Reddito alimentare, capiamone di più!
Partiamo dall’inizio. Dall’insediamento del nuovo Governo ci sono state prese di posizione sulle politiche agroalimentari, con motivazioni ideologiche contro quel tanto sbandierato “sovranismo”. Ma quale è la criticità del sistema agroalimentare che accomuna tutte le filiere?
Le criticità del sistema agroalimentare in questo momento storico sono legate soprattutto alla ingovernabilità dei prezzi. Infatti l’aumento dei costi legati alle materie prime e le note difficoltà di reperimento della manodopera, hanno determinato una distorsione del sistema agroalimentare. Alla formazione dei prezzi alimentari al consumo contribuiscono in maniera rilevante i costi sostenuti dagli operatori interni nel reperire i beni e servizi offerti da attori esterni indispensabili per lo sviluppo della filiera. Pensiamo ad esempio ai mezzi tecnici per l’agricoltura: additivi, ingredienti e preparati per l’industria alimentare, energia elettrica e altri servizi (acqua, gas ecc.), trasporto, logistica a cui viene delegato il compito di ottimizzare la gestione di trasporti e consegne, comunicazione/promozione, tecnologie e beni strumentali/accessori macchinari, packaging, ecc; altri servizi (consulenziali, certificazione, laboratori analisi, ecc.).
Passando al sovranismo alla parola chiave: reddito alimentare. Cosa si intende?
Il reddito alimentare è una misura prevista nell’ultima legge di bilancio e prevede l’istituzione di un fondo di 1,5 milioni di euro per il 2023 e di 2 milioni dal 2024 per finanziare nelle 10 città metropolitane l’avvio della fase sperimentale del progetto che dovrebbe raggiungere una platea di 5,6 milioni di persone.
I fondi serviranno a finanziare l’erogazione di pacchi contenenti generi alimentari e beni di prima necessità destinati a soggetti fragili, con situazioni economiche di estrema povertà.
I pacchi alimentari potranno essere prenotati mediante un’apposita applicazione e successivamente ritirati presso uno dei centri di distribuzione sul territorio che saranno individuati in una fase successiva. Per i soggetti fragili è prevista la consegna presso il domicilio del beneficiario.
In buona sostanza questa misura finanzia un servizio di logistica che prevede il ritiro di cibo presso la GDO prossimo alla scadenza (o danneggiato nella confezione) e ridistribuito ai soggetti in condizione di povertà e fragilità.
Cosa spinge il Governo a pensare che ci sia un problema per le fasce meno abbienti nel reperire cibo sano, di buona qualità e soprattutto made in Italy
Il Governo attraverso una misura ideologica sta sostanzialmente spostando risorse del RDC per destinarle al reddito alimentare; pregevole il recupero di cibo che altrimenti sarebbe andato distrutto ma, francamente, la misura per raggiungere il risultato sperato dovrà essere implementata attraverso servizi di logistica adeguati ed attraverso un dialogo costante con i centri di ascolto Caritas.
Per garantire qualità al cibo da destinare alle fasce meno abbienti il Governo potrebbe immaginare una filiera corta che metta in contatto diretto centri di distribuzione e produttori agricoli; servono risorse, capacità di ragionamento e volontà politica.
Con un abbassamento del potere di acquisto si mangia meno e peggio. basterà questa misura a cambiare la situazione?
Assolutamente no. Bisogna necessariamente diminuire i passaggi nel sistema della filiera agroalimentare. Mercati di prossimità, punti vendita per produttori locali e sistemi di marketplace devono combattere i numerosi passaggi che il prodotto attraversa sino alla sua materiale commercializzazione. Per cercare di gestire il prezzo, garantendo qualità al consumatore, bisogna inaugurare un percorso che veda la GDO non più monopolista, ma legata a logiche di mercato sostenibili. Diverse misure del PSR 2014-2020 tradotte sul territorio dai GAL locali si sono concentrate proprio in questa direzione.
Per centrare questo obiettivo serve la collaborazione di tutti gli attori economici, culturali e politici di ogni singolo territorio. Insomma nessuno si salva da solo!