In agricoltura piove sempre sul bagnato
Cercavamo grazia ed abbiamo avuto giustizia. Per le nostre produzioni speravamo nell’arrivo delle piogge, ma è arrivata la grandine e, anche questa volta, la frittata è fatta. Purtroppo dopo l’ennesimo weekend nero siamo alla conta dei danni ed è partita la rincorsa ai numeri. Sulle cifre non mi esprimo perché mi chiedo quanto possano essere attendibili stime elaborate in poche ore. Ma come un macigno pesano sul cuore le frasi di alcuni miei colleghi che in chat asserivano di aver perso tutto. Ahimè, questa è la realtà. Voci di dolore giungono dai florovivaistici nell’areale di Terlizzi, dagli olivicoltori sia del Foggiano che del barese e nord barese. Mentre i vitivinicoltori sono costretti a saltare il 2023 come in una mano di poker, sperando che il Buon Dio che dà la carte sia clemente con chi arriverà all’anno prossimo. Quest’anno è stato l’anno della siccità. Quest’anno è stato l’anno delle precipitazioni abbondanti. Quest’anno è stato l’anno dell’alluvione in Emilia Romagna. Quest’anno è stato l’anno del caldo torrido. Tutte di fila queste frasi qualche decennio fa avrebbero fatto bollare come folle chiunque le avesse pronunciate. Invece oggi è la drammatica realtà per chi produce (e non ha prodotto) grano, ciliegie, pere, miele, pomodori e vino (aspettando le stime sull’olio). Tuttavia ad essere minacciata non è solo l’agricoltura tricolore, bensì quella mondiale.
Bayer nei giorni scorsi ha presentato i risultati di un sondaggio condotto su 800 piccoli e grandi agricoltori provenienti da Australia, Brasile, Cina, Germania, India, Kenya, Ucraina e Stati Uniti.
Il 90% di loro ha vissuto gli impatti del cambiamento climatico, il 70% ha subìto gli effetti del caldo e della siccità , mentre il 73% soffre di più parassiti e malattie. Inoltre, il 76% degli intervistati è preoccupato per l’impatto che i cambiamenti climatici avranno in futuro, soprattutto in Kenya e India.
In media, gli agricoltori stimano che il loro reddito sia stato tagliato del 15,7% a causa dei cambiamenti climatici negli ultimi due anni , percentuale che sale al 25% per un produttore su sei.
Lo studio della Bayer evidenzia che, insieme al clima, le sfide economiche saranno la principale priorità per gli agricoltori nei prossimi tre anni, soprattutto a causa del prezzo elevato dei fertilizzanti dopo l’invasione russa dell’Ucraina e del costo dell’energia.
Le perdite riflesse nell’indagine sono un esempio della “minaccia” che il cambiamento climatico rappresenta per la sicurezza alimentare globale, ha affermato il presidente della divisione Crop Science della Bayer, Rodrigo Santos, che ha sottolineato l’importanza di realizzare un’agricoltura rigenerativa.
In una tavola rotonda con gli agricoltori, il presidente dell’Associazione argentina del mais e del sorgo (Maizar), Pedro Vigneau, ha assicurato che gli ultimi eventi meteorologici estremi avvenuti nel suo paese, in particolare la più grande siccità degli ultimi 60 anni, hanno dimezzato i raccolti della sua azienda, dove coltiva mais e soia. Vigneau ha chiesto più innovazione e tecnologia per aumentare la produttività agricola, comprese nuove tecniche di editing genetico.
Né altre parti del mondo sono esenti dal cambiamento climatico, come la Germania , dove il produttore Marcus Holtkoetter ha lamentato che quest’anno hanno avuto “un inverno molto brutto” che ha impedito loro di fertilizzare i campi e, dopo diversi episodi di tempo inclemente, hanno dovuto trasferire la loro produzione di grano e colza agli impianti di biogas “perché non erano utili per l’alimentazione”.
Il produttore nigeriano di banane e altri alimenti di base Patience Koku ha affermato che in Africa molti non possono permettersi l’uso dei fertilizzanti a causa del loro prezzo elevato , a cui si aggiungono altre difficoltà come la mancanza di meccanizzazione.
L’agricoltore americano Scott Henry, che attualmente coltiva mais e soia, sostiene che dal 2020 si sono verificate perdite per un milione di dollari a causa di eventi meteorologici estremi.
Di fronte alla maggiore volatilità e variabilità del clima , Henry ha precisato che ogni anno si sperimentano sul mercato nuove soluzioni a seconda del loro costo, il che significa prendere decisioni in momenti molto diversi.
Secondo Bayer, oltre l’80% dei produttori intervistati sta adottando o prevede di adottare misure per ridurre i gas serra.
Nello specifico si punta sulle coperture vegetative (nel 43% dei casi), sull’uso di energie rinnovabili o biocarburanti (37%) e su nuove sementi per ridurre l’uso di fertilizzanti o pesticidi (33%).
Secondo l’indagine, circa la metà dei produttori ritiene che l’accesso a sementi migliorate possa aiutarli ad affrontare il cambiamento climatico , così come la tecnologia per la protezione delle colture, oltre ad altre opzioni come il miglioramento dell’uso del territorio e la diversificazione delle colture.