Quale frutticoltura per il futuro? La grande opportunità dei fondi PNRR

A cura di Agrimeca Grape and Fruit Consulting srl

Le difficoltà del comparto frutticolo italiano sono diventate ormai strutturali e mettono a nudo le criticità da sempre evocate ed evidenziate, ma mai seriamente affrontate per una completa risoluzione.

Ad esse si sommano i disastri causati da eventi climatici avversi, ormai così ricorrenti da non essere derubricati a casi sporadici, ma a fenomeni con i quali si dovrà necessariamente convivere in futuro.

Le criticità del settore

Diverse sono le criticità da affrontare, ma serve la consapevolezza di doverle riconoscere per adottare soluzioni appropriate e per ridare slancio al settore.

Da anni si assiste ad una riduzione costante delle superfici coltivate, con la sola eccezione di actinidia, che mostra un trend di crescita continuo.

Anche le emergenze fitosanitarie hanno portato ad un forte ridimensionamento delle superfici investite.

L’eccessiva frammentazione delle superfici, non trova quasi mai una soluzione in forme di aggregazione e cooperazione strutturali tali da consentire economie di scala ed il ricorso a strumenti e tecnologie innovative che permettano di raggiungere livelli di competitività in grado di assicurare redditività accettabili.

La conseguente scarsa aggregazione della produzione, non permette di affrontare i mercati internazionali in maniera competitiva e ogni anno si registra l’erosione di fette di mercato per prodotti di cui solo un decennio fa si pensava fossero di nostro esclusivo dominio.

Le agricolture dei paesi nostri competitori nel settore dell’uva da tavola, delle ciliegie, ecc. crescono, facendo tesoro dei nostri errori e per i costi di produzione notoriamente più bassi, che rendono più competitiva l’offerta.

Una necessaria presa di coscienza

I grandi temi da affrontare riguardano i cambiamenti climatici e la globalizzazione delle coltivazioni e del commercio di produzioni che in passato pensavamo fossero di nostra esclusiva pertinenza.

Cosa fare? E’ tutto irrimediabilmente perduto e si va verso un ulteriore  forte ridimensionamento della nostra frutticoltura?

E’ d’obbligo guardarsi intorno e far tesoro delle esperienze positive che ci sono anche in Italia.

Per esempio, la forte aggregazione nel comparto delle mele, pur con migliaia di aziende con superfici medie di poco superiori ad 1 ha, associata ad un vivace ricambio varietale verso varietà più adatte alle mutate esigenze del consumatore rispetto alla tradizionale Golden Delicious, permette di contrastare l’aggressività di altri paesi produttori che si affacciano sul mercato.

Mentre da noi si estirpano i ciliegeti, non pensando ad un rinnovo varietale o a sistemi d’impianti più efficienti, in Emilia Romagna, Veneto ed in Trentino Alto Adige, si rinnova una cerasicoltura basata su criteri moderni: rinnovo varietale e frutteti coperti.

In ultimo, la consapevolezza che la frutta made in Italy è in genere ricercata dal consumatore nazionale e straniero. Già questo costituisce stimolo e motivazioni per tutti gli attori della filiera a non demordere ed impegnarsi ancor di più.

Il nostro paese vanta eccellenze nella ricerca, nella sperimentazione, nell’assistenza tecnica, nel vivaismo e nella produzione di mezzi al servizio della produzione e del post-raccolta.

Occorre fare squadra e mettere a sistema i vari settori.

Linee guida per il futuro

Le politiche comunitarie indicano la strada della transizione ecologica, che tradotta nel nostro caso dovrà significare sostenibilità ecologica associata ad un’adeguata e dignitosa remunerazione delle aziende frutticole.

Il PNRR, con la disponibilità di risorse mai prima disponibili dalla UE con l’obiettivo della transizione ecologica rappresenta le linee guida per le azioni future.

Innovazione tecnologica, formazione e ricerca mirata a favore dell’agricoltura biologica, al fine di disporre di varietà e mezzi utili che ne permettano una più ampia diffusione devono avere la precedenza assoluta.

Il V bando sui programmi interregionali di filiera, di prossima pubblicazione da parte del Mipaaf, sia l’occasione per stabilire nuovi rapporti tra i diversi attori della filiera, con scelte strategiche di fondo e gestione che estenda i benefici a tutti i partner, senza disparità.

Le risorse del PNRR rappresentano pertanto un’occasione unica e forse l’ultima per ristrutturare e rafforzare le filiere frutticole, attraverso la creazione di know-how e di nuovi prodotti ed il trasferimento delle innovazioni alle aziende.

Avanti con fiducia verso le nuove tecnologie per aumentare la competitività delle imprese e per esaltare la qualità e bontà delle nostra frutta, mettendo da parte le diffidenze che finora sono alla base della situazione attuale.

E’ l’unica via per rialzarsi e giocare ancora un ruolo da protagonisti.

Al contrario rimarranno solo i ricordi ed i rimpianti dei tempi passati, ma anche l’amara constatazione di non essere stati capaci di cogliere le opportunità offerte.

 

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