Pil Italia: Cala soli in agricoltura, rischia 1/3 delle aziende
In controtendenza all’andamento generale, il valore aggiunto cala solo per l’agricoltura e la pesca che fanno registrare una riduzione dell’1,3%.
A lanciare l’allarme, tra gli altri, la Coldiretti in riferimento ai conti economici nazionali dell’Istat per il 2021 che registra un tasso di variazione del Pil in volume pari a +6,7% per l’intera economia.
In sofferenza l’agricoltura che vede aggravare la situazione di difficoltà nel 2022 per effetto –sottolinea la Coldiretti – della siccità e dell’esplosione dei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame.
La stima aggiornata dei conti economici nazionali conferma il forte recupero dell’economia nel 2021, con un tasso di crescita del Pil del 6,7% (con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile 2022), a fronte di un calo del 9,0% nel 2020.
Dal lato della domanda, a trainare la crescita del Pil è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi molto più limitati. Dal lato dell’offerta di beni e
servizi, si confermano la contrazione in agricoltura e gli aumenti consistenti del valore aggiunto nelle attività industriali e nella maggior parte dei comparti del terziario.
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è risultato pari al -7,2% del Pil, in netto miglioramento rispetto al 2020, soprattutto a causa del buon andamento delle entrate e del più contenuto aumento delle uscite.
Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che oltre 1/3 delle aziende agricole (34%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi”.
La palla passa quindi alle forze politiche che hanno primeggiato in questa tornata elettorale:
“Non c’è tempo da perdere e bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese e con essi l’approvvigionamento delle famiglie che già devono affrontare insostenibili aumenti
dei prezzi” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.