L’UE autorizza la coltivazione di 200 mila ettari a riposo, ma c’è qualcuno che li vuole coltivare?

A questa inedita crisi alimentare globale, l’Ue sta cercando di porvi rimedio con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione per coltivare di più: già nel 2022 in Puglia può essere garantita la messa a coltura di oltre 100mila ettari di terreni a riposo.

Le superfici seminate potrebbero ulteriormente raddoppiare a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che secondo Coldiretti deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.

Sarà, quindi, possibile aumentare la coltivazione di grano duro con le semine di ottobre e novembre, ma intanto nella campagna in corso produrre grano è costato agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti.

L’aumento dei costi sta colpendo duramente l’intera filiera agroalimentare, dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma secondo il Crea ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione.

In agricoltura si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio che sta mettendo in ginocchio anche il comparto ittico.

La domanda, dunque, sorge spontanea: nonostante la deroga ai rigidi paletti imposti dall’UE, siamo sicuri che ci sia qualcuno a prendersi in carico la responsabilità di seminare, sapendo che c’è la concreta possibilità di non rientrare nei costi? Ai posteri l’ardua sentenza!

Leggi il decreto in Gazzetta Ufficiale

 

A cura della Redazione di Foglie TV

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