La transizione verde passa, in realtà, dalla rivoluzione rosa!

In onore della festa della Donna Foglie si tinge di rosa e dedica questa giornata a tutte le donne che sono un pezzo del “Puzzle” fondamentale per la filiera.

La forza lavoro femminile rappresenta oltre il 70% del totale del comparto, ricoprendo un ruolo chiave soprattutto nelle attività di controllo di qualità, in quanto le donne sono dotate di una attenzione particolare ai dettagli.

Il paradosso di quello poco fa affermato è che se si spacchettasse la filiera, i dati dimostrano che le donne impiegate in ruoli imprenditoriali però restano ancora inferiori agli uomini.

Secondo i dati ISTAT, solo il 31% circa delle cariche imprenditoriali del settore primario è ricoperto da donne.

Inoltre come afferma anche la presidentessa dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta, Alessandra Ravaioli, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in onore di questa giornata, le donne del settore devono spesso conciliare la loro vita lavorativa e la propria affermazione professionale con la vita affettiva, i figli, la loro educazione.

Presidentessa, come e quando è avvenuto il suo battesimo nel campo dell’ortofrutta e qual è il suo primo ricordo legato alla campagna?

Fin da piccolissima ho vissuto a stretto contatto con la campagna e l’ortofrutta in particolare. Provengo da una famiglia in cui tutti i maschi erano agronomi e lavoravano nel settore.

In Romagna c’è una grande cultura e tradizione agricola e uno dei miei ricordi più vivi sono le visite nei pescheti con mio padre, in fase di maturazione dei frutti.

Le pesche erano enormi e c’era un profumo inebriante, erano la varietà ALE. Raccogliere una pesca matura dall’albero e poi mangiarla lì per lì era fantastico.

Un test di qualità indimenticabile. Questo è stato il mio battesimo nel campo dell’ortofrutta!

Com’è stato affrontare un mondo fatto in apparenza prettamente di uomini, a partire dalla sua famiglia?

Io sono molto riconoscente ai miei genitori per avermi cresciuto senza nessuna limitazione di genere. Intendo che sono cresciuta esattamente con la stessa educazione di un maschio.

Tanti amici maschi, sempre i pantaloni, pochi fronzoli, pochi vezzi, mai un vestito rosa, mai un rossetto.  È importante avere la percezione, fin da piccole di non avere limiti o preclusioni nelle scelte di vita.

Ho studiato Agraria all’Università per realizzare un sogno di mio padre. Subito non mi piaceva, troppo tecnica, poi mi sono appassionata. Sul lavoro inizialmente le donne erano mosche bianche. Io ero l’unica donna nel team dove lavoravo per la ricerca e sperimentazione della Regione Emilia Romagna.

Non mi ha mai creato limiti questa situazione anche se, come sappiamo, le donne devono fare almeno il triplo del lavoro per affermarsi.

Conciliare la vita lavorativa e la propria affermazione professionale con la vita affettiva, i figli, la loro educazione, è complesso e affascinante al tempo stesso.

Non ho mai voluto rinunciare a niente, ho fatto compromessi, ma mai rinunce al mio bisogno di affermazione.

In fondo abbiamo tutte un po’ la sindrome di Ginger Rogers, balliamo insieme a Fred, altrettanto bene, ma con i tacchi 12 e all’indietro!

Come nasce l’idea di creare una associazione rivolta alle Donne nell’ortofrutta?

L’Associazione è nata il 6 dicembre 2017 a Bologna nel palazzo dell’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia Romagna, alla presenza della nostra prima socia onoraria, Simona Caselli, a quel tempo Assessore Regionale.

Siamo nate perché i tempi erano maturi per far emergere l’energia di tante donne, ultra competenti e piene di idee per il settore.

In pochissimo tempo abbiamo costruito una comunità, un network formidabile a supporto di ciascuna. Abbiamo acquisito notorietà. Come fossimo un brand e abbiamo costruito identità. Mi fa molto piacere dire che siamo uniche in Europa.

La nostra idea è quella di promuovere l’ortofrutta con una “visione” al femminile, più empatica, più vicina al consumatore, più attenta alla natura.

Sappiamo che nel 2021, l’anno internazionale dell’ortofrutta indetto dalla FAO, l’Associazione ha colto l’occasione per far sentire e conoscere a tutto il mondo cosa succede dietro le quinte dell’ortofrutta, mettendo in evidenza le tantissime figure femminili che vi lavorano, con un documentario dal titolo Fertile, un manifesto a tutti gli effetti e che dichiara quanto le Donne sono la maggioranza nel settore, ma non si sente mai la loro voce!

Il Docufilm Fertile è a tutti gli effetti un manifesto, come lo ha definito lei, sul valore fondamentale della produzione ortofrutticola italiana che è la patria della Dieta Mediterranea e delle donne che ci lavorano tutti i giorni, spesso dietro le quinte!

È un progetto destinato a proseguire anche nel 2023 e oltre perché presto sarà pubblicato nella piattaforma Amazon Prime e quindi visibile a tutti e sarà poi messo a disposizione di scuole e Università per avvicinare i giovani all’agricoltura.

Vogliamo valorizzare il lavoro in ortofrutta che è un lavoro difficile ma affascinante e nel film si percepisce molto bene.

Quali saranno i prossimi eventi in previsione per continuare a dare voce alle donne dell’ortofrutta?

Tra pochi giorni l’Associazione andrà al voto per eleggere il nuovo CDA. Ci siamo date una organizzazione statutaria che prevede un ricambio ai vertici ogni 2 mandati. Questi quindi sono gli ultimi giorni di presidenza per me. Sono veramente orgogliosa di quello che abbiamo fatto in questi 6 anni, conquistando spazio, visibilità e apprezzamento da parte del settore.

Siamo passate da 30 fondatrici a 135 socie in tutta Italia, abbiamo raggiunto oltre 5 milioni di contatti con la nostra comunicazione ma soprattutto abbiamo creato una rete solidale tra donne e credo che questo sia un grande valore per tutte.

A cura della Redazione di FoglieTV

Foglie TV Administrator
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