Puglia, economia a due velocità: tra crisi agricole, nuove sfide occupazionali e la morsa del clima

Il 2023 ha segnato profondi cambiamenti nell’economia pugliese. Se, da un lato, il commercio al dettaglio e la pesca mostrano segnali incoraggianti, dall’altro il comparto agricolo sta affrontando una delle fasi più critiche degli ultimi anni. Il dato più allarmante riguarda l’occupazione nel settore primario: gli addetti sono diminuiti del 3%, evidenziando una fuga di lavoratori che rischia di compromettere la tenuta del comparto.

Non è solo un problema di numeri: la manodopera sta invecchiando, i giovani guardano altrove e il costo della terra continua a salire, complice l’interesse degli investitori per il fotovoltaico. A ciò si aggiunge un clima sempre più instabile, con una siccità che ha raggiunto livelli preoccupanti.

Elementi, questi, che delineano uno scenario complesso in cui la Puglia si trova a un bivio tra innovazione e rischio di declino.

Manodopera in fuga: il lavoro nei campi non attira più

Il calo del 3% degli addetti nel settore agricolo conferma un trend negativo già in atto da anni. 

Ma quali sono le cause per cui sempre più lavoratori stanno abbandonando le campagne?

1.Redditi insufficienti – Il lavoro nei campi è sempre più precario e poco remunerativo. Contratti stagionali e bassi salari rendono il settore meno competitivo rispetto ad altri ambiti lavorativi.

2.Costi in aumento – Le aziende agricole, schiacciate dal caro energia e dall’inflazione, riducono le assunzioni fisse e si affidano a cooperative o manodopera occasionale.

3.Cambio generazionale mancato – I giovani preferiscono impieghi nei servizi o nell’industria, ritenuti più stabili e remunerativi. L’età media degli agricoltori si alza e il ricambio generazionale fatica a concretizzarsi.

Se questa tendenza continuerà, il rischio è un progressivo abbandono delle terre coltivate, con conseguenze gravi per la produzione agroalimentare e per il tessuto economico delle aree rurali.

Terreni contesi: agricoltori contro speculatori

Negli ultimi anni, la terra pugliese è diventata un bene sempre più ambita, ma spesso gli acquirenti non sono agricoltori. Investitori esterni stanno acquisendo superfici agricole non per coltivarle, ma per installare impianti fotovoltaici.

L’agrivoltaico, ovvero l’uso combinato di terreni per agricoltura ed energia solare, potrebbe rappresentare un’opportunità, ma in molti casi l’agricoltura viene sacrificata del tutto in favore della produzione elettrica. Questo fenomeno sta facendo lievitare i prezzi dei terreni, rendendo più difficile per gli agricoltori locali espandere le proprie aziende.

Se da un lato la transizione energetica è necessaria, dall’altro una deregulation eccessiva rischia di sottrarre alla regione ampie superfici coltivabili. Senza una pianificazione strategica, la Puglia potrebbe trovarsi con sempre meno terra destinata all’agricoltura e una crescente dipendenza dalle importazioni alimentari.

Crisi agrumicola e riconversioni forzate

Il settore agrumicolo, un tempo fiore all’occhiello della produzione regionale, è ora in forte difficoltà. Nella fascia ionica tarantina, molti produttori stanno riconvertendo le loro colture o addirittura lasciando i campi incolti.

A pesare sono l’aumento dei costi, la concorrenza dei prodotti esteri e la progressiva perdita di redditività. 

Al contrario, il comparto cerealicolo si mantiene stabile e rappresenta oggi il 28% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU).

Questa trasformazione sta ridisegnando il panorama agricolo della regione. La Puglia potrebbe perdere alcune delle sue colture simbolo, a favore di produzioni più redditizie e meno esposte alla volatilità del mercato globale.

Pesca in ripresa: un settore che resiste alle difficoltà

Uno dei pochi comparti a chiudere il 2023 in positivo è la pesca. La produzione è aumentata del 10% in quantità e del 7% in valore, con un totale di 12.463 tonnellate sbarcate.

Il prezzo medio del pescato pugliese alla prima vendita ha raggiunto 6,80 €/kg, ben oltre la media nazionale di 5,80 €/kg. Tra le specie più richieste figurano nasello, gambero rosa mediterraneo, pannocchia e seppie.

Nonostante le difficoltà legate ai cambiamenti climatici e alla concorrenza internazionale, il comparto ittico si conferma una risorsa chiave per l’economia costiera pugliese.

Siccità e desertificazione: l’incognita climatica

Il 2023 ha registrato livelli di siccità eccezionali, con precipitazioni ai minimi storici tra settembre e dicembre. Le colture autunnali hanno subito danni irreversibili e i costi per l’irrigazione d’emergenza sono aumentati drasticamente.

Senza interventi strutturali per la gestione delle risorse idriche, il rischio di desertificazione è sempre più concreto. La mancanza d’acqua minaccia non solo l’agricoltura, ma l’intero equilibrio ambientale della regione.

Quale futuro per la Puglia?

L’analisi dell’ultimo periodo evidenzia una regione in piena trasformazione. Se alcuni settori mostrano segni di dinamismo, altri attraversano crisi strutturali che richiedono risposte urgenti.

Senza investimenti mirati e una strategia di lungo periodo, la Puglia rischia di perdere pezzi fondamentali della sua economia. Serve un piano che tuteli il lavoro agricolo, regoli l’uso del territorio e gestisca in modo sostenibile le risorse idriche.

Il futuro della regione si gioca sulla scacchiera tra innovazione e rischio di declino. La direzione che verrà presa nei prossimi anni determinerà il volto della Puglia di domani.

A cura di Antonietta Cea