Intervista al vicepresidente nazionale della Copagri Tommaso Battista

A cosa attribuite la mancanza di manodopera in agricoltura e quanto incide il reddito di cittadinanza?

Non abbiamo dati concreti per quantificare l’incidenza del reddito di cittadinanza relativamente alla richiesta di manodopera, possiamo tuttavia affermare che orientativamente sulla base delle esperienze che gli agricoltori vivono sul campo, e sui dati pubblicati a livello nazionale dagli enti a ciò preposti, la carenza di personale in agricoltura è dovuto per un buon 30% al RdC. I motivi possono essere molteplici: considerare il lavoro agricolo eccessivamente pesante o impegnativo o anche solo ritenere di non essere sufficientemente interessati o qualificati a svolgerlo.

Quali sono le vostre proposte per migliorare questo strumento?

A nostro avviso, bisognerebbe innanzitutto migliorare i controlli sull’effettiva ricerca del lavoro da parte dei percettori e sulle reali accettazioni delle offerte di lavoro congrue. Sarebbe inoltre necessario estendere l’incentivo economico alle imprese che assumono i percettori di RdC anche per le assunzioni con contratto a tempo determinato di durata annuale e per i rapporti di lavoro di carattere stagionale. 

Come migliorare il lavoro agricolo?

Nel mondo agricolo, esiste un generale consenso sul fatto che la stagionalità del lavoro agricolo comporti una domanda di lavoratori estremamente variabile e si concentri in specifici periodo dell’anno nei quali si registrano picchi elevati di richiesta con un preavviso spesso molto breve (è anche questo uno dei fattori che favoriscono la diffusione del caporalato, cioè la capacità dei “caporali” di reperire rapidamente, e con costi estremamente contenuti, la manodopera temporanea necessaria alle diverse lavorazioni agricole). Occorre, quindi, individuare misure per sottrarre all’informalità, che agevola il ricorso a pratiche di sfruttamento, le assunzioni dei lavoratori agricoli creando un canale legale rapido ed efficace per far incontrare domanda e offerta di manodopera, quale una piattaforma pubblica da noi richiesta più volte.

Si tratta, del resto, di un problema ben noto al legislatore, che, con la legge n. 199 del 2016, ha previsto la possibilità che alla Rete del lavoro agricolo di qualità (nata con l’obiettivo di garantire una sorta di certificazione di qualità o etica, afferente al non utilizzo di lavoro nero per le imprese) aderiscano, attraverso la stipula di apposite convenzioni, anche i centri per l’impiego, gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura, le agenzie per il lavoro di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 276/2003, nonché gli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 150/2015.

Un elemento decisivo per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro è rappresentato dalla condivisione delle banche dati in possesso dei diversi operatori pubblici, con particolare riferimento all’INAIL, all’INPS, all’INL, all’AGEA e all’Agenzia delle entrate. In tale ambito, è stato senz’altro significativo il fatto di acquisire dati ed elementi informativi relativi ai calendari delle diverse colture sul territorio nazionale e alle conseguenti esigenze di manodopera per le lavorazioni previste, in modo da poter meglio pianificare l’offerta di lavoro, gestendo i picchi di domanda in specifici periodi dell’anno. Una maggiore definizione ex ante dei fabbisogni potrebbe altresì consentire una migliore programmazione dei flussi di ingresso di lavoratori extracomunitari, anche al fine di contrastare in radice la formazione di bacini di lavori più facilmente esposti allo sfruttamento. 

Per altro verso, occorre migliorare il funzionamento del sistema delle politiche attive del lavoro, promuovendo lo sviluppo della capacità, da parte dei centri per l’impiego e degli altri soggetti abilitati, di offrire servizi adeguati alle specificità del settore agricolo.

In questo ambito risulta strategico il rafforzamento delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, alle quali la legge n. 199 del 2016 ha attribuito, tra l’altro, il compito di promuovere modalità sperimentali di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro, in stretta collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) e con la Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, al fine di garantire una modulazione a livello territoriale dei servizi all’impiego. 

Richiamandoci alle esperienze maturate in diverse realtà territoriali, sottolineiamo l’utilità di ricorrere a liste di prenotazione in cui i lavoratori, anche di carattere stagionale, possono iscriversi assicurando la disponibilità a essere reclutati dalle aziende interessate, con effetti positivi sulla tracciabilità dei rapporti che determinano l’instaurazione dei rapporti di lavoro. 

Parimenti, vanno incentivate le iniziative già messe in atto da alcune regioni italiane, sullo sviluppo di specifiche app per favorire l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro nel settore agricolo. 

Nel corso del 2020 l’ANPAL, sviluppando e riadattando una app della Regione Lazio, ha rilasciato una specifica applicazione, denominata “restoincampo”, disponibile in cinque lingue e integrata con il sistema DOL (Domanda e offerta di lavoro), accessibile anche agli operatori dei centri per l’impiego e a tutti i soggetti accreditati all’intermediazione del mercato del lavoro, inclusi gli enti bilaterali dell’agricoltura se iscritti all’albo di ANPAL. In questo senso, riteniamo che siano maturi i tempi per l’introduzione di una piattaforma pubblica efficace per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura, cosa che come Copagri abbiamo ripetutamente ed esplicitamente richiesto.

Quale ruolo attribuite agli enti bilaterali per l’intermediazione della manodopera?

Riteniamo opportuno assicurare una piena valorizzazione degli enti bilaterali del settore agricolo e migliorare il dialogo tra gli enti bilaterali, INPS, INAIL e gli altri attori interessati al fine di una maggiore fruibilità e condivisione dei dati a disposizione per conferire maggiore competitività al sistema produttivo.

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