Il vino artigianale nella ristorazione: una nicchia tutta da scoprire.

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Vinitaly è costantemente attento ai trend di mercato più attuali. Da anni la grande italiana fiera del vino e dei distillati dedica spazio al vino non convenzionale, dando voce ad una nicchia importante. Per questo, in collaborazione l’Associazione Vi.Te. Vignaioli e Territori, abbiamo tenuto un interessante webinar su un tema attualissimo che merita tutta la nostra attenzione: il ruolo del sommelier nella comunicazione del vino artigianale , una tipologia di prodotto-nicchia non convenzionale, tutta da scoprire, di cui vale la pena innamorarsi.

L’Associazione Vi.Te. è attiva da anni sul fronte della corretta comunicazione e promozione del vino artigianale, perché consapevole del fatto che il consumatore è sempre più alla ricerca di nuove esperienze di gusto, e al contempo il mercato è aperto a proposte nuove. In questo panorama, il compito di diffusione conoscenza e consapevolezza del prodotto è del prodotto sommelier, figura in evoluzione, divulgatore puntuale e riferimento per un prodotto che necessita di comprendere tipologie di prodotto non convenzionale a cui aderire.

Gilda Musetti, Vignaiola nella cantina ligure Il Torchio e membro del direttivo Vi.Te. e Gabriele da Prato, vignaiolo toscano e Presidente dell’associazione, hanno introdotto e condotto un dialogo interessante e appassionato con Matteo Circella, presso la cantina gestore BiB Gourmand Guida Michelin La Brinca di Ne, nei pressi di Genova, che si è conquistata con sforzo e passione il premio Premio Michelin Sommelier 2021 offerto dal Consorzio Brunello di Montalcino.

Un vivace confronto tra amici, produttori, colleghi. Matteo è giovane, colmo di passione per il suo complesso lavoro di oste e sommelier. Le sue parole sono dettate dall’esperienza, ma in gran parte vengono dirette dal cuore. Matteo sa che comunicare un prodotto non standardizzabile a pubblici diversi è tutt’altro che facile.

Cosa si intende per artigianalità del vino e come si comunica?

“Il vignaiolo è terra, qualità del lavoro in vigna. Una passione e un divertimento. Per si intende un mondo del vino legato all’identità che racconta un lavoro, un’idea, il lato umano della produzione artigianale del vino che non è solo un prodotto finito. Comunicare un vino artigianale significa farlo proprio, dimenticandosi di recitare a memoria in “giacca e cravatta” la scheda tecnica delle caratteristiche organolettiche. La comunicazione snellita da tecnicismi crea una chimica racconto con il consumatore e il vino si presta perfettamente a questo obiettivo perché è un fatto di idee e di persone, non racchiuso in voti in centesimi. Il sommelier è prima di tutto uno psicologo. Deve comprendere cosa sta chiedendo il cliente e soprattutto essere chiaro attraverso una comunicazione alleggerita da etichette come naturale, torbido, macerato. La chiarezza arriva solo quando sappiamo cosa stiamo proponendo al cliente. Con questo approccio si può uscire dalla nicchia e ampliare il pubblico. Per questo, è importantissimo andare a trovare il produttore, “rubare” aneddoti da raccontare al cliente. Sono racconti di sudore e determinazione, narrazioni di uno stesso terroir che dà risultati diversi ogni anno”.

È naturale chiedersi quali siano le opportunità e le sfide legate al vino artigianale . Secondo l’opinione di Gilda Musetti, la sfida più ardua è guadagnarsi la credibilità. “Siamo nati sotto il segno di un protocollo, poi ci siamo staccati per intraprendere un percorso meno convenzionale. È stato necessario crearsi una nuova personalità e avere il coraggio di portarla avanti. Quando abbiamo iniziato molto giovani in un territorio in cui questo approccio non era ancora conosciuto. Ora, grazie a professionisti autorevoli, questo scoglio è stato superato con conquista. Infine, è importante il confronto tra vignaioli perché non seguiamo un protocollo d’indirizzo o una scuola particolare e lo scambio di idee è importante. Anche la tecnologia aiuta nella comunicazione tra colleghi”.

Centrali i quesiti di Gabriele da Prato: “Quali sono stati i cambiamenti nella ristorazione e il suo rapporto con i vini artigianali? Qual è l’approccio conseguente al cambiamento di pensiero?”

“La mediaticità ha giocato a favore e le persone si sono avvicinate al mondo enogastronomico, pur non facendone parte”, ha risposto Matteo Circella. “Ciò che oggi fa la differenza è il dettaglio, l’uscita dagli schemi standardizzati. Anche una ricetta classica può essere comunicata in modo unico e peculiare, per differenziarsi e guadagnarsi la fiducia del cliente”

In sostanza, ciò che ci vuole trasmettere Matteo è l’idea che il sommelier detiene il nobilissimo ruolo di anello di congiunzione tra il vignaiolo, la sua fatica e il cliente che si esce di felice e soddisfatto dall’esperienza enogastronomica.

Entrata in scena di Saša Radikon(titolare della Cantina friulana Radikon, in una terra di confine tra il Collio e la Slovenia), sul tema del confronto tra comunicazione di vini convenzionali e artigianali. Non essendo queste tipologie confrontabili, il vignaiolo friulano propone di fare leva sulla digeribilità. “La salubrità del vino artigianale è un dato oggettivo, sarà anche la salubrità della bocca a anche il percorso dei soggetti preferito. Un vino artigianale si sposa meglio con il cibo perché non appesantisce la digestione. Sul mercato incide perché più approcci è diger e più si consuma”

In chiusura, Gilda Musetti affronta l’importante tema delle differenze generazionali , per comprendere se ci sono simili approcci differenti al vino artigianale legati alle differenze anagrafiche .

“I giovani”, dice Matteo, “hanno vissuto un cambiamento dei gusti anche in zone di periferia, e sono alla ricerca di prodotti più vicini alle proprie esigenze, che siano soprattutto portatori di storie nuove e appassionanti, perché si tratta di generazioni di consumatori staccate dal gusto classico e con un approccio meno univoco di quello che noi appartiene alla loro età. Allo stesso tempo, non si può forzare un consumatore di età più matura a provare il nuovo senza un percorso che li abitui gradualmente.

Riassumendo quanto ci vuole trasmettere Matteo Circella, la buona comunicazione del vino artigianale è composta dai seguenti ingredienti:

1.Preparazione del sommelier
2.Evitare di imporre il proprio gusto al cliente e accompagnarlo alla scelta migliore
3.Basare il racconto sull’emozione, senza l’ausilio di ricercatori tecnici. Praticamente, un incontro intorno a un tavolo tra produttore, ristoratore e consumatore.

Tutto questo richiede tempo, ma un vero oste sa che la cura del cliente è un investimento che fa la differenza. Grazie a questo approccio, mangiare e bere non saranno più condivisioni meri atti di nutrimento fuori casa, ma costituiranno delle esperienze di bellezza e di bellezza, un incontro etico ed estetico con i propri clienti. Per riassumere questa filosofia in un claim: “clienti migliori per osti migliori”.

Fonte: Vinitaly Plus