La guerra spinge alla sostituzione dell’olio di palma … con l’olio di oliva?
Ah la guerra! Stretta nella morsa tra tragedie umanitarie e crollo economico, innesca delle reazioni a catena dagli impatti imprevedibili. Come se non bastasse, ci voleva solo il blocco delle esportazioni di olio di palma imposto dall’Indonesia per creare l’ennesimo problema da affrontare in maniera contingente dalle nostre imprese agroalimentari. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha comunicato il divieto di esportazione dell’olio di palma a partire dal 28 aprile, al fine di salvaguardare il mercato interno dalla carenza di oli da cottura, provocata proprio dalle conseguenze sul commercio internazionale della guerra. Il divieto di esportazione dell’olio di palma indonesiano molto probabilmente non durerà più di un mese poiché Giacarta ha infrastrutture limitate per conservare l’olio in eccesso e il paese affronta la pressione crescente degli acquirenti per riprendere le spedizioni.
Chiaramente questa mossa che definire “shock” è un eufemismo, ha fatto salire i prezzi di tutti gli oli commestibili e ha seminato confusione e allarme tra gli esportatori e i consumatori. Il panico del mercato si è placato dopo che è stata spiegato che il divieto si applicherà solo alle esportazioni di oleina di palma raffinata, sbiancata e deodorizzata (RBD) a partire da giovedì, e non influenzerà i flussi di olio di palma grezzo o di altre forme di prodotti derivati, ma Jakarta amplierà il divieto “se c’è una carenza di olio di palma raffinato”, secondo una presentazione che il governo ha illustrato ieri alle aziende. L’oleina di palma Rbd rappresenta circa il 40% delle esportazioni totali dell’Indonesia di prodotti di olio di palma, secondo le stime degli analisti. Sulla base di un semplice calcolo, anche prima di un mese, tutti i serbatoi sarebbero pieni se ci fosse un divieto totale”, ha detto Eddy Martono, segretario generale del Gapki, la più grande associazione indonesiana di olio di palma. Una volta che i serbatoi esauriscono lo spazio, i frantoi non possono lavorare i grappoli di frutta fresca, che marcirebbero e costringerebbero la produzione a diminuire, ha detto Martono alla Reuters.
L’Italia importa olio di palma dall’Indonesia per un valore di circa 590 milioni di euro che rappresentano quasi la metà del totale delle importazioni dall’estero, le quali ammontano a 1,3 miliardi di euro nel 2021, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente. L’olio di palma è utilizzato nell’industria alimentare in alimenti dolci e salati come biscotti, brodi e zuppe, dolciumi, creme spalmabili, torte, grissini, brioche e alcuni piatti pronti. Per la Coldiretti questo blocco rappresenta: “una possibilità che oggi può essere addirittura nascosta ai consumatori per effetto della circolare dal ministero dello sviluppo economico emanata all’inizio di aprile che consente all’industria alimentare di utilizzarlo in sostituzione di quello di girasole senza indicarlo esplicitamente in etichetta”. Si tratta di un prodotto che già molte imprese in Italia hanno deciso di sostituire poiché alle preoccupazioni sull’impatto sulla salute, a causa dell’elevato contenuto di acidi grassi saturi, si aggiungono quelle dal punto di vista ambientale perchè l’enorme sviluppo del mercato dell’olio di palma sta portando a livello globale al disboscamento selvaggio di vaste foreste, senza dimenticare le denunce per lo sfruttamento del lavoro e l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione. “Non è un caso – continua Coldiretti- che per l’opposizione crescente dei consumatori, la scritta ‘senza olio di palma’ è diventata una delle più diffuse sugli scaffali di negozi e supermercati, con la decisione dell’Indonesia che potrebbe accelerare la sua sostituzione con prodotti più salubri ed a minor impatto ambientale come il burro, l’olio di oliva o quello di nocciola utilizzato storicamente nelle prime creme spalmabili”. L’Italia, conclude l’associazione di categoria, è il secondo produttore mondiale di olio di oliva e può contare su un prodotto sostitutivo di grande qualità alla base della dieta mediterranea che peraltro ha avuto aumenti di prezzi contenuti al 5,3% rispetto al +25,9% degli altri oli vegetali.
La domanda è: faremo la Nutella con l’olio di oliva? Sarebbe un sogno che si avvera!
A Cura della redazione di Foglie TV
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