Importazioni selvagge: danneggiati 2 volte (come produttori e consumatori)
Come tutelarci? Oggi siamo attaccati dalle importazioni selvagge sia come consumatori che come produttori. Ormai le uva da tavola turche sono quotate allo stesso prezzo di quelle italiane mentre la filiera olivicola tunisina sta toccando vette, in termini di volume di affari, impensabili fino a poco tempo fa (nel primo mese di campagna 2022/2023 la Tunisia ha esportato il 42% dell’olio in più rispetto all’anno precedente per un valore che è salito del 100,8% in un anno). La concorrenza si è fatta agguerrita e, in alcuni casi, riesce a leggere meglio (ed in anticipo) le dinamiche di mercato. Ma c’è un ma! Siamo sicuri che tutti i prodotti che giungono in Italia e, più in generale in Europa, rispettino gli standard di qualità, per non dire se siano conformi o no alla catalogazione stessa (leggasi olio evo). E poi c’è un punto interrogativo grande come una casa sulla salubrità degli stessi, come vi raccontiamo in questo numero con i report dalla RASFF, ovvero del Sistema di allerta per alimenti e mangimi: durante tutto il 2022 ha ricevuto un totale di 578 allarmi per la presenza di pesticidi in frutta e verdura che sono arrivati nei paesi membri dell’Unione Europea.
Partiamo da qui, partiamo da questi numeri. Partiamo dal fatto che in Germania hanno scoperto in laboratorio che sul 92% di campioni di melagrana estera ci siano tracce di pesticidi. Partiamo dal fatto che i paesi che esportano più biologico in Europa sono Ecuador, Repubblica Domenicana, India, Perù, Ucraina, Turchia, Cina, Regno Unito, Colombia, Messico mentre cala la quota di biologico italiana 100% certificata e garantita. L’importante è che si parta con una riflessione seria, priva di ideologie, ma anche di orpelli propagandistici. Abbiamo un problema: siamo in competizione con paesi che producono senza dover rispettare disciplinari e norme che occupano in Italia diversi tomi, ma che al contempo invadono letteralmente le tavole europee con prezzi sleali (oggi lo possiamo dire perchè c’è una legge).
Ed io proprio di questa legge vorrei parlare.
Le pratiche sleali sono anche queste che ci danneggiano due volte, visto che una parte sempre più larga di popolazione sceglie soprattutto in base al prezzo con l’inflazione al 12%. Cosa fare? Non è solo una questione di flussi di merce in entrata da sottoporre a controlli. Serve una riflessione più profonda ispirata da un’idea semplice semplice: se vuoi importare nel nostro paese devi rispettare le norme vigenti per i nostri produttori. E’ utopia? Forse! E visti gli accadimenti giudiziari degli ultimi tempi molti paesi africani (e non solo) sono disposti a tutti pur di difendere le proprie ragioni di stato, cercando di influenzare con le buone o le cattive le politiche europee. Dunque, coscienti degli enormi interessi in campo che vanno a foraggiare lobbies più o meno legittime, non ci resta che domandarci: vista tutta l’attenzione della Commissione sulla salute dei cittadini, di questo non ci si deve preoccupare? Non ci dobbiamo preoccupare se i succhi di melagrana europei vengono fatti con prodotti con tracce plurime di pesticidi? No! Ci dobbiamo preoccupare di equiparare il vino alle sigarette come se bere un bicchiere di vino a pasto sia come fumare due sigarette al giorno. Ma il fraintendimento non è questione di visione, come sempre dietro ci sono equilibri geopolitici da rispettare… o da rivedere.
A cura di Donato Fanelli editore Foglie TV
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