Plastic-Puglia presenta la “seminiera ecologica”

Un prodotto innovativo e sostenibile

 

Promuovere un’economia circolare, investire in tecnologie rispettose per l’ambiente: sono gli “obiettivi inderogabili” che l’Unione Europea si accinge a perseguire nei prossimi anni, nel frattempo le risposte del mercato green non si fanno attendere. Quest’oggi vogliamo focalizzare l’attenzione su un esempio virtuoso di gestione del problema alla fonte: quello di un contenitore fortemente impattante sia in termini di smaltimento per l’utilizzatore finale che in termini ambientali: la seminiera in polistirolo (EPS), un imballaggio ancora oggi diffusamente utilizzato in agricoltura e non di rado abbandonato sui cigli stradali di campagna, perché un rifiuto speciale da trattare secondo regole specifiche di smaltimento.

Una prassi, quella dell’abbandono indiscriminato, che sottrae il consumatore dal costo di smaltimento ma lo espone a rischi di illecito con sanzioni civili e penali. Oltre a casi estremi, in cui si pensa di dare fiamme alle seminiere liberando nell’ambiente la micidiale diossina con risvolti inquinanti anche per gli orti circostanti. Una risposta risolutiva a queste pratiche illegali, devastanti per l’agricoltura e l’ambiente, giunge dalla Plastic- Puglia di Monopoli (azienda leader nella produzione di sistemi d’irrigazione in polietilene) con la messa a punto di una “seminiera ecologica” in polipropilene. Un prodotto presente sul mercato già da cinque anni, ma oggi rimodulato grazie ai suggerimenti degli operatori del settore (in testa florovivaisti).

Ad illustrare la nuova seminiera con le sue performanti funzioni e caratteristiche tecniche, è stato un convegno lo scorso 18 maggio presso la sede aziendale, alla presenza del fondatore nonché presidente del Gruppo Industriale, il barone Vitantonio Colucci, di esponenti regionali e addetti ai lavori. Il neonato plateau per la semina, realizzato in plastica rigida è dotato di 228 alveoli, termoformata per l’utilizzo vivaistico, sia orticolo che floristico, adatto per processi produttivi manuali o meccanizzati, è inoltre resistente agli urti e al calore. Una caratteristica importante: è totalmente sovrapponibile (il polistirolo ha un volume tre volte maggiore) con il vantaggio di occupare poco spazio sia nello stoccaggio che nel trasporto, riducendone i costi.

È totalmente riciclabile e riutilizzabile per 10 anni. Inoltre la dotazione di alveoli lisci a tronco di piramide consentono la facile estrazione della zolla con la piantina evitando il danneggiamento delle radici capillari, come avviene con i vecchi semenzai il polistirolo (le pareti lisce degli alveoli evitano l’ancoraggio delle radici e l’assorbimento di eventuali contaminanti, specie nel caso piante di prezzemolo, sedano, finocchio, lattuga e basilico), requisiti che permettono una maggiore crescita dell’apparato radicale e un rapido attecchimento in fase di trapianto; le radici integre consentono poi una veloce ripresa vegetativa; il colore nero è resistente ai raggi ultravioletti. Indubbiamente i molteplici utilizzi ne ammortizzano il costo iniziale. A fine ciclo di vita conserva ancora valore in quanto riciclabile. Trattandosi di un “bene strumentale” senza inquinamento ambientale può essere finanziabile da leggi regionali e comunitarie. Così come nel convegno del 18 maggio scorso, facciamo nostra l’istanza unanime di poter sfruttare i PSR 2021-2022 a sostegno delle imprese agricole, in particolare incentivandole nel passaggio verso un’agricoltura sostenibile, e quindi più attenta all’ambiente.

Articolo a cura di Paola Dileo

Foglie TV Administrator
image_pdfScarica l'articolo in PDFimage_printStampa l'articolo
Potrebbe interessarti anche...