Per la prima volta alimenti calano in valore e in volume

RECORD AL RIBASSO PER IL CONSUMO DI FRUTTA: LA META’ DI QUELLO DEGLI ANNI 2000

L’inflazione, i rincari uniti ad un basso potere di acquisto frenano il commercio al dettaglio di beni alimentari.

A febbraio 2023, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio sono diminuite sia in valore sia in volume. Il calo congiunturale di febbraio riguarda, per la prima volta dopo cinque mesi, anche il valore dei beni alimentari, con un -0,3% in valore e un -1,8% in volume.

A risentire dello “stop” è, soprattutto, il consumo di frutta che ha toccato il minimo, quasi la metà di quello di fine secolo.

“Con il caro prezzi e il cambiamento climatico che ha decimato i raccolti, gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 dell’8% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo”.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sulla base dei dati CSO Italy a commento dei dati Istat sul calo del potere di acquisto del 3,7% nel quarto trimestre del 2022.

“Gli italiani – spiega la Coldiretti – hanno ridotto del 17% le quantità di pere, del 11% le arance e l’uva da tavola, dell’8% le pesche, le nettarine e i kiwi e del 5% le mele. Il risultato è che con 2,8 miliardi di chili nel 2022 il consumo di frutta degli italiani – precisa la Coldiretti – è risultato poco più della metà di quello di fine secolo nel 2000 con preoccupanti effetti sulla salute dei cittadini. a diminuire del 10% – continua la Coldiretti – sono stati anche gli acquisti di ortaggi con riduzioni del 12% in quantità per le insalate e del 22% per i fagiolini. il brusco calo – sottolinea la coldiretti – ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal consiglio dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms) per una dieta sana.

Un dato ancora più allarmante – conclude coldiretti – se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate”.

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