La puglia è la maggior produttrice di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate il 35% delle produzioni italiane e il 62% delle superfici investite pari a circa 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 21 milioni di euro. Purtroppo ancora una volta si sono messe in evidenza alcune delle criticità più importanti della cerasicoltura pugliese, ovvero la mancanza di una filiera e di conseguenza la mancanza della valorizzazione del prodotto che con una IGP potrebbe identificarsi.

Ora basta! La Puglia dov’è?

Ma quanto è importante il tacco in uno stivale? Il tacco in una scarpa è il punto di forza e di sostegno ed equilibrio. Nel campo agricolo la Puglia, il tacco d’Italia, ogni anno si impegna per dare il massimo nella produzione dei suoi prodotti di punta. Ma come sempre viene sottovalutata e messa da parte… ma ragionandoci forse la causa stessa è proprio il sud …  ma ora basta!  

SIR WINSTON CHURCHIL diceva una frase molto interessante 

“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”

Il presidente di macfrut, Renzo Piraccini, durante la presentazione in anteprima del programma macfrut2022, ha annunciato che la ciliegia sarà il simbolo di macfrut 2022 in concomitanza con International Cherry Symposium.

A presenziare il tutto vi era anche l’Assessore Regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Alessio Mammi il quale ha comunicato, con molto orgoglio, l’importanza del coinvolgimento della propria regione in questo progetto. Secondo le parole dell’assessore il simposio non si poteva che tenersi in Emilia Romagna, dove il frutto è particolarmente diffuso grazie alla Vignola, un prodotto di punta della regione a marchio IGP. Questa cooperazione, tra Macfrut e l’International Cherry Symposium, potrà essere ritenuta una strategia regionale che vuole dare un futuro alla frutticoltura.

Però una domanda sorge spontanea, la regione Puglia in tutto questo dove si trova? I produttori pugliesi cosa dicono?

La puglia è la maggior produttrice di ciliegie in Italia, detiene con le sue quasi 32.000 tonnellate il 35% delle produzioni italiane e il 62% delle superfici investite pari a circa 19.000 ettari di terreno ed un fatturato di circa 21 milioni di euro.

Purtroppo ancora una volta si sono messe in evidenza alcune delle criticità più importanti della cerasicoltura pugliese, ovvero la mancanza di una filiera e di conseguenza la mancanza della valorizzazione del prodotto che con una IGP potrebbe identificarsi. 

La produzione cerisicola pugliese ha grandi capacità di ottenere il tutto, deve comunicare la qualità e l’eccellenza del prodotto, il fatturato prodotto che la porta al primo posto in Italia, tutta la tradizione e la storicità che c’è dietro la lavorazione, rendendola uno dei prodotti principi della Puglia ma anche di tutto il sud Italia. Per fare il tutto, però bisognerebbe pensare a fare rete e sistema e a dialogare fra gli anelli della filiera, per dare più valore al lavoro dei tanti operatori e al prodotto stesso.

Creare una filiera e ottenere per esempio una IGP porterebbe anche più prestigio a livello di strategie regionali e porrebbe fine alle scene viste quest’estate in cui si davano in pasto ai maiali le nostre preziose ciliegie. Proprio questo ha fatto l’Emilia Romagna, la quale avendo in casa la ciliegia di Vignola IGP è riuscita ad insidiarsi in una delle fiere più importanti a livello nazionale e internazionale del settore ortofrutticolo, il MACFRUT, addirittura facendo confluire all’interno l’International Cherry Symposium.

A questo punto ci chiediamo gli operatori pugliesi e le istituzioni regionali dove sono?

 

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