La Rivoluzione delle TEA nella Viticoltura: la Sperimentazione della Vite Editata in Campo Aperto

Il settore vitivinicolo europeo si trova di fronte a un’importante svolta grazie alle Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), note anche come New Genomic Techniques (NGT). Per la prima volta, una vite geneticamente modificata tramite il gene editing è stata autorizzata alla sperimentazione in campo aperto. L’obiettivo è risolvere uno dei problemi più critici della viticoltura moderna: la resistenza ai patogeni.

Parliamo di un’innovazione attesa da decenni. Negli ultimi quarant’anni, la genetica agraria ha compiuto progressi straordinari. Tecniche come la transgenesi e il sequenziamento genomico hanno permesso di conoscere a fondo i meccanismi genetici delle piante. Tuttavia, fino a oggi, i risultati ottenuti in laboratorio sono rimasti confinati alle serre, senza la possibilità di osservare come le piante modificate si comportano in un ambiente agricolo reale. Le TEA, attraverso strumenti come il gene editing con CRISPR/Cas9, ora consentono di introdurre modifiche precise nel genoma delle piante, aprendo la strada a nuove opportunità per la coltivazione di specie più resistenti e sostenibili.

La viticoltura, in particolare, può trarre grande beneficio da queste tecnologie. La Vitis vinifera, la specie comunemente utilizzata per la produzione di vino, è altamente suscettibile a patogeni come l’oidio e la peronospora. Per introdurre resistenza a queste malattie, si è tradizionalmente ricorso all’incrocio con specie selvatiche, un processo lungo e non sempre preciso. Le TEA, però, offrono una soluzione più rapida e mirata, consentendo di trasferire geni di resistenza o di mutare quelli che rendono la pianta vulnerabile.

Il progetto EdiVite e la vite editata

Un esempio pionieristico di applicazione delle TEA è il progetto EdiVite, sviluppato dall’Università di Verona, che si è concentrato sull’editing dei “geni di suscettibilità” della vite. Utilizzando CRISPR/Cas9, i ricercatori hanno modificato geni come MLO (coinvolto nella suscettibilità all’oidio) e DMR6 (legato alla peronospora). Grazie a queste modifiche, la vite diventa più resistente a questi patogeni, senza la necessità di lunghi cicli di incrocio o di trattamenti chimici intensivi.

La prima varietà editata è stata lo Chardonnay, che ha mostrato in laboratorio una promettente resistenza alla peronospora. Ora, con l’approvazione per la sperimentazione in campo aperto, l’obiettivo è verificare se questi risultati si confermeranno anche in condizioni agricole reali.

La sperimentazione e il quadro normativo

La sperimentazione in campo aperto è stata resa possibile grazie a un emendamento al Decreto siccità, che ha semplificato le procedure per ottenere l’autorizzazione alla messa a dimora delle piante modificate. Questo rappresenta un traguardo significativo, poiché la normativa europea vigente, risalente al 2001, considera ancora le piante editate come organismi geneticamente modificati (OGM), nonostante i progressi scientifici abbiano dimostrato la loro sicurezza e precisione.

La speranza è che la legislazione europea possa presto adattarsi a queste nuove tecnologie, favorendo l’adozione delle TEA nel settore agricolo. Se i test sul campo confermeranno la resistenza ottenuta in laboratorio, le TEA potrebbero diventare uno strumento essenziale per ridurre l’uso di pesticidi, migliorare la sostenibilità e aumentare la competitività del settore vitivinicolo.

Verso un futuro sostenibile

La strada è aperta. I ricercatori di EdiVite continueranno a lavorare su altre varietà di vite, applicando il gene editing a nuovi caratteri genetici. Se la normativa europea sarà aggiornata per consentire un uso più ampio di queste tecnologie, la viticoltura potrà entrare in una nuova era, caratterizzata da coltivazioni più resilienti e sostenibili, con un impatto positivo sull’ambiente e sull’economia del settore.

Le Tecnologie di Evoluzione Assistita non rappresentano solo una sfida scientifica, ma una grande opportunità per il futuro dell’agricoltura europea, all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità.

Antonietta Cea