L’EDITORIALE – La strada per creare valore è a senso unico

Un simposio internazionale sulla ciliegia in Italia e, più precisamente, in Emilia Romagna che avrà modo, così, di celebrare la “sua” varietà in quel di Vignola con study visit, seminari, convegni, b2b e chi più ne ha più ne metta.

Una notizia che può essere interpretata in diversi modi, tanti quante le prospettive con cui si inquadra il fatto, l’accadimento. Sicuramente una novità importante per l’Italia e per il settore agroalimentare nazionale e romagnolo. Un annuncio che, però, qui in Puglia attiva riflessioni e dibattiti incentrati, più o meno, su una perplessità di fondo: “perché tanta attenzione verso una verità che rappresenta il 20% del prodotto nazionale?”. E la risposta a questo punto può subire una biforcazione.

Ci sarà chi dirà che in Emilia Romagna sono stati più lungimiranti, più preparati, più cooperativi, più innovativi.

 

Ci sarà, invece, chi dirà che in Puglia non siamo capaci di fare squadra, di fare ricerca applicata attraverso una sinergia tra enti e mondo dell’impresa, di fare investimenti in innovazione, di sganciarci dalla tradizione molto più simile ad una comfort zone che ad una scelta ponderata, strategica.

Ma forse, entrambe le riflessioni rappresentano due facce della stessa medaglia, come si evince dalle risposte dei nostri interlocutori, stimolati ad un confronto su un tema che deve trovare condivisione tra tutti gli attori della filiera.

Abbiamo un problema con la nostra filiera cerasicola: non c’è redditività. Non c’è margine. Non c’è una catena del valore che può essere redistribuita. Non c’è certezza del presente, più che del futuro. Siamo a questo stadio. E’ inutile negarlo.

 

Ed oggi per uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati c’è solo una strada a senso unico da percorrere: riprodurre, contestualizzandolo, le politiche fatte in Emilia Romagna e in altri territori altrettanto virtuosi che sono stati in grado di attivare network performanti, in grado di creare dal nulla una catena del valore.

Un atavico problema, e lo sappiamo tutti, non scopriamo di certo l’acqua calda, è l’incapacità di aggregazione. Ma i nostri problemi non derivano tutti (e solo) da questa incapacità di unirci, derivano anche da una miopia con cui guardiamo al mercato. Ci siamo rintanati nella nostra comfort zone: i nostri prodotti sono i più buoni, sono i più salutari, sono i più etici.

Tuttavia se una varietà che rappresenta solo il 20% della produzione italiana, riesce a creare una redditività tale nella sua filiera, forse dovremmo studiarla ed analizzarla per comprendere le ragioni di questo successo che impatta su tutti gli anelli della filiera. Più che ragionare su ciò che pensiamo noi dei nostri prodotti, dovremmo pensare a come vengono percepiti, quali qualità sono apprezzate, quale grado di riconoscibilità hanno le nostre ciliegie, quanto sono fidelizzati i nostri clienti.

 

Solo con un approccio analitico condotto con metodo scientifico potremmo elaborare strategie a medio-lungo termine efficaci, performanti, impattanti e durature per il comparto cerasicolo pugliese. Se non facciamo questo saremo sempre seduti in platea, senza mai vedere le luci della ribalta del palcoscenico, fermi ad ascoltare più che a raccontare la nostra splendida terra da “vendere” (in termini di marketing) come un unicum, un unico prodotto, inteso come territorio e tipicità che lo connotano. Intanto, ci tocca andare a Rimini. Buon viaggio a tutti!

A cura della Redazione

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