Nutriscore: Malgrado correzioni ancora fuorviante

Sono le conclusioni a cui giunge l’ong a tutela dei consumatori Safe,
secondo cui questa classificazione degli alimenti ‘produce nuove distorsioni

L’etichetta Nutriscore resta un sistema di informazione nutrizionale fuorviante, anche con le modifiche che migliorano la classificazione di alimenti come l’olio d’oliva.

Sono le conclusioni dell’organizzazione non governativa a tutela dei consumatori Safe Food Advocacy Europe (Safe), dopo un’analisi dei nuovi punteggi proposti dal comitato scientifico del Nutriscore. Una classificazione che “produce nuove distorsioni”, secondo Safe. L’Antitrust nelle scorse settimane ha decretato il no alle etichette a semaforo, tipo Nutriscore, che i supermercati Carrefour Italia, Gd e Iterdis avevano già iniziato ad utilizzare nel nostro Paese sui prodotti private label.

Molti avevano registrato la decisione come un’importante vittoria per il made in Italy agroalimentare che da anni ormai si sta battendo contro l’adozione del Nutriscore come standard europeo di classificazione dei cibi e delle bevande: “nessun gruppo distributivo può imporre ai fornitori un’etichettatura nutrizionale che non sia oggetto di obbligo comunitario.

In caso contrario aveva dichiarato Paolo De Castro, europarlamentare e creatore della direttiva europea contro le pratiche sleali la direttiva Ue contro le pratiche sleali autorizza i fornitori a denunciare il distributore all’autorità nazionale.

Dopo l’esame della nuova formula di classificazione degli alimenti proposta dal comitato scientifico del Nutriscore per far emergere, su forti pressioni della Spagna, le qualità dell’olio d’oliva, Safe denuncia come “l’olio extra vergine e quello di sansa ottengano entrambi un punteggio A “anche se il primo ha un tenore molto più alto di grassi monoinsaturi e di vitamine A e E. Inoltre, Safe ha condotto un’analisi comparativa con altri sistemi di etichettatura dello stesso tipo (Nova brasiliano, Siga francese, ed etichetta messicana sull’eccesso di zuccheri) concludendo che “spesso i risultati di Nutriscore sono apparsi molto più favorevoli a prodotti ultra-lavorati o ad alto contenuto di zuccheri”.

Un altro difetto del Nutriscore, prosegue lo studio di Safe, è la classificazione degli alimenti secondo una porzione standard di 100 g, un sistema che “sembra funzionare bene nella valutazione del punteggio nutrizionale per i prodotti multi-ingrediente”, ma “inadeguato per i prodotti monoingrediente, in quanto si riferisce a una
quantità che non corrisponde all’assunzione potenziale del consumatore”.

Per questi motivi l’ong raccomanda alla Commissione europea, che nei prossimi mesi proporrà un’etichetta nutrizionale obbligatoria a livello Ue, di tenere conto degli aspetti negativi del Nutriscore, di usare un criterio per porzione e non per 100 grammi e di testare il sistema per tre anni prima della sua adozione.

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