Non ci resta che piangere…

Non ci resta che piangere. O forse non ci resta che piangere per chi non può non piangere. Lo so, anche stavolta andrò a toccare un nervo scoperto, ma che ci posso fare: devo dire la mia, è più forte di me.

Da agricoltore (e ci tengo a precisarlo nella premessa) un evento atmosferico di eccezionale gravità rimane una sciagura, un qualcosa su cui non va fatta ironia…e infatti non la farò. Tuttavia mi sia concesso di argomentare la mia posizione. Su cosa? Beh sul video diventato ormai virale del noto produttore che piange dinanzi ai suoi campi di tulipani.

Ordunque, da agricoltore ad agricoltore va espressa tutta la mia solidarietà, perché un raccolto andato compromesso è una tragedia per qualsivoglia azienda, da nord a sud, a prescindere della colture cui si dedica. Ma voglio evidenziare tre punti sui quali ho avuto modo di riflettere in questi giorni.

Partiamo prima dai fatti: una grandinata colpisce l’areale di Foggia ed un imprenditore registra un video per fare vedere ai propri followers in tempo reale i danni che sta subendo. E chiaramente, come qualsiasi persona che ci tiene alla propria azienda, l’emozione prende il sopravvento. Ed è proprio questa reazione “umana” che commuove il web ed ispira atteggiamenti empatici che sfociano in una donazione sui portali di raccolta fondi.

Donazione possibile perché, lo stesso imprenditore aveva lanciato nei momenti successivi alla registrazione del video un campagna di raccolta su un portale dedicato: in poche ore vengono raccolti quasi 30mila euro, doppiando la cifra-target che l’utente aveva fissato per la propria campagna di found raising.

Dunque vi evidenzio i punti da me attenzionati:

Il primo: la spettacolarizzazione delle emozioni. Ritengo che documentare ciò che sta avvenendo nella propria azienda non sia un male, tuttavia la dinamica rende legittimo il dubbio che il video non fosse proprio spontaneo al 100% e che rientrasse in una strategia comunicativa di uno storytelling in presa diretta. E comunque da editore non mi passa inosservato il tema: l’agricoltore che riesce a raccontare e a raccontarsi in tempo reale senza bisogno di intermediazioni o di investimenti pubblicitari. Nella semiosfera digitale dove regna il caos entropico colui che riesce a trasmettere emozioni fa bingo! Ed a testimonianza di ciò ci sono le donazioni consistenti per una cifra non proprio effimera: 30mila euro in poche ore non sono briciole!

Il secondo aspetto: il filo diretto senza filtri (né verifiche) che lega gli utenti internauti al personaggio sul palco, ops sul telefonino. Due euro, tanto vale la nostra coscienza critica. Doniamo perché, forse, quei 30 secondi riescono a lavarci la coscienza. Quanto basta, come il sale nell’acqua di ebollizione della pasta.

E veniamo al terzo punto, il più serio: capisco la disperazione e la reazione viscerale, ma un imprenditore deve fare l’imprenditore o il Porno-agricoltore così come allo stesso Savino a volte in modo ironico piace descrivere noi Agricoltori? E cioè a chi c’è l’ha più grosso il Trattore.  Ma oggi Caro Savino  l’imprenditore agricolo può essere tale solo se gestisce la propria azienda come un manager, cioè colui che mette a frutto un capitale assicurandosi di correre meno rischi possibili. E come lo fa? Assicurandosi. Basta, tutto qui. Siamo nel 2023 e non negli anni 60  ed 2022 ha visto un incremento del 55%, rispetto al 2021, di eventi estremi che hanno provocato danni e vittime: 310 fenomeni estremi, che hanno causato 29 morti e avuto impatti drammatici sull’economia e l’ambiente da Nord a Sud.  

La capacità di gestire i rischi diventa sempre più un fattore cruciale di successo anche per le imprese del settore, che devono confrontarsi con uno scenario economico e climatico nuovo, soggetto a maggiore incertezza. Dunque più che piangere sul latte versato, o sui tulipani ed invece di fare i “porno-agricoltori” cerchiamo di evolverci in imprenditori.

Editoriale a cura di Donato Fanelli

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