ITALMOPA su grano: presto un tavolo di filiera

Il prezzo di pane e pasta sempre più alle stelle

Sarà l’inflazione post pandemia, sarà il dimezzamento del raccolto di grano per gli eventi climatici avversi, sta di fatto che il settore agroalimentare in particolare, è chiamato ad affrontare un mercato impazzito con una pericolosa escalation dei prezzi: dalle materie prime al consumo. “Il violento incremento delle quotazioni internazionali e quindi nazionali della materia prima frumento tenero e duro dei costi energetici e dei costi logistici, costituiscono motivi di forte e crescente preoccupazione per l’industria molitoria italiana”. Così ITALMOPA (Associazione Industriali Mugnai d’Italia) qualche mese fa, sulle criticità della l’industria molitoria italiana.  A Francesco Pinto, contitolare del Molino Pace &Pinto di Castellana Grotte, chiediamo:

Qual’ il quadro attuale? Persiste preoccupazione per il rincaro del frumento sui mercati?

Ad oggi l’aumento del grano non accenna a calare, siamo a fine novembre e si attesta un incremento dell’80% per i grani teneri e il 100% per i grani duri. Con previsioni di rincari sino a fine scorte. Una condizione storica eccezionale, viziata dalle gelate primaverili e dalla siccità avuta nei mesi prima della fine raccolta. Condizioni sfavorevoli che hanno coinvolto tutto il mondo facendo calare la produzione del 50%. Un dimezzamento del raccolto che lascia presagire una instabilità dei mercati. In più il comparto molitorio deve fronteggiare i violenti incrementi dei costi di produzione, energetici e degli imballaggi.

ITALMOPA nel constatare uno stato di emergenza ingovernabile, ha avanzato già qualche mese fa, la richiesta di un tavolo di filiera con tutte le parti coinvolte, dai sementieri ai consumatori. Si è avuto un riscontro in merito?

In merito alla proposta da parte di ITALMOPA, principale associazione molitoria, di riunire tutta la filiera per programmare il futuro nazionale e la salvaguardia del frumento made in Italy, non si ha ancora alcun riscontro. Senza la presa di posizione del Governo si può fare ben poco. Noi molini ci stiamo attivando per incentivare i sementieri a produrre più grano, ma a costi che prevedano l’incertezza del raccolto, dovuto ai cambiamenti climatici; mah difficilmente si può capovolgere il trend in ribasso di seminativo degli ultimi anni. 

Da più parti s’invocano misure di ampio respiro per rilanciare e valorizzare la filiera di frumento tenero nazionale che costituisce un fiore all’occhiello della nostra tradizione agroalimentare…  È fattibile? La produzione di frumento nazionale potrebbe soddisfare la costante richiesta dell’industria pastaia sia in termini quantitativi e qualitativi?

Certo che si potrebbe rilanciare. Servono sforzi da parte del Ministero dell’Agricoltura che incentivino la semina di frumento e soprattutto tutelino gli agricoltori dai prezzi a ribasso per eventi climatici avversi. Poi occorre formazione, informative sui corretti tempi di semina, le alternanze dei raccolti ecc… Per motivi di natura economica, negli ultimi anni, gli ettari di grano sono decresciuti per far spazio a nuove coltivazioni di olivo e vite, tutto a discapito della nostra produzione regionale che continua a diminuire. La politica deve prendere atto che l’agricoltura e la cerealicoltura non possono sostenersi con redditi così bassi.  Occorre stimolare un aumento delle produzioni italiane, ora più che mai è diventato necessario. L’Italia è la “pasta maker” per eccellenza mondiale, soddisfa oltre il 60% della produzione di pasta mondiale. Per ovvietà numerica, la quantità di grano nazionale non è sufficiente a soddisfare tale richiesta, quindi l’industria seleziona qualità di grano con caratteristiche ideali e conformi allo sviluppo del prodotto finale.  

L’industria molitoria italiana dipende dal prodotto estero sia nel caso del frumento tenero che nel caso di frumento duro (per ragioni di natura organizzativa e competitiva), la mancanza negli ultimi mesi di materia prima quali effetti sta generando nei processi produttivi? E sui consumi?

Attualmente il maggior produttore di grano duro mondiale è il Canada che, per accordi commerciali europei, inonda i nostri mercati e copre le carenze nazionali per la produzione di semola e pasta. Mentre il maggior produttore, quello storico di grano tenero, è la Russia che garantisce la produzione di pane e pizza.  A causa della situazione contingente nel comparto molitorio, la produzione è a rilento e sicuramente più oculata in previsione di una scarsità di frumento per la prossima primavera… Un evento storico che non lascia presagire miglioramenti fino ai prossimi raccolti.

L’aumento indiscriminato delle materie prime, in questo caso di frumento tenero e duro, viene attribuito al crollo delle produzioni canadesi, ma anche all’incremento dei costi di packaging, energetici e di trasporto. Poi c’è chi denuncia una speculazione post pandemia a più livelli. Intanto per Natale si preannunciano rincari notevoli di pasta e pane. Come il consumatore può tutelarsi? 

Finora, le scorte esistenti hanno calmierato bruschi aumenti delle farine. Ma in questa specifica situazione l’industria di prima e seconda trasformazione non potrà assorbire da sola i rincari di materia prima, gestionali ed energetici. Ci saranno inasprimenti su tutta la filiera e l’impatto ricadrà inevitabilmente sui consumatori; trattandosi di prodotti di prima necessità come pane e pasta difficilmente potrà privarsene. Un mio consiglio? Ritornate a panificare in casa! 

  A cura di Paola Dileo

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