle città sono costantemente esposti a elevati livelli di inquinanti atmosferici nocivi per la salute, tra i quali troviamo il particolato atmosferico (PMx), l’ozono troposferico (O3), gli ossidi di azoto (NO, NO2), il monossido di carbonio (CO), i composti organici volatili (VOCs), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e gli ossidi di zolfo (SO2 e SO3).Ma vediamone brevemente uno per uno.Il particolato atmosferico (PMx) è un contaminante dell’aria che si trova in sospensione nell’atmosfera. Esso è costituito da sostanze solide tra cui metalli pesanti, elementi in genere, particelle di sostanze di carbonio incombuste, idrocarburi policiclici aromatici (PAH) e altre sostanze sospese. Il PMx ha origine da processi di combustione incompleta tipica di attività e processi industriali, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico, può provenire anche da altre fonti come il trasporto di particelle di origini naturale da parte delle componenti atmosferiche.

Fonte: https://www.regionieambiente.it/inquinanti_atmosferici_ispra_rapporto/

L’Ozono (O3) è indispensabile nella stratosfera dove svolge una funzione protettiva per gli esseri viventi nei confronti delle radiazioni ultraviolette (UV), mentre è fonte di grande preoccupazione per la salute delle persone e per l’ecosistema se supera certi livelli nei bassi strati dell’atmosfera (troposfera). Questa non è una sostanza emessa direttamente nell’aria, ma si può formare in seguito a complesse reazioni chimiche tra i composti organici volatili (VOC) e gli ossidi di azoto (NOx) in presenza di radiazione solare e temperature elevata (processo di fotolisi). Essendo un potente ossidante attacca i tessuti delle vie aeree, provocando disturbi alla respirazione e aggrava gli episodi di asma.L’ossido di azoto (NO) è un gas incolore e inodore che tende a trasformarsi in biossido di azoto (NO2). L’NO2 provoca irritazione all’apparato respiratorio, provocando lesioni infiammatorie irreversibili del tessuto polmonare in caso di forte esposizione. Inoltre, il biossido di azoto, può essere causa di convulsioni, paralisi del sistema nervoso centrale e di irritazioni al sistema respiratorio.Il monossido di carbonio (CO) si forma sempre nei fenomeni di combustione incompleta e il suo effetto nocivo sta nella capacità di fissarsi stabilmente all’emoglobina del sangue, formando un complesso (chiamato carbossiemoglobina), che impedisce la normale funzione trasportatrice dell’ossigeno e il sistema nervoso centrale e gli organi di senso sono i primi ad essere colpiti.I composti organici volatili (VOCs) possono avere diverse origini e in base a questo avere una diversa classificazione. Parliamo di composti antropogenici che derivano principalmente da attività umane (solventi derivanti da petrolio e i prodotti della combustione), composti biomedici di origine prevalentemente naturale (olii essenziali vegetali) e per ultimo i composti antropogenici e biomedici, come l’isoprene, largamente sintetizzato a livello industriale per la produzione di materie plastiche e gomme sintetiche. I VOCs possono dar luogo ad anemia, disturbi nervosi, leucemia, ma soprattutto aumentano il rischio di cancro.Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono una classe numerosa di composti organici, caratterizzati strutturalmente dalla presenza di due o più anelli aromatici condensati fra loro. Si trovano naturalmente nel carbon fossile e nel petrolio, da cui si estraggono. Sono potenti inquinanti atmosferici e la loro formazione per cause antropiche avviene nel corso di combustioni incomplete di combustibili fossili, legname, grassi e composti organici in generale.Gli ossidi di zolfo presenti nell’atmosfera sono l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3) che in presenza di umidità si converte in acido solforico.L’anidride solforosa è un gas incolore, irritante, non infiammabile, molto solubile in acqua e dall’odore pungente. Dato che è più pesante dell’aria tende a stratificarsi nelle zone più basse. Deriva dallo zolfo nel corso di processi di combustione delle sostanze che contengono questo elemento come i combustibili fossili quali carbone, olio combustibile e gasolio. Contribuisce all’insorgere e al peggioramento delle infezioni delle vie respiratorie tanto che concentrazioni molto forti possono causare la distruzione dei tessuti.L’anidride solforica è un composto chimico corrosivo che reagendo con acqua produce acido solforico, inoltre può essere utilizzato come agente solfonante nell’industria dei coloranti. L’anidride solforica è un composto molto pericoloso a causa della sua reattività; infatti se inalata, può reagire con l’acqua delle mucose nasali e della salvia trasformandola in acido solforico; inoltre l’SO3 può provocare l’insorgenza di cancro.Questi composti sono responsabili, insieme con gli NOx delle piogge acide (Santosuosso A., et al., 2019)


Fonte: http://relazione.ambiente.piemonte.it/2017/it/clima/impatti/qualita-aria

Esistono numerosi studi scientifici che affermano che gli alberi posseggono la capacità di “ripulire” l’aria.Basti pensare che, secondo alcune elaborazioni di modelli, gli alberi riducono di circa l’1% la concentrazione dei principali inquinanti. Inizialmente può sembrare una percentuale molto bassa, ma invece corrisponde a salvare circa 850 vite l’anno, oltre a evitare 670.000 malattie respiratorie acute (fonte: Focus).Secondo alcuni ricercatori dell’University of Southampton, a Londra gli alberi rimuovono ogni anno tra le 850 e le 2.100 tonnellate di Pm10. Nel 2010 è stato scoperto che gli alberi e le foreste degli Stati Uniti hanno rimosso 17,4 milioni di tonnellate di inquinamento atmosferico con effetti positivi sulla salute umana valutati in 6,8 miliari di dollari (fonte: Conalpa 2018).Uno dei meccanismi con cui gli alberi catturano il particolato atmosferico (PMx) e gli altri inquinanti gassosi è la deposizione secca.In linea generale, la deposizione secca ha tre fasi: la fase aerodinamica (o trasporto turbolento), fase laminare (o trasporto nello stato laminare) e fase superficiale (o trasporto al suolo).Nella deposizione secca bisogna prendere in considerazione molti aspetti come il vento, le condizioni meteorologiche e l’uso del suolo (diversi tipi di vegetazione, natura del suolo, ecc.) (Santosuosso A., et al., 2019).Quali sono le specie che sono in grado di contrastare maggiormente l’inquinamento?L’Ibimet, ovvero l’Istituto di biometeorologia del CNR di Bologna, ha redatto una classifica degli esemplari arborei di fornire maggiori risultati in aree fortemente inquinate; anche se tutti gli alberi hanno la capacità di combattere l’inquinamento.I migliori alberi antiinquinamento sono: bagolaro (Celtis australis), biancospino (Crataegus spp.), tiglio (Tilia cordata e plathyphyllos), platano (Platanus spp.), acero campestre (Acer campestris), acero riccio (Acer platanoides), acero di monte (Acer pseudoplatanus), albero di giuda (Cercis siliquastrum), ontano nero (Alnus glutinosa), Ippocastano (Aesclulus sp.), gelso nero (Morus nigra), Gingko biloba, orniello (Fraxinus ornus), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), leccio (Quercus ilex), melo da fiore (Malus “everest”), mirabolano (Prunus cerasifera), ciliegio selvatico (Prunus avium), sambuco (Sambucus nigra), olmo comune (Ulmus minor), Cerro (Quercus cerris), Liriodendron (Liriodendron tulipifera), Carpino bianco (Carpinus betulus), Tasso (Taxus baccata), Tamerice (Tamarix gallica).Una ricca biodiversità in ambiente urbano rende più efficace la lotta agli agenti inquinanti. I sempreverdi hanno la capacità di trattenere il particolato anche d’inverno mentre le caducifoglie a riposo continuano ad utilizzare il tronco e le ramificazioni.Le alberature capaci di captare il particolato atmosferico possono essere combinate a delle barriere verdi con speciearbustive rustiche e resistenti in grado di completare il lavoro di purificazione dell’aria.Tra i migliori arbusti per siepi anti-inquinamento si possono utilizzare il ligustro (Ligustrum vulgare, Ligustrum lucidum, Ligustrum ovalifolium), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), la sanguinella (Cornus sanguinea), il Berberis (Berberis spp.), l’Ibisco (Hibiscus siriacus), Bosso (Buxus sempervirens), Eleagno (Eleagnus spp.), Lauroceraso (Prunus laurocerasus), Lagerstroemia (Lagerstroemia indica), Alloro (Laurus nobilis), Laurotino (Viburnum tinus), Corbezzolo (Arbutus unedo), Cotoneaster (Cotonaster spp.), Agazzino (Pyracantha spp.), Fusaggine (Evonimus europaeus), Spirea (Spirea spp.), Fiore d’Angelo (Philadelphius spp.), il Synphoricarpus spp, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), l’olivello di Boemia (Eleagnus angustifolia).Tra i rampicanti particolarmente resistenti in ambiente urbano che possono svolgere un’egregia opera di purificazione dell’aria ci sono l’edera (Hedera spp.), la vite canadese (Parthenocissus spp.) e il glicine (Wisteria chinensis) (fonte: Conalpa 2018).Questo articolo spero si di aiuto per comprendere l’importanza degli alberi nella riduzione degli inquinanti atmosferici e porre una maggiore attenzione in merito alle potature degli alberi urbani che andrebbero gestiti con maggior consapevolezza e soprattutto senza capitozzature.

BIBLIOGRAFIA

http://www.conalpa.it/alberi-e-arbusti-anti-inquinamento/

https://www.focus.it/scienza/salute/alberi-contro linquinamento

https://www.economiaefinanzaverde.it/2020/03/21/linquinamento-gli-alberi-e-le-pandemie/

Santosuosso A., et al., 2019 “Utilizzo di barriere arbustive sempreverdi per la riduzione del traffico veicolare: un esperimento per studiare le dinamiche di tre frazioni di particolato sottile durante le diverse stagioni”

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