La filiera cerasicola guarda al futuro

Presentato, nella sede del Dipartimento dell’Agricoltura della Regione Puglia, un nuovo contratto di filiera per rilanciare il comparto cerasicolo italiano.

Ricerca, innovazione e aggregazione i temi discussi e affrontati.

Ebbene sì, finalmente il comparto cerasicolo ha iniziato dall’aggregazione. Le quattro regioni maggior produttrici ed esportatrici di ciliegie hanno creduto nell’unione. Puglia, Emilia Romagna, Veneto e la Provincia Autonoma di Trento rappresentano oltre l’80% della produzione, portando con orgoglio la bandiera del Made in Italy in giro per l’Europa.

La filiera cerasicola italiana negli ultimi anni ne ha risentito parecchio nei campi della ricerca, dell’innovazione, sia tecnologica sia varietale e nella promozione di marchi con un progetto di attività ben mirata.

Foglie, da sempre vicino al settore, ha sempre seguito e lanciato provocazioni, soprattutto dopo aver assistito all’ultimo cherry simposio tenutosi in Emilia Romagna in occasione del Macfrut, dove era emerso che la Regione Puglia nonostante i numeri da capogiro nella produzione era purtroppo priva di innovazione e che il comparto rischiava di rimanere in dietro per sempre se non ci fossero prese delle misure drastiche per rilanciare l’intero comparto.

Ad oggi, con il nuovo contratto di filiera presentato, l’obiettivo finale sarà quello di dare valore a tutte le figure della filiera. I fondi di investimento, prevedono investimenti che vanno da un minimo di 4 milioni a un massimo di 50, con importi finanziabili a singolo soggetto di minimo 400 mila euro, saranno utilizzati per ristrutturare gli impianti di produzione, per ammodernare le strutture di lavorazione, per promuovere i marchi, per effettuare attività di ricerca mirata al miglioramento della produzione. 

I contratti di filiera e di distretto, come illustrato dal vicedirettore Confagricoltura Bari Gianni Porcelli, sono uno strumento di sostegno dalle politiche agroindustriali, istituito dall’articolo 66 della legge 27 del dicembre 2002, n.289 e gestito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono finanziati programmi di investimento integrati proposti da aziende del settore appartenenti a una filiera o a un distretto e la scadenza per prendere parte al contratto di filiera Ciliegio è fissata al 24 ottobre 2022.

Alla tavola rotonda hanno preso parte in presenza: L’Assessore Regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, il Vice Direttore di Confagricoltura Bari, Gianni Porcelli, deus ex machina del progetto di filiera, il Presidente provinciale di Confagricoltura Bari, Massimiliano Del Core, il Presidente provinciale CIA, Giuseppe Di Noia, il Vice Presidente Copagri Puglia, Tommaso Gigante ed il Presidente Fedagri Confcooperative Puglia, Vincenzo Patruno.

In collegamento da remoto vi erano il Presidente del Consorzio della Ciliegia della Susina e della Frutta Tipica di Vignola, Andrea Bernardi, il Direttore Consorzio Melinda sca, Paolo Gerevini, il Direttore del Consorzio Ciliegia di Vignola Igp, Walter Monari, il presidente del Consorzio Ciliegia di Marostica Igp, Giuseppe Zuech, l’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Alessio Mammi, il quale ha posto dei ringraziamenti di merito sul progetto con la speranza che possa essere un modello esemplare per il Paese e per le altre filiere frutticole ed infine il Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura Provincia di Trento, Romano Masè, il quale ha apprezzato l’azione di coinvolgere tutte e quattro le regioni creando così una connessione territoriale.

Per approfondire abbiamo avuto il piacere di intervistare il Presidente provinciale di Confagricoltura Bari, Massimiliano Del Core  ed il Presidente Fedagri Confcooperative Puglia, Vincenzo Patruno.

Presidente Del Core, Quali sono state le analisi che avete elaborato prima di ideare la strategia di sviluppo che poggia su questo contratto di filiera?

Da attente analisi è emerso che la filiera cerasicola è un comparto leader per volumi, ma che non spicca sia per stagionalità sia per qualità. Studiando e lavorando all’accordo di filiera insieme agli alti attori della filiera, come l’Emilia Romagna con il Consorzio Igp di Vignola, la provincia autonoma di Trento con il Consorzio Melinda, il Veneto con il consorzio Igp di Marostica, si è riuscito ad estrapolare le reali necessità del comporto che si possono riassumere con innovazione tecnologica e varietale. Innovare e sviluppare migliori tecniche colturali per gli impianti di cerasicoltura, che insieme all’innovazione varietale, permetterebbero di piantare nuovi impianti che andrebbero a coprire una stagionalità del prodotto più ampia. Tutto questo si andrà a sposare con gli acquisti già sostenuto negli anni passati dalle aziende ortofrutticole e agroalimentari in tecnologie che prevedono la selezione dei frutti, nel pre e nel post raccolta.

Gli investimenti contenuti nel Contratto come impattano sui punti di criticità della filiera pugliese?

Gli investimenti che il contratto di filiera prevede nel suo schema progettuale sono mirati all’efficienza e alla sostenibilità ambientale degli interventi degli impianti agricoli. Un maggior risparmio nei costi con un minor impatto sull’ambiente. Parlando invece di miglioramento qualitativo del prodotto, ovvero quindi sulle nuove tecniche di impianto, desideriamo vengano accolte anche sotto la scia dell’expertise del consorzio Igp di Vignola, che intende costituire un centro sperimentale in Puglia e grazie anche alla capacità aggregativa del consorzio Melinda. Bisogna puntare all’eccellenza e quindi alla qualità del prodotto per risultare più performanti, questo è quello che oggi il mercato richiede.

Si dice sempre che la scarsa capacità aggregativa e gli sterili campanilismi siano il vulnus del nostro sistema agricolo regionale. È così oppure qualcosa sta cambiando?

A giudicare dall’adesione che si è avuta per questa proposta, che è stata fin da subito accolta in maniera convita da quasi tutte le organizzazioni agricole, da parte del territorio, da parte dei consorzi e dagli operatori della filiera, vuol significare che qualcosa si sta muovendo e sta cambiando. Sia ben chiaro però che l’aggregazione e la mentalità che i produttori dovranno avere per ottenere una vera filiera, dalla produzione alla commercializzazione, si spera a prescindere dal progetto. 

La Regione Puglia, intesa soprattutto come Assessorato all’Agricoltura, ha supportato questo Contratto di Filiera. Cosa può fare ancora l’assessorato? Ad esempio, si può supportare meglio l’investimento nella copertura degli impianti, come fatto per l’uva da tavola? In altre regioni questo tipo di processo di ammodernamento è stato sostenuto da politiche regionali, una regione a caso: l’Emilia Romagna.

Da sempre il ruolo delle istituzioni è quello di seguire le indicazioni e gli orientamenti, qual ora possibile, delle organizzazioni agricole e delle istanze del territorio. In questo senso sembra quasi scontato che, facilitare e fornire contributi agli impianti potrebbe essere auspicabile. Però bisogna fare i conti con un elemento critico ovvero che i nostri impianti sono vecchi. Coprirli con impianti di antigrandine o di antivento sarebbe troppo oneroso però un contributo nella nuova programmazione del PSR potrebbe essere positivo. Ecco perché la figura della filiera diventa un elemento importante. Un bando ministeriale, nel medio e lungo periodo, potrà consentire anche questi tipi di interventi di natura strumentale ed impiantistica ai produttori che non necessariamente vorranno rinnovare gli impianti ma che però vorranno proteggere il loro prodotto.

Presidente Patruno in una recente intervista il dott. Porcelli, con una provocazione, ha messo in evidenza l’approccio degli imprenditori agricoli che tendono ad autocelebrare il proprio prodotto, senza “ascoltare” i mercati. Quanto incide la calibratura sulle dinamiche di vendita rispetto alla tipicità?

La calibratura è ormai alla base del mercato che ormai invaso dalle nuove varietà vede solo la grandezza, il colore della ciliegia e il sapore. Il mercato quindi richiede ciliegie mature e quindi con un colore scuro, un calibro sempre più maggior e che soprattutto abbia un buon sapore ed una buona shelf-life. I produttori sotto questo punto di vista dovranno essere educati ed uscire dalla mentalità di raccogliere un prodotto ancora poco maturo iniziando a raccogliere quello che il mercato vuole.

Quali sono i punti di forza sui quali il nostro prodotto regionale può e deve puntare?

Ovviamente tornerei ad essere ripetitivo con quanto detto prima, il prodotto regionale deve iniziare ad innovarsi sia con una scelta di varietà, iniziando ad inserire nella lista varietale varietà che tendono a dare frutti con un grosso calibro e dal sapore dolce.

Quali sono i mercati ed i segmenti che si possono aggredire?

I mercati ed i segmenti che si possono aggredire personalmente non hanno limiti. Il nostro prodotto si può benissimo posizionare nei mercati di tutto il mondo. Spesso mi capita di fare una battuta ironica e scherzosa, perché noi mangiamo le ciliegie del Cile a natale e noi non siamo in grado di fornire il Cile e fare noi il controstagione per loro? Ma scherzando e ironizzando potrei parlare di altri mercati che dovremmo iniziare a coprire, come ad esempio il Giappone, iniziando a superare le varie difficoltà burocratiche che ci sono sbloccando la lunga serie di autorizzazioni. In questo gioca un ruolo fondamentale il Governo, provando a chiudere gli accordi con le nazioni con procedure di controllo e analisi del prodotto.

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