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Pollin Actor: Gli impollinatori contribuiscono alla produzione del 75% delle colture alimentari

Gli ecosistemi offrono una serie di “servizi” che garantiscono importanti benefici per l’uomo. Uno di questi è costituito dall’impollinazione mediata da animali, in particolare dagli insetti (Potts et al., 2016). Gli impollinatori contribuiscono alla produzione del 75% delle colture alimentari, aumentane resa e qualità (Klein et al., 2007). Le colture interessate includono frutta e verdura, essenziali per la dieta e l’alimentazione umana, essendo fonte di vitamine e minerali. Tra le colture più esigenti troviamo ad esempio mela, pomodori, ciliegia, pesca, melone, fragola, girasole e colza.

Tra gli insetti impollinatori, il più conosciuto e studiato è sicuramente l’Ape mellifera (Apis Mellifera), che contribuisce ad aumentare la resa del 96% delle coltivazioni influenzate dall’impollinazione animale (Potts et al., 2010). L’attività apistica ai fini della produzione di miele risulta quindi importantissima anche ai fini della produzione agricola. Anche le specie di impollinatori selvatici contribuiscono in modo importante all’impollinazione delle coltivazioni (Klein et al., 2007).⁠ Esistono infatti migliaia di altre specie di api, numerosissime specie di lepidotteri (farfalle), ditteri (sirfidi) etc. che si nutrono di polline e nettare e che risultano quindi essere efficienti impollinatori di piante sia selvatiche che coltivate. A livello globale, il contributo economico degli impollinatori alla produzione agricola è stimato essere pari a 215 miliardi di dollari (Vanbergen et al., 2013).

Negli ultimi anni è stato riscontrato un preoccupante declino dell’abbondanza, della diversità e dello stato di salute degli impollinatori, domestici e selvatici. Sia in Europa che nel Nord America l’abbondanza e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite sia a livello locale che a scala regionale (Potts et al., 2010). Per quanto riguarda le colonie di api mellifere, nonostante vi sia stato un generale aumento del numero di alveari negli ultimi 50 anni a livello globale, se ne è registrata una forte diminuzione in Europa e negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra Mondiale: in Europa sono diminuite del 25% dal 1985 al 2005 mentre negli USA il numero di alveari è diminuito del 59% dal 1947 al 2005 (Potts et al., 2010). A preoccupare sono inoltre i frequenti eventi di moria invernali e primaverili.

Ad oggi non è stato ancora possibile identificare una unica causa per il generale declino degli impollinatori, ma piuttosto un insieme di fattori che influiscono negativamente sulla loro salute, crescita e quindi sopravvivenza.

I fattori più importanti sono la perdita e frammentazione degli habitat naturali, l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura, il cambiamento climatico e la presenza di agenti patogeni come l’acaro varroa (Varroa Destructor,González-Varo et al. 2013, Vanbergen et al., 2013). Considerando inoltre il significativo aumento di volume di raccolti delle colture dipendenti dagli impollinatori (+ 300% negli ultimi 50 anni), l’offerta del servizio ecologico dell’impollinazione potrebbe non soddisfare la domanda di impollinazione necessaria a massimizzare la produzione di queste colture (Aizen et al., 2019).

Autore: Rosa Porro

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