Lo sviluppo delle piante, in tutte le sue varie fasi (crescita, fioritura, fruttificazione, formazione e caduta delle foglie), è regolato dall’integrazione di stimoli esogeni (luce, temperatura, disponibilità idrica) ed endogeni. Tra questi ultimi, rivestono particolare importanza gli ormoni vegetali.

Il Servizio fitosanitario nazionale si rinnova e si potenzia

Il 2 febbraio 2021 è stato adottato e pubblicato un nuovo decreto legislativo sulle norme per la protezione delle piante dagli organismi nocivi: che cosa prevede?

Un nuovo decreto legislativo sta cambiando l’intera struttura del Servizio fitosanitario nazionale. Un vero e proprio riordino normativo a cui nei prossimi mesi seguiranno altre azioni per garantire la piena applicazione entro l’autunno 2021.

Le modifiche introdotte sono numerose e hanno tutte l’obiettivo comune di rendere il Servizio fitosanitario nazionale sufficientemente adeguato a proteggere l’agricoltura futura dall’introduzione di organismi nocivi.

Alcuni aspetti del nuovo decreto sono stati approfonditi all’evento online del 25 marzo 2021, organizzato dall’Aipp, Associazione italiana per la protezione delle piante. L’incontro è stato patrocinato dalla Società di ortofrutticoltura italiana (Soi), dalla Società italiana di nematologia (Sin), dall’Associazione nazionale ispettori fitosanitari (Anif), dall’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) e dell’Associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra).

Sono intervenuti Bruno Caio Faraglia del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), Mariangela Ciampitti del Servizio fitosanitario Regione Lombardia e Luigi Catalano del Centro interprofessionale per le attività vivaistiche (Civi Italia). Gli interventi sono stati moderati da Ivano Valmori, direttore responsabile di AgroNotizie.

La nuova normativa fitosanitaria

Il 2 febbraio 2021 è stato adottato e pubblicato il decreto legislativo n.19 “Norme per la protezione delle piante dagli organismi nocivi”, testo normativo che in 13 capi e 59 articoli trasforma la struttura del Servizio fitosanitario nazionale. A quale scopo? Migliorarlo e renderlo più efficace contro le nuove introduzioni, i focolai e le emergenze fitosanitarie.

La struttura del Servizio fitosanitario nazionale è ora suddivisa in: Sistema fitosanitario centrale, Comitato fitosanitario nazionale, Servizi fitosanitari regionali e Istituto di riferimento Crea-dc.

La struttura del Servizio fitosanitario nazionale
La struttura del Servizio fitosanitario nazionale

Il Comitato fitosanitario nazionale rappresenta l’organo decisionale del sistema. Ciò vuol dire che una decisione del Comitato diventa vincolante per tutti e si esprime tramite ordinanze dirette del direttore del Servizio fitosanitario centrale. Al Comitato possono dare un contributo scientifico il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), le Società scientifiche che operano nell’ambito del settore della difesa delle piante e le Università.

L’Istituto nazionale di riferimento della protezione delle piante è stato identificato nel Crea difesa e certificazione e avrà il compito di supportare da un punto di vista tecnico e scientifico tutte le attività del Servizio fitosanitario nazionale.

Il personale tecnico del Servizio fitosanitario nazionale è costituito dall’Ispettore fitosanitario, dall’Agente fitosanitario e dall’Assistente fitosanitario. Queste figure sono inserite all’interno di due ulteriori figure rappresentative, quella del responsabile fitosanitario e quella del certificatore.

Il Servizio fitosanitario nazionale si occuperà di:

  • controlli all’import;
  • monitoraggio permanente del territorio;
  • sorveglianza delle produzioni;
  • gestione delle emergenze fitosanitarie;
  • certificazioni in export;
  • supporto scientifico;
  • audit;
  • formazione del personale;
  • barriere fitosanitarie;
  • comunicazione e supporto diagnostico.

Il controllo all’import dell’introduzione di nuovi organismi nocivi, con il nuovo decreto legislativo, ha subito una sostanziale trasformazione. Innanzitutto, i punti di entrata, che fino a metà dell’anno scorso in Italia erano 51, sono stati ridotti a 33. Sono stati quindi meglio strutturati allo scopo di migliorare anche il tipo di gestione nei singoli punti di entrata e in tutti i luoghi e le strutture di controllo. Questi infatti godranno di:

  • un aumento nel numero di ispettori e agenti;
  • un sistema di audit che evidenzierà criticità e possibilità di correzione;
  • un manuale nazionale delle procedure di controllo/corsi di formazione nazionali;
  • un aggiornamento permanete degli ispettori e degli agenti con corsi che saranno oggetto di un piano nazionale di formazione.

La seconda attività più importante del Servizio fitosanitario nazionale è rappresentata dal monitoraggio permanente del territorio. È stato deciso un piano di indagine annuale a carico del Servizio fitosanitario nazionale che coinvolgerà tutti i soggetti interessati che operano sul territorio, come società scientifiche, centri di ricerca, università e carabinieri forestali. L’obiettivo: integrare ogni informazione per costruire una rete di difesa delle piante.

La gestione delle emergenze fitosanitarie è un’altra attività fondamentale che il Servizio fitosanitario nazionale deve svolgere. La normativa ha dato l’obbligo di definire un piano di emergenza per ogni organismo nocivo prioritario. Questo piano definirà in maniera specifica le linee di azione, i ruoli, le responsabilità, le strutture, le procedure e le fonti finanziarie per gli eventuali programmi di eradicazione.

L’intervento sarà così organizzato. Il Sistema fitosanitario regionale ha il compito di definire subito le prime misure necessarie e delimitare la zona coinvolta. Sottoporrà una bozza di intervento al Sistema fitosanitario centrale che a sua volta si occuperà di approvare il piano d’azione, modificandolo nel caso in cui sia necessario. Al Comitato fitosanitario nazionale spetta il compito di definire il livello di rilevanza dell’organismo. In presenza di un organismo particolarmente dannoso il Comitato richiede l’intervento del Segretariato generale per le emergenze. Questa nuova struttura è data dall’insieme di più gruppi di lavoro tecnico scientifici che interverranno per ogni emergenza in maniera specifica.

La gestione delle emergenze fitosanitarie è un’altra attività fondamentale che il Servizio fitosanitario nazionale deve svolgere

Ecco il cuore del cambiamento: la creazione di una struttura capace di un intervento predefinito allo scopo di gestire a livello nazionale le emergenze territoriali, un approccio ambizioso ma necessario. Il Segretariato rappresenta un vero e proprio raccordo tecnico operativo tra il Comitato fitosanitario nazionale e le unità territoriali di emergenza fitosanitaria.

Il ruolo dell’Ispettore fitosanitario

Come descritto in precedenza, il personale tecnico del Servizio fitosanitario nazionale è costituito dall’Ispettore fitosanitario, dall’Agente fitosanitario e dall’Assistente fitosanitario.

L’Ispettore fitosanitario è un dipendente della pubblica amministrazione tecnicamente e professionalmente qualificato con specifica formazione. Prescrive tutte le misure ufficiali ritenute necessarie, eleva le sanzioni e possiede la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria.

L’Agente fitosanitario è un tecnico professionalmente qualificato che adempie ad ogni attività ufficiale relativa alla protezione delle piante ed è riconosciuto come agente di polizia giudiziaria. Può però solo proporre l’applicazione di una misura fitosanitaria e di una sanzione.

L’Assistente fitosanitario è un tecnico, professionalmente qualificato che adempie ad ogni attività ufficiale relativa alla protezione delle piante ad eccezione della prescrizione di misure ufficiali e del rilascio di certificati fitosanitari e delle sanzioni.

Queste figure sono rappresentate dal responsabile fitosanitario e dal certificatore. Il primo è una persona fisica designata a svolgere controlli ufficiali e altre attività ufficiali. Il certificatore è qualsiasi funzionario appartenente ad un’autorità competente, autorizzato a firmare certificati ufficiali; è esclusivamente l’Ispettore fitosanitario. Al contrario, il responsabile può essere sia l’Ispettore che l’Agente.
Cosa fa nel concreto l’Ispettore fitosanitario?

  • Controlli ufficiali su organismi nocivi, piante, prodotti vegetali e altri oggetti nonché su operatori professionali e altre persone soggette a tali norme. Sono considerati controlli ufficiali i controlli all’import, i controlli alla circolazione, i controlli sugli Operatori professionali registrati Ruop, i controlli su operatori autorizzati per apporre il marchio in base alle norme Ispm 15 su imballaggi in legno e altri attestati diversi dal marchio;
  • Altre attività ufficiali che permettono di accertare la presenza di organismi nocivi per le piante (sorveglianza), prevenire o contenere la loro diffusione (misure fitosanitarie), eradicarli (misure fitosanitarie), rilasciare autorizzazioni o approvazioni e rilasciare certificati ufficiali o attestati ufficiali (certificati export e di pre export).

A esempio, le attività di sorveglianza (effettuate per valutare la presenza di specifici insetti, virus, gasteropodi, batteri, funghi, fitoplasmi e nematodi) comprendono controlli nelle colture, nei boschi e in città. In Lombardia, gli ispettori si avvalgono di numerosi strumenti sia classici (retini, trappole, attrattivi) che innovativi: software, web application, tree climbers per le ispezioni in quota e cani detti detection dogs.

Ma quali sono le opportunità lavorative per un agronomo che vuole lavorare come ispettore? Riportiamo l’esempio della Lombardia: l’anno scorso è partito un concorso, sono stati scelti 20 agronomi che dopo un anno di formazione e affiancamento hanno ricevuto la tessera da ispettore. Il percorso perciò prevede la partecipazione a bandi regionali.

Le autorità territoriali competenti attingono i soldi da un fondo istituito per la protezione delle piante che ha come dotazione attuale 3 milioni e 500mila euro l’anno. Un ulteriore novità del decreto legislativo è l’ampliamento del parco ispettori, agenti, personale di laboratorio e amministrativi che passa da circa 400 unità a 1800 unità di personale.

Le novità del settore vivaistico fruttifero

Il Civi Italia, consorzio nazionale tra associazioni vivaistiche ed unioni dei produttori, svolge un ruolo attivo nell’ambito dei programmi di qualificazione/certificazione delle produzioni vivaistiche, collaborando attivamente con i Sistemi fitosanitari regionali attraverso proprie dotazioni strutturali, screen house e laboratori ufficialmente riconosciuti dal Mipaaf.

Il consorzio è stato riconosciuto nel 2020 come soggetto gestore di una nuova certificazione di processo e di prodotto. Qualità vivaistica Italia (Qvi) è un nuovo marchio registrato per il livello volontario nazionale. I materiali vivaistici, piante e materiale di propagazione, devono rispettare tutte le direttive comunitarie; i disciplinari di produzione per questa certificazione prevedono l’identificazione di diversi punti critici di processo, più organismi nocivi controllati rispetto alla certificazione europea e maggior numero di controlli sulle produzioni. Una certificazione aperta a tutti, nuova e importante garanzia per il materiale di propagazione.

È vero che ogni aggiornamento normativo rappresenta, per le imprese vivaistiche, maggiori investimenti per gli adeguamenti amministrativi e tecnici richiesti. Il Civi Italia non sembra però preoccupato, al contrario spinge verso una maggiore collaborazione e supporto alle autorità ministeriali ed ai Servizi fitosanitari regionali nello spirito di rafforzare l’intero sistema nazionale e renderlo più competitivo a livello internazionale.

Interventi

La nuova normativa fitosanitaria
Bruno Caio Faraglia – ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali

L’ispettore fitosanitario in campo
Mariangela Ciampitti – Servizio fitosanitario Regione Lombardia

Impatto della nuova normativa sul vivaismo
Luigi Catalano – Civi Italia

Fonte: AIPP Associazione Italiana Protezione Piante

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