LA FIOQ in audizione al MASAF. Guglielmi fissa i punti

Parificazione del frantoiano al produttore, CUN, tracciabilità delle olive e dell’olio, no ai contratti Iva compresa

 

La FIOQ oggi, 31 maggio, sarà in audizione al Masaf per rappresentare le istanze dei frantoiani.

A rivelarlo, Riccardo Guglielmi in qualità di Presidente dell’ASSOCIAZIONE FIOQ (Frantoiani Italiani Olio di Qualità) che rappresenta una rete di frantoiani che produce all’incirca il 50% dell’olio italiano 100% ed in qualità di coordinatore nazionale del Dipartimento Frantoiani di Agrocepi.

L’incontro è volto a chiedere al Dicastero un’attenzione particolare per il comparto dei frantoiani e per la filiera olivicola in generale, “oggetto di continui attacchi sleali portati avanti speculatori e da operatori esteri che esportano nel mercato comune e non sono soggetti alle stesse limitazioni e le stesse procedure burocratiche che gravano sulla nostra filiera”.

Guglielmi nella missiva indirizzata al Ministro Lollobrigida scrive che “il mondo dei frantoiani rischia di scomparire, soppiantato da abili speculatori e commercianti senza scrupoli che danneggiano soltanto il Made in Italy, svendendolo al miglior offerente. I frantoiani sono l’anello di congiunzione tra il comparto produttivo e quello della commercializzazione dell’olio. Siamo mastri oleari, custodi di un sapere antico e capaci di innovare. Non ci siamo mai sottratti all’evoluzione, continuando ad investire per non rimanere indietro rispetto ai tempi che corrono e per offrire al mercato un prodotto sempre più di qualità, salubre, tracciato e dal forte legame con l’identità territoriale”.

Sotto il vessillo della Dieta Mediterranea le tipicità enogastronomiche del nostro Paese hanno acquisito un plus valore che sta permettendo di incrementare la quota di export, recuperando quel gap perso rispetto agli ultimi 15 anni. Ad essere interessate sono state nell’ordine le esportazioni nazionali di conserve di pomodoro (+17%), pasta (+16%), olio di oliva (+5%) e frutta e verdura (+5%) che hanno raggiunto in valore il massimo di sempre.

“Ma ad avvantaggiarsi di questi surplus economici -continua Guglielmi- sono i grandi gruppi, che di italiano hanno solo il brevetto di acquisto dei marchi storici, ma che si vedono bene dal lavorare e commercializzare olio 100% italiano. Lo sappiamo tutti che nel 90% dei casi nelle bottiglie in vendita presso i canali della GDO troviamo olii di origine extra comunitaria, transitati dall’Italia e che hanno subìto un riciclaggio delle carte. Poiché le parole sono importanti anche la eco della parola fa ben comprendere la portata del fenomeno che sta facendo implodere il mercato dall’interno”.

Come uscire, quindi da questa situazione di stallo? Come riportare in auge la vera olivicoltura italiana e l’industria molitaria tricolore? Le soluzioni proposte dalla FIOQ ineriscono alcuni punti:

1)      Parificazione della figura del frantoiano a quella del produttore di olio

2)      Istituzione della Commissione Unica dei Prezzi come avviene per il grano

3)      Non più contratti di olio Iva compresa

4)      Controllo pre-raccolto della produzione per verificare quantitativi in campo

5)      Controllo sulla commercializzazione delle olive ed olio fra le regioni da realizzarsi attraverso l’istituzione di appositi registri, come già avviene nella filiera vitivinicola.

6)      Intensificazione dei controlli sull’olio proveniente dall’estero tracciandone il percorso fino la destinazione finale, in particolare dall’olio Tunisino che entra senza dazi e da quello proveniente dal Marocco

7)      Inasprimento delle pene per il falso Made in Italy.

8)      Controllo delle rese in olio delle olive molite

9)      Incentivi per la cartolarizzazione del Made in Italy ai frantoi.

10)  Autorizzazione al miglioramento qualitativo attraverso gli enzimi naturali come avviene nelle altre filiere agroalimentari, ciò al fine di preservare la qualità.

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