Il valore nutrizionale dell’uva da tavola

La prima edizione della fiera internazionale LUV ha ospitato un importante convegno dedicato alle proprietà nutrizionali e alle nuove frontiere della ricerca sull’uva da tavola. L’evento ha visto la partecipazione di esperti del settore che hanno delineato il futuro di questo importante comparto dell’agricoltura italiana.
Il valore nutrizionale dell’uva da tavola
La professoressa Filomena Corbo, del dipartimento di farmacia dell’Università degli Studi di Bari, ha aperto i lavori con un’approfondita analisi delle proprietà nutraceutiche dell’uva da tavola. Nel suo intervento, “Uva, cultura alimentare e salute: l’utilizzo della composizione degli alimenti per valorizzare l’uva da tavola”, ha evidenziato come l’elevata presenza di polifenoli conferisca all’uva significative proprietà antiossidanti. Particolare attenzione è stata dedicata al resveratrolo, un integratore naturale presente sia nell’uva da tavola che da vino. La docente ha inoltre sottolineato l’importanza del riutilizzo delle vinacce, evidenziando il potenziale di questi sottoprodotti sia per il loro contenuto di antiossidanti sia per le loro proprietà conservative. La professoressa ha concluso annunciando la prossima fiera Cibari, dedicata al cibo salutare, che si concentrerà sulle esigenze nutrizionali di neonati, donne in gravidanza e over 60.
L’innovazione varietale: i progetti italiani
La tavola rotonda successiva ha messo in luce l’eccellenza della ricerca italiana nel campo del miglioramento genetico dell’uva da tavola. Il presidente del CREA di Turi, Riccardo Velasco, ha presentato gli ambiziosi obiettivi del consorzio Nuvaut: lo sviluppo di 100 nuove varietà nei prossimi anni. Di queste, 19 hanno già superato i rigorosi test DUS (Distinguibilità, Uniformità, Stabilità), mentre altre 17 sono pronte per la valutazione. “Oggi possiamo parlare con orgoglio di uve italiane create in Puglia”, ha sottolineato Velasco, “garantendo una maggiore adattabilità alle condizioni agronomiche locali”.
L’Italian Variety Club (IVC), presentato dal dottor Costantino Pirolo, rappresenta un’eccellenza nella collaborazione tra mondo produttivo e ricerca. Il network, che unisce 20 aziende agricole, l’Università di Bari attraverso la spin-off Sinagri, e il CRSFA Basile Caramia di Locorotondo, ha attivato collaborazioni con diverse università, tra cui quella di Catania. Dal 2016, il programma ha prodotto risultati significativi: diverse varietà in fase di registrazione, 15 in valutazione e circa 280 selezioni avanzate. Particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo di varietà con caratteristiche organolettiche distintive, come il sapore Moscato, fragolino ed eucaliptolo, con un focus specifico sulle uve seedless, sempre più richieste dal mercato internazionale.
Il gruppo Grape&Grape, rappresentato dal dottor Antonio Mastropirro in collaborazione con il dottor Stefano Somma, ha presentato un approccio innovativo focalizzato su caratteristiche agronomiche specifiche: dalla produttività alla resistenza agli stress idrici, dall’uniformità del grappolo alla shelf life. Il programma, che coinvolge 9 aziende (7 operatori commerciali e 2 tecnici), ha già portato alla brevettazione di 5 cultivar, coltivate su quasi 500 ettari. L’obiettivo dichiarato è sviluppare varietà per mercati di nicchia che garantiscano risultati economicamente soddisfacenti agli agricoltori.
La ricerca siciliana: il progetto Sicily Grape
Il professor Gaetano di Stefano dell’Università di Catania ha illustrato i risultati del programma Sicily Grape, nato nel 2010 come spin-off universitaria Agriunitech. La ricerca si è concentrata sullo sviluppo di genotipi adatti al territorio siciliano, superando i limiti delle varietà estere. Tra i risultati più significativi, la scoperta di un marker molecolare per l’apirenia parziale e di un gene indicatore del colore dell’uva. Le ricerche in corso si stanno concentrando sull’identificazione di nuovi marker molecolari per caratterizzare il volatiloma, l’insieme dei composti volatili delle diverse cultivar. Il gruppo ha scelto di specializzarsi nelle varietà precoci, sfruttando al meglio le peculiarità del clima siciliano.
La tavola rotonda si è conclusa con un panel test che ha permesso ai partecipanti di degustare le nuove varietà presentate, offrendo un’esperienza diretta delle diverse caratteristiche organolettiche sviluppate dai programmi di ricerca italiani.