Possibili strategie per un’alimentazione sana – Dott. Raffaele Cicorella

Cari lettori di Foglie, ben ritrovati in questo nuovo numero in cui riprendo il mio precedente approfondimento su domande di attualità ma prima ancora colgo, innanzitutto, l’occasione per augurarvi un felicissimo nuovo anno e che spero sia iniziato nei migliori dei modi.

Tornando, quindi, sulla situazione presente e futura, non rosea, dei nostri figli e delle loro scelte alimentari che sembrerebbero essere influenzate più dalle abili strategie di comunicazione delle lobby delle industrie alimentari che da un vero motivo di salute e benessere, una domanda che potrebbe nascere è: “Quali sono le strategie per tornare a mangiare bene e sano? E quali sono le responsabilità dei genitori, quali delle istituzioni e quali quelle del sistema agroalimentare inteso nella sua accezione più ampia?”

Diffondere una nutrizione funzionale ovvero ciò che realmente funziona e non ciò che dovrebbe essere perché si è sempre fatto così, è il primo passo da fare da parte di noi professionisti.

In più, una grossa mano possono darla le istituzioni che insieme alle realtà locali dell’agroalimentare possono dare supporto ai genitori e alle famiglie in tanti modi. 

Ad esempio, introducendo una materia come “alimentazione e nutrizione” nelle scuole di ogni grado o, quanto meno poter sviluppare e promuovere progetti, PON, eventi per responsabilizzare tutti sull’importanza del vero cibo e su ciò che l’evidenza scientifica oggi ci da come riferimento e non, quindi, per insegnare a seguire la solita piramide alimentare basata su errori e che per 60 anni è stata diffusa in ogni parte del mondo.

Inoltre, sarebbe utile affidarsi ad un valido professionista della nutrizione e/o del pediatra che possa, in prima persona, aiutare i genitori e le famiglie a dare delle indicazioni e degli spunti (*).

Tutto questo per poter coinvolgere i nostri figli, indipendentemente dalla loro fascia d’età, in ciò che è l’aspetto sensoriale del cibo con i suoi sapori, gusti e colori cercando così di invertire quella statistica di Coldiretti secondo cui in Italia solo 1 bambino su 3 mangia verdura e 1 bambino su 2 mangia la frutta. 

Il tutto può diventare utile per prevenire e scongiurare quelle che possono essere conseguenze maggiori per i nostri figli sia per la salute come l’obesità infantile, asma, allergie, fegato grasso non alcolico, problemi posturali e motori e sia per la società come le immotivabili e ingiustificabili esclusioni e discriminazioni per via dell’aspetto e del peso e che spesso, purtroppo, sentiamo succedere quotidianamente.

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